Alla fine Thyssen Krupp ha ritirato le procedure per il licenziamento di 550 operai dell’Ast di Terni, bloccando al tempo stesso la disdetta del contratto integrativo per i 2.500 addetti dello stabilimento. Ma l’accordo firmato al Mise alle sette del mattino, dopo più di 14 ore di discussioni, è a tempo. Poco tempo: appena un mese per chiudere la trattativa, che per giunta conserva nelle sue fondamenta il piano non-industriale varato a luglio dalla multinazionale. “L’accordo – fa sapere Thyssen Krupp – stabilisce che la base di tutte le successive trattative sarà il piano industriale di Ast, e il suo obiettivo di riduzione dei costi da 100 milioni di euro”.

La vertenza resta in salita. E l’atteggiamento della multinazionale non aiuta certo a riportare ottimismo fra i lavoratori di Acciai Speciali Terni. “E’ stato un confronto difficile – sintetizza Salvatore Barone della Cgil – e che ha visto momenti di forte drammatizzazione: ancora alle cinque del mattino la Thyssen Krupp, rappresentata da due dirigenti del gruppo tedesco e dall’ad di Ast, Lucia Morselli, dichiarava l’indisponibilità alla firma del testo dell’accordo presentato dal governo”. Un testo che aveva come principale, sostanzialmente unico, obiettivo il ritiro delle procedure di mobilità: “La mediazione del governo – certifica al riguardo il ministro Federica Guidi – è riuscita ad evitare che atti unilaterali compromettessero il futuro di una presenza industriale, essenziale non solo per la regione Umbria ma per tutto il territorio nazionale”.

Anche i particolari, come l’arrivo a sorpresa di due dirigenti tedeschi al tavolo ministeriale, quasi a controllare l’operato dell’ad Morselli, fanno capire che la tregua può rompersi in qualsiasi momento. “Thyssen Krupp riteneva non necessario – racconta Marco Bentivogli della Fim – ritirare la procedura di mobilità”. Il passo avanti, secondo il dirigente dei metalmeccanici Cisl, è dato dalla possibilità di avviare una discussione di merito: “La mediazione raggiunta assicura la possibilità di avvio da lunedì 8 di una trattativa vera su tutti gli aspetti del piano industriale, e che preveda profonde revisioni. Pur considerando il piano presentato una base di partenza della discussione”. Ma proprio su questo punto la multinazionale insiste: “La direzione della società ha presentato il 17 luglio un piano industriale che prevede tagli in tutte le aree – operativa, strutturale, vendite e personale – da 100 milioni di euro l’anno. Materials Services ancora è convinta che la ristrutturazione della società sia essenziale per garantire ad Ast un futuro a lungo termine”.

Al di là delle parole di Thyssen Krupp, fra i lavoratori Ast – e non solo – si è fatta strada la convinzione che la strategia sia un’altra. Quella di tagliare senza pietà per abbellire i conti, e poi vendere uno stabilimento le cui produzioni ad alto valore aggiunto (acciaio inox, titanio e altri profilati speciali) sono in concorrenza con quelle di altri siti industriali tedeschi della multinazionale. Non per caso, dopo essere stata in visita allo stabilimento, Sel avverte: “La buona notizia del ritiro delle procedure di mobilità non cancella le nostre preoccupazioni. Il piano industriale presenta elementi di pesante ristrutturazione, più che di rilancio dei processi produttivi”. Mentre la Cgil chiama il governo all’azione e non solo alla mediazione: “Ora si tratta di dare un futuro credibile al sito di Terni, attraverso interventi di politica industriale, di innovazione e sul costo dell’energia che sono mancati in questi anni”.

Di tempo però ce n’è pochissimo: “Nel caso in cui la trattativa non conduca ad una comune attuazione delle misure – avverte Thyssen Krupp – Ast avvierà il 5 ottobre una nuova procedura di mobilità”. L’ennesimo cazzotto in faccia agli operai che hanno atteso tutta la notte, sul marciapiede di via Molise, notizie dal vertice ministeriale. E che di fronte alle telecamere del Tg3 sintetizzano perfettamente la situazione: “Non ci fidiamo di Thyssen Krupp, come le altre multinazionali sfruttano, e quando non hanno più bisogno se ne vanno”.