Un Boeing della Malaysia Airlines, partito da Amsterdam e destinato ad arrivare a Kuala Lumpur, è stato abbattuto sul confine tra Russia e Ucraina. Tra le uniche certezze, nel momento in cui scriviamo, c’è la morte di tutti i passeggeri e il personale a bordo, 295 persone.

Sulle cause e le responsabilità dell’abbattimento è in corso uno scontro feroce tra Kiev, Mosca e i ribelli filorussi. Stando alle prime ricostruzioni il velivolo viaggiava nei pressi di Torez, vicino al confine russo dell’Ucraina, quando è stato centrato da un missile. La prima domanda è stata la seguente: chi tra Kiev e i ribelli ha questa tecnologia?

La risposta è: entrambi. Sia l’esercito ucraino, sia i ribelli filorussi, avrebbero in dotazione la piattaforma lanciamissili Buk, capace di centrare anche un volo di linea, che tiene rotte al di sopra dei 10mila metri. Secondo una fonte esperta di armamenti, consultata dal manifesto, le prime foto del relitto potrebbero confermare l’ipotesi che a far cadere l’aereo possa essere stato un missile.

Il sistema Buk permetterebbe di decidere da terra il bersaglio e se utilizzato da persone sufficientemente addestrate è in grado di abbattere anche velivoli commerciali. Kiev ha accusato fin da subito i ribelli dell’est ucraino dell’abbattimento. Da mesi in Ucraina è in corso una vera e propria guerra, a seguito di quello che Mosca considera il colpo di Stato di Majdan, quando venne cacciato l’ex presidente Yanukovich, le cui conseguenze furono l’annessione della Crimea alla Federazione russa e l’inizio del conflitto con i separatisti dell’est del paese che non si sono mai riconosciuti nel nuovo governo di Kiev. Per quanto riguarda il Boeing caduto, Mosca ha specificato di non essere coinvolta in alcun modo (nell’immediato è stata accusata di avere fornito i ribelli con il Buk), mentre i filorussi hanno accusato Kiev. Le domande, attualmente senza risposta, sono tante.

La prima è se può essere stato davvero un errore clamoroso commesso dai filorussi, che nei giorni scorsi avevano già abbattuto un jet ucraino (Kiev ha accusato di questo evento Mosca, che ha sdegnosamente negato la propria responsabilità). In più, poco prima della notizia dell’abbattimento del Boeing malese, uno dei generali delle milizie separatiste avrebbe annunciato sul proprio profilo Facebook di avere colpito un jet cargo ucraino. Ad ora di ufficiale non c’è nulla.

A giugno Kiev aveva denunciato il furto di un Buk, una tecnologia creata dai russi, ad opera dei «separatisti». Non a caso ieri sera Poroshenko, il presidente ucraino, ha accusato i ribelli di un «atto terroristico». In risposta, Alexandre Borodai, l’autoproclamato premier della Repubblica Popolare di Donetsk, ha invece accusato Kiev dell’abbattimento. A bordo dell’aereo pare ci fossero 23 americani, mentre la Farnesina ha attivato l’unità di crisi per capire se a bordo ci fossero anche italiani. E mentre Air France e Lufthansa hanno sospeso i voli sull’Ucraina, la Malaysia Airlines ha comunicato di aver perso i contatti con il volo Mh17 alle 14:15 (le 16:15 in Italia) a circa 50 chilometri dal confine tra Russia e Ucraina.

Il Boeing 777 era decollato da Amsterdam poco dopo la mezzanotte ed era diretto a Kuala Lumpur. A rendere ancora più beffardo questo tragico evento, il fatto che nel marzo scorso un altro volo della compagnia malese era scomparso; allora il velivolo Mh370 aveva fatto perdere le proprie tracce, finendo misteriosamente nel nulla, dato che a distanza di mesi i resti dell’aereo non sono ancora stati trovati. Anche all’epoca, tra le varie ipotesi si era parlato di un possibile abbattimento, ma tutto è rimasto nell’alveo delle «possibilità». In questo caso i resti del Boeing ci sono, così come sembrerebbe confermato da fonti sia russe, sia ucraine, l’abbattimento.

Unica voce fuori dal coro quella malese del ministro della Difesa, secondo il quale – come ha scritto su Twitter – non ci sarebbero conferme «che il Boeing 777 della Malaysian Airlines sia stato abbattuto in Ucraina». Restano da capire i responsabili e le ragioni. Potrebbe anche trattarsi di un errore, per quanto il sistema missilistico Buk preveda la possibilità di decidere cosa e quando colpire, da terra.