La Banca asiatica di investimenti e infrastrutture (Aiib) è uno dei tre assi con cui la Cina compete con le grandi istituzioni finanziarie internazionali dominate dai governi occidentali. Gli altri due sono costituiti dalla Via della seta, il vasto progetto varato a marzo del 2013 e che ha sancito l’alleanza con la Russia, e la Banca dello sviluppo, ideata dal blocco Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Nell’ultimo vertice (il VI) realizzato a Fortaleza, in Brasile, tra il 14 e il 16 luglio del 2014, i cinque – un’alleanza che racchiude il 40% della popolazione, il 26% della superficie terrestre, il 27% della produzione e il 21% del Pil mondiale – hanno riaffermato l’impegno per il diritto internazionale, il multilateralismo politico, lo sviluppo economico, l’equità sociale, la crescita sostenibile e la tutela dell’ambiente. In materia economica, si è definito il quadro di nuovi meccanismi di cooperazione finanziaria per ridurre l’impatto delle fluttuazioni del dollaro e il ricatto dei finanziamenti esterni in situazioni di criticità politiche non gradite ai grandi finanziatori.

Un accordo per la creazione di un Fondo di contingenza di riserva (Cra) e una nuova Banca per lo sviluppo hanno fissato il quadro per una nuova architettura finanziaria nella quale ampliare il peso dei paesi del sud nelle decisioni globali. Con un capitale iniziale di 50 miliardi di dollari, il Cra presterà assistenza di fronte a crisi finanziarie ed economiche. La presenza al vertice della presidente argentina Cristina Kirchner, che ha denunciato il ricatto dei fondi avvoltoio, ha dato l’idea dell’ampiezza economico-politica della nuova istituzione. Con un capitale di 100 miliardi di dollari, accettato da tutti i paesi membri, la Banca dei Brics ha espresso l’intenzione di «mobilitare risorse per progetti di infrastruttura e di sviluppo sostenibile dei Brics e di altre economie emergenti in via di sviluppo». Il compito principale della nuova banca, che in vent’anni prevede di stanziare prestiti per 350 miliardi di dollari – cifra che supererebbe i fondi disponibili della Banca mondiale -, è quello di finanziare le economie periferiche. E il suo funzionamento rompe altresì con la forma verticistica dell’Fmi e della Banca mondiale, giacché il potere di voto è uguale per ogni membro, e la possibilità di adesione si estende anche a paesi che fanno parte dell’Onu (i membri fondatori conservano però il 55% delle azioni della Banca Brics). Il parlamento russo ha già approvato le decisioni di Fortaleza.

Di fatto, la Cina funziona già da tempo come grande erogatore di prestiti e finanziamenti in America latina. Con il Venezuela di Nicolas Maduro, che custodisce le prime riserve di petrolio certificate al mondo, da anni sono attivi progetti bilaterali sottoscritti su base paritaria. Il governo venezuelano e la petrolifera di stato, Pdvsa , hanno stabilito con la Cina prestiti per 56 miliardi di dollari, in diversi scaglioni. Parte della cifra – 45 miliardi di dollari – in forma di finanziamenti accordati per alimentare il Fondo congiunto cino-venezuelano e il Fondo di Gran volumen y Largo Plazo, meccanismi che finanziano progetti in diverse aree del paese.
Durante il VI vertice, Maduro ha proposto un’alleanza tra la Banca del Sud – la cui carta fondativa venne sottoscritta nel dicembre del 2007 da Argentina, Bolivia, Brasile, Ecuador, Paraguay, Uruguay e Venezuela – e quella dei Brics: affinché entrambe appoggino in maniera congiunta il finanziamento della regione latinoamericana. Il presidente venezuelano ha però sottolineato che la possibilità di costruire meccanismi di cooperazione finanziaria alternativi al progetto «imperiale sostenuto da Washington su scala planetaria» deve superare il campo dell’accumulazione capitalista per realizzare nuove relazioni nord-sud in tutte le dimensioni: a partire dall’autodeterminazione dei popoli e dalla sovranità nazionale.

Un tema al centro delle relazioni politiche ed economiche attive nell’Alleanza bolivariana per i popoli delle Americhe, basate sulla complementarietà, sulla compensazione e il mutuo rispetto. Ieri, l’Alba ha tenuto un vertice straordinario a Caracas, per rigettare il decreto di Obama che considera il Venezuela «una minaccia straordinaria» alla sua sicurezza e che ha aperto la strada a un blocco economico: nel solco di quello già fallito con Cuba.