È la nomina istituzionale che chiude davvero l’epoca di Angela Merkel e apre le porte all’era di Olaf Scholz. Ieri il cancelliere socialdemocratico ha scelto il nuovo governatore della Bundesbank in sostituzione del falco Jens Weidmann dimessosi il 20 ottobre per incompatibilità con l’alleanza Semaforo. Una mossa tutta politica fondamentale per governare la transizione economica prevista dal patto di coalizione con due obiettivi: assicurare la stabilità dei prezzi e contenere l’inflazione che in Germania continua a galoppare. Sono gli imperativi categorici che Scholz ha affidato a Joachim Nagel, 55 anni, esperto di politica monetaria con 17 anni passati alla BuBa prima di diventare responsabile della Cooperazione e sviluppo del «Kreditanstalt für Wiederaufbau», equivalente della Cassa depositi e prestiti.

Figura qualificata autorevole quanto basta a rappresentare con forza Berlino nell’Eurotower di Francoforte ma soprattutto uomo fedele al cancelliere con in tasca la tessera della Spd. Ciò nonostante Nagel è frutto di una scelta di compromesso: «socialdemocratico votato alla stabilità dei prezzi» compatibile con i Verdi quanto con i liberali che lo riconoscono come «ordoliberista» attento agli equilibri dell’Eurozona. Non è un caso se il ministro delle Finanze, Christian Lindner, leader di Fdp, ha tenuto a sottolineare le sue critiche all’attuale programma di acquisto titoli della Bce ricordando che «Nagel sarà il garante della continuità della Bundesbank».

In ogni caso la consegna di Scholz è chiara e netta: il nuovo capo della BuBa dovrà costruire fin da subito rapporti distesi con la Bce, al contrario del predecessore nominato da Merkel (era il suo consigliere economico) in perenne lite prima con Mario Draghi e poi con Christine Lagarde. Adattabilità e pragmatismo al posto della rigidità ideologica che Weidmann ha difeso con il coltello fra i denti negli ultimi dieci anni, è il diktat a Nagel del governo Semaforo che non può più permettersi che la BuBa resti isolata nel Consiglio direttivo della Bce come ai tempi della GroKo. «Tuttavia anche con Nagel la Bundesbank è destinata a rimanere in minoranza: i governatori centrali degli altri Paesi Ue continueranno a supportare i propri ministri delle Finanze in maggioranza favorevoli a una politica monetaria più lasca» come riassume Joerg Krämer, capo economista della Commerzbank.

Comunque la posizione della Bundesbank nell’Eurotower si preannuncia meno inflessibile e più orientata alla politica espansiva chiesta dagli Stati del Sud, anche se non si tradurrà nel via libera automatico a bazooka finanziari come il «Whatever it takes» di Draghi.
Di fatto, per i prossimi mesi il compito principale di Nagel si limiterà a far capire a Scholz, Lindner e al ministro dell’Economia Robert Habeck se l’attuale iperinflazione è un effetto temporaneo della pandemia o un problema strutturale. Anzitutto da questo dipenderà il nuovo corso della BuBa.