Il concentrato di salite pareva alla vigilia disegnato apposta per non dare respiro al presunto malconcio Doumulin. Quintana e Nibali ci provano ad approfittare della tavola imbandita, ma va a finire che alle scintille vere si arriva dopo il traguardo, non prima. Si va più forte all’inizio che alla fine, con il gruppo spremuto dai gregari della Movistar e della Bahrein Merida per isolare la maglia rosa. Missione compiuta, perché sul Gardena l’olandese è già da solo. Mancano ancora più di cinquanta chilometri a Ortisei, Quintana dà fuoco alle micce, Doumulin non risponde e allora anche Nibali ci prova. La tattica combinata, dirà poi il siciliano, era «perfetta» (addirittura); figlia, sembra, di una congiura ordita nottetempo. Ma i cacciatori hanno le polveri bagnate, la preda rientra facile e quello che poteva diventare, a prima vista, un deguello, si risolve in poco più di un minuetto, a cui i denti aguzzi delle Dolomiti assistono impassibili. La carovana procede di lì in poi senza sussulti fino all’ultima salita, quando sono le truppe di rincalzo, Pinot e Pozzovivo, ad approfittare del marcamento tra i primi della generale per mettersi all’inseguimento dei fuggitivi della prima ora. Doumulin sollecita a quel punto l’aiuto dei due congiurati, i quali, neppure troppo gentilmente, declinano.
«Sarebbe bello se perdessero il podio, ha la forza di chiosare la maglia rosa a fine tappa, continuano a focalizzarsi su di me, si sono alleati ma alla fine hanno perso un minuto da Pinot».

«Vuole che lo portiamo in carrozza fino a Milano, e che gli stringiamo pure la mano», risponde Nibali. Che Doumulin non faccia lo spavaldo: «è stato fortunato, stia attento lui a non finire giù dal podio». Ma dove cominci la spavalderia della farfalla e finisca la remissione dei suoi cacciatori non è proprio semplice capirlo, e la memoria torna all’altro giorno sullo Stelvio, quando forse non si armò il retino al punto giusto.

Nel frattempo, più avanti, si svolgeva un’altra vicenda, quella di chi si accapigliava per la tappa. Il duello era un premio, per quanto ambito, di consolazione, tra i due delusi Landa e Van Garderen, accreditati alla vigilia per battagliare con i grandi e presto respinti dalla strada. La firma sul traguardo la mette Van Garderen, con Landa ancora battuto in una volata che è l’esatta fotocopia di quella persa a Bormio.

Oggi altro arrivo in salita. Rimane da scoprire se l’orgoglio ferito dei congiurati si trasformerà in benzina, che oggi è persa scarseggiare.