Il garante per la privacy Antonello Soro ha multato Facebook per un milione di euro per gli illeciti compiuti nel l caso Cambridge Analytica, la società che ha avuto accesso ai dati di 87 milioni di utenti della piattaforma digitale di Mark Zuckerberg tramite un’applicazione per test psicologici e li ha usati per tentare di influenzare le elezioni presidenziali americane del 2016. La sanzione, in base al vecchio codice della privacy, segue un provvedimento del garante del gennaio scorso quando era stato vietato a Facebook di a trattare i dati degli utenti italiani.

«Avremmo dovuto indagare di più nel 2015 sulle segnalazioni ricevute su Cambridge Analytica – ha replicato un portavoce di Facebook – Tuttavia, le prove mostrano che nessun dato di utente italiano è stato condiviso con la società. Siamo fortemente impegnati nel proteggere la privacy. Esamineremo con attenzione la decisione e continueremo a lavorare con loro per fare chiarezza».

Il garante ha accertato che 57 italiani avevano scaricato l’app «This is your digital life» attraverso la funzione «Facebook login». Si trattava di un’applicazione straordinariamente potente al punto che, grazie alla funzione di condivisione dei dati degli «amici», ha acquisito i dati di altri 214.077 senza che questi l’avessero mai scaricata, né fossero stati mai informati della cessione dei loro dati o avessero espresso il consenso a questa cessione. Per il garante ciò rivela che la comunicazione da parte di Facebook su questa possibilità contenuta nell’applicazione non rientra nella normativa sulla privacy. Sembra comunque che i dati non siano stati trasmessi a Cambridge Analytica. A Facebook il garante aveva contestato nel marzo di quest’anno le violazioni. Facebook si era avvalsa della possibilità di estinguere il procedimento pagando 52 mila euro.

Visto che però le violazioni contestate sono state commesse su una banca dati di enormi dimensioni – una possibilità che non contempla il pagamento di una multa ridotta – ieri il garante ha deciso di applicare anche la sanzione da un milione. La somma ricavata dal calcolo del numero di utenti mondiali e italiani della società, della vastità del database e delle floride condizioni economiche di Facebook.

La multa «è praticamente ridicola, di sicuro non in grado di scongiurare rischi futuri», per Daniele Pesco (M5S), presidente della commissione Bilancio del Senato. «In pratica il garante per la privacy ha inflitto a Facebook una multa pari ad appena lo 0,0052% dell’ultimo utile messo a segno. Semplicemente ridicolo, per un colosso del web che ha volumi superiori a quelli di uno Stato».

«Ha ragione il senatore Pesco – replica il Garante Antonello Soro – dovrebbe sapere che su violazioni verificatesi precedentemente al 25 maggio 2018 si applicano le leggi preesistenti e non il regolamento europeo sulla protezione dei dati (Gdpr). E tuttavia non saranno solo le sanzioni pesanti a cambiare il regime della rete: occorrerà una più generale consapevolezza dei diritti delle persone da parte dei big tech, dei governi e degli utenti. Nell’attesa – conclude – sarebbe auspicabile che i senatori leggessero almeno un comunicato stampa per intero».

La sanzione è «un’ottima notizia», per Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, che vede «accolte le tesi dell’esposto» presentato dall’associazione.