Per Annamaria Cancellieri si tratta di tranquillo week end di attesa. Un fine settimana passato in famiglia aspettando di capire cosa succederà martedì sera, quando il Pd riunirà i suoi deputati per decidere che fare con la mozione di sfiducia presentata dal M5S contro di lei e in discussione il giorno dopo a Montecitorio. Ecco, il futuro del ministro della Giustizia è appeso a quella riunione. La Guardasigilli lo sa bene e per questo, nonostante le garanzie politiche e istituzionali chieste e ottenute per la seconda volta in dieci giorni dal premier Letta e dal presidente Napolitano, sa che la bufera scatenata dai suoi rapporti con la famiglia Ligresti e da quell’intreccio di telefonate intercorse tra lei, suo marito Sebastiano Peluso, Nino Ligresti e Gabriella Fragni per il momento si è solo attenuata, ma non è passata. Ed è per questo che ai suoi collaboratori continua a ripetere di essere sempre pronta a fare un passo indietro, se il clima di fiducia che chiede intorno alla sua persona non dovesse esserci più.
Una possibilità, quella delle dimissioni, che la crisi del Pdl rende paradossalmente meno pericolosa per il governo, al punto che nei giorni scorsi si era perfino ventilato il nome del vicepresidente del Csm Michele Vietti come possibile sostituto in via Arenula. Ipotesi messa da parte dopo la lettera aperta con cui Cancellieri è tornata a difendersi e la presa di posizione di Colle e palazzo Chigi.
Salvo precipitazioni dell’ultimo minuto, tutto è dunque rimandato a martedì. L’appuntamento per i deputati democratici è per la sera e per l’ennesima volta il partito ci arriverà diviso al suo interno. Il responsabile Giustizia Danilo Leva ha già detto di volersi attenere alle decisioni di Letta, mentre tutti e quattro i candidati alla segreteria hanno chiesto alla Guardasigilli di fare un passo indietro e dimettersi. Che se non è proprio una proclamazione di sfiducia, ci manca poco. «Non è in discussione la correttezza del ministro Cancellieri», ha voluto precisare ieri Gianni Cuperlo: «Quel che ho posto è un problema di opportunità politica: se esistono tutte le ragioni di serenità per adempiere appieno a una funzione particolarmente delicata come è quella del Guardasigilli».
Tutti gli occhi, però, sono puntati ovviamente su Matteo Renzi. Oggi il sindaco riunisce i suoi a Firenze proprio per mettere a punto il che fare in vista di martedì. Che aria tira tra i fedelissimi del rottamatore si è già capito. «Come si fa a dire che chi chiede chiarezza vuole colpire il governo? La posizione del ministro è sempre meno sostenibile», ha twittato venerdì Paolo Gentiloni, mentre ieri Debora Serracchiani, presidente del Friuli, ha avvertito il premier:« Su questa questione così delicata Letta non può prescindere da un confronto con il partito».
La questione rischia però di essere più complicata anche per Renzi. «Matteo non vuole fare la parte di quello sempre pronto a far cadere il governo», spiega uno dei suoi uomini più vicini. «Per questo è probabile che chiederemo a Epifani di assumersi lui la responsabilità di prendere una decisione alla quale potremmo adeguarci. In questo modo avremo comunque espresso la nostra presa di distanza dalla Cancellieri». Ma anche dato ragione a chi, come Bersani e D’Alema, ha in pratica accusato Renzi di cercare facile consensi cavalcando le vicissitudini del ministro.
Intanto il M5S ha gioco facile nel provocare il sindaco di Firenze chiedendogli ad avere un comportamento conseguente alle sue parole: «Renzi in Tv ha detto che Cancellieri si sarebbe dovuti dimettere: se ha 150, 200 parlamentari come dice dice di avere, consigli vivamente loro di votare mercoledì la mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 stelle», ha detto il deputato Alessandro Di Battista.