Nel provare a descrivere Gianluigi Ricuperati, al di là del semplice dato informativo – si tratta di uno scrittore contemporaneo – si potrebbe parafrasare quello che un critico cinematografico italiano diceva del cinema di un autore americano, cioè che alla fine sia uno che provi a fare «letteratura da pugile», seguendo un ritmo dove tutto si poggia sul colpo, cioè l’intuizione, e da qui l’uno-due, cioè una sequenza di avanzamenti e realizzazioni: uno attivo su diversi fronti, autore di reportage, saggi, romanzi, così come di iniziative culturali interdisciplinari, incluse quelle in corso da direttore di Domus Academy (Milano) e con le istituzioni con cui collabora – al centro di molte di queste iniziative c’è poi una interrogazione sul senso della narrazione oggi.

L’ultima sua operazione si chiama 100 Global Minds, un libro – in inglese – che raccoglie cento ritratti con le informazioni necessarie di quelle che il curatore del libro definisce appunto «menti globali» del nostro tempo. L’elenco è variegato e il lettore italiano, accanto a quelli più noti, troverà molti nomi probabilmente sconosciuti o poco conosciuti al grande pubblico, tra cui possiamo per esempio citare la graphic designer olandese Irma Boom (l’Irma Boom Office è uno degli studi più importanti), oppure l’artista belga di base in Svezia Carsten Höller (all’ultima Biennale Arte di Venezia e ora con un bel libro collegato alla sua presenza lì, Fara Fara – A Film Not Made, Humboldt Books la casa editrice), oppure l’indiano Vilayanur Subraman Ramachandran, tra le massime autorità nelle neuroscienze (honorary fellow al Royal College of Physicians di Londra). Come detto, l’elenco è vario e la scelta basata su determinati parametri: «Ho chiesto ad alcuni ex studenti, under 25, appassionati di arte e cultura, potenziali protagonisti ma non ancora legati da rapporti professionali con possibili membri di questa lista, di indicare cento nomi assolutamente rilevanti che da qualsiasi latitudine e in qualsiasi modalità declinassero il senso di ’cosa significa essere cross-disciplinari’. Ho raccolto le proposte, e ho fatto delle scelte basate su una certa equanime distribuzione di genere, di origine, di provenienza disciplinare, di linguaggio. E infine ho chiesto al professor Francesco Vaccarino, matematico che lavora per Institute for Scientific Innovation e insegna al Politecnico di Torino, di aiutarmi nella scelta definitiva progettando un algoritmo che fosse in grado di rilevare quante volte, nella rete, un nome è citato in un ambiente diverso dal suo. Il meccanismo ha funzionato, anche se ha eliminato alcuni nomi di assoluta qualità che vorrei tenere come lumi permamenti in qualunque impresa intellettuale. Abbiamo deciso di mostrare il ’quoziente di cross-disciplinarietà’ a lato di ciascuno dei nomi scelti, ben consapevoli del fatto che una delle caratteristiche di questa nuova attitudine alla produzione di conoscenza è una certa riottosità rispetto alle computazioni».

Ora, un ragionamento costruttivo che si può fare in merito al libro dovrebbe senza dubbio evitare l’approccio critico più immediato che, come tutto ciò che è basato su scelte, può mettere d’accordo e in disaccordo allo stesso tempo – della serie: perché un Giorgio Agamben sì e un Jean-Luc Nancy no? E Tizio invece di Caio? E via via, fino a supporre – a torto o a ragione – che il curatore si sia fatto una propria personale Wikipedia di amici o, magari, abbia celebrato determinate figure per entrare nelle grazie di quest’ultime.

Più giusto e interessante – appunto – sarebbe tirare le somme e delineare quanto sembra offrire in termini «teorici» la pubblicazione e perciò, indirettamente, il suo curatore, ovvero: quale possa essere il modello di intellettuale reale per il presente e ideale per il futuro – intellettuale e non pensatore, il termine ci pare più appropriato nella sua neutralità descrittiva. I parametri scelti per la selezione delle menti giocoforza riflettono le attività e gli interessi della mente dietro al progetto: 100 Global Minds e Gianluigi Ricuperati sembrano dirci come l’intellettuale oggi non possa che agire attraversando diversi campi del sapere, altrimenti non sarà. Inoltre – altro dettaglio importante – l’insistere nella prefazione sulla combinazione tra una certa tradizione della interdisciplinarietà e la congiunzione tra conoscenza e velocità (il riferimento al Black Mountain College statunitense; la legenda relativa all’accellerazione attraverso cui, a tappe, si può fruire del libro) non possono che introdurre al tema della visione come anticipazione di futuro: la «mente globale» prevede, vede meglio e (forse) provvede.

Cosa sarebbe perciò l’intellettuale se non colui o colei in grado di orientarci nel presente e condurci verso il futuro? Visionari per professione, probabilmente. Qualcosa che ritorna, dopo secoli di oblio. Ma con la consapevolezza, scientifica e contemporanea, di prestare attenzione all’infinitesimale, al dettaglio: qualcosa che viene restituito da Ricuperati in come ritrae le cento menti, evidenziandone certi tratti salienti. In fondo, come fosse un miniaturista per vocazione. Ma a questo punto verrebbe da chiedere allo stesso curatore: e la politica? Che rapporto c’è tra questo modello di intellettuale e la politica oggi?