E nel mentre nelle librerie si è riversata una montagna di semi, di foglie, di cortecce, di pigne e fronde. Sopravvivremo a tanta grazia?

TRA GLI INNUMEREVOLI CLONI, alcuni segni sono sinceramente graziosi. Uno di questi è In un seme, opera di Beti Piotto (parole) e Gioia Marchegiani (illustrazioni), collana PiNO, ovvero Piccoli Naturalisti Osservatori di quella fucina di fantasie che è Topipittori a Milano. Grosso formato, un libro che assomiglia più ad un quaderno, con ampi spazi che porterebbero credo chi ne fa uso anche all’ipotesi di poterci scrivere dentro. In copertina un frutto appassito di alchechengi, quelle deliziose lanterne che col passare del tempo si forano, lasciando intravedere il frutto, una ciliegia o drupa dal vivo color arancia. Ti viene subito voglia di assaggiarla! Come le more, i lamponi o le fragole, quando le vedi belle rosse e gonfie sotto il sole estivo.

MA «IN UN SEME» NON E’ TANTO un invito alimentare, seppur se ne possa anche trarre eventuale beneficio, ma un prestare e posare costantemente attenzione nelle manifestazioni morfologiche che la natura che ci circonda offre agli sguardi meno disattenti. La ratio che il lettore andrà svelando procedendo nella lettura riguarda il modo che le piante e gli alberi hanno trovato di proliferare, dalle felci alle rampicanti, dalle fruttifere alle acquatiche, dalle conifere alle piante esotiche impollinati da colibrì, chirotteri e lepidotteri. E così seguiamo il polline nel suo viaggio dal cuore o meglio dal ventre dei fiori fino alle estroflessioni (spiritrombe) delle farfalle, incontriamo lemuri, topolini di roccia, gechi, zuccheriere del Capo, palme del viaggiatore, protee, gelsomini della Virginia.

NEL CAPITOLO «LE CASE dei semi» possiamo dedicarci allo studio dei dettagli di una castagna, del suo spinosissimo involucro – non so quante migliaia di aghetti hanno nel corso dei decenni perforato queste dita che ora ticchetaccano sui tasti del computer – o di una castagna matta o d’India, una bella ghianda gonfia e tondeggiante di una quercia rossa americana, le capsule eleganti di una damigella scapigliata, i pissidi della catalpa e quelli degli eucalipti, il frutto a spoletta di una brachychiton, come se ne trovano nei giardini delle ville storiche di Palermo, Sanremo e altre località marine.

C’E’ QUELL’ERBA CHE si avvita da sola, in una spettacolare e silenziosa danza circolare, da dervisci rotanti, che è l’erba medica orbicolare, il frutto dei fiori di magnolia, che in autunno mostra tutte quelle ferite rosso corallo, e ancora l’invitante capsula apicale del papavero, un piccolo tendone da circo chiuso che non aspetta altro di trovare modo di conquistarsi la luce. Quelle curiose strutture circolari, coniche, del fior di loto, legnose, costellate di buchi quasi che fossero dei diffusori musicali di Madre Natura. Non poteva mancare un capitolo dal titolo Il viaggio dei semi, studio delle diverse soluzioni che la dea Flora ha escogitato per consentire ai semi di poter prendere il volo e allontanarsi il più possibile dalla stabilità secolare degli alberi.

E COSI’ VEDIAMO QUELLE veline quasi trasparenti che caratterizzano e astucciano i semi della betulla, degli aceri (le famose samare o disamare, a forma di elica), il cetriolo di Giava, i tigli che precipitano sulle nostre teste nei viali di tante città a fine maggio, quando l’aria si addolcisce del loro intenso profumo, alle prime promesse dell’estate incipiente. L’immancabile soffione o dente di leone, che tanto ci ha divertito da bambini, quando li cercavamo nei campi, quantomeno per noi bambini cresciuti in pianura, i cui fiori gialli, le polente del diavolo, sono gourmet per i criceti nelle loro gabbie. I semi esplosivi e autunnali del glicine, o quelli dell’acetosella, del cocomero asinino.

MA POSSIAMO ANCHE ammirare la nascita dal fiore al frutto maturo di una meravigliosa melograna, di cui la tradizione ebraica promette che il numero dei semi sarebbe eguale al numero delle prescrizioni, 613, presenti nella Torah, il libro sacro. O pazientare sulle sfumature di colore del piumaggio di certi uccelli, il crociere, il ciuffolotto che ama le bacche del sorbo degli uccellatori, albero montato e appenninico che si riconosce nel mese di settembre. Non mancano i giochi: come costruire una bomba di seme? Lo si capisce a pagina 26. Come giocare coi semi che ogni pigna può custodire? Lo si impara a pagina 27.

E ANCORA: COME CONFEZIONARE bustine di semi? Pagina 28. Come realizzare una banca dei semi? Pagina 48. Diverse sono le proposte per un laboratorio domestico che può impegnare le ore e le curiosità dei più giovani ma non soltanto. Insomma la natura ci diverte tantissimo, e al contempo ci educa, ci ispira, e ci consente di tornare ogni volta bambini.