La proposta è addirittura di bloccare Firenze, la città di Matteo Renzi, con «una manifestazione nazionale di più giorni, per aumentare disagi e disservizi». Rischiando anche grosso: «Che ci denuncino tutti». L’idea è venuta al Siulp, sindacato di polizia, ma la tensione tra le forze dell’ordine è ancora altissima dopo l’annuncio dello sciopero di giovedì e la replica non certo conciliante di Renzi («Non accetterò ricatti»).

E che agenti e militari siano decisi a non mollare l’osso, lo testimonia una nota del Cocer – l’associazione (non possono fare un sindacato) dei carabinieri – che smentendo alcune voci secondo cui non avrebbe partecipato alle proteste, ha invece ribadito e sottolineato di essere anzi «promotore dell’iniziativa». Non si era mai vista un’alzata di cresta così decisa dell’Arma, “nei secoli fedele”.

Dall’altro lato, il governo si muove per scongiurare una protesta che potrebbe sconfinare nel caos. Si pensi alla sicurezza negli stadi, o alle manifestazioni: luoghi dove le forze di polizia non sono certo amate, e che hanno visto anche gravi episodi di abusi nei confronti di cittadini spesso inermi. Ieri in serata il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha sentito la titolare della Difesa, Roberta Pinotti: con tutto l’esecutivo, stanno lavorando alla «ricerca di una soluzione» (parole di Roberta Pinotti).

Intanto il premier Renzi si è fatto sentire dal Galles, dove si trovava per il vertice Nato: «I toni inaccettabili fanno venire meno la volontà di trovare intese e fanno male a chi pattuglia le strade – ha detto il presidente del consiglio – Se pensano di discutere con i ricatti con uno sciopero proclamato anche da sigle non costituzionalmente autorizzate sbagliano interlocutore».

Insomma al governo non sono andati giù i toni usati dalle forze dell’ordine, e soprattutto il fatto che abbiano anche solo potuto ipotizzare di fare sciopero: la legge glielo vieta, e come si mette se i tutori della legge annunciano che la violeranno?

Di toni eccessivi ha parlato anche il ministro Alfano, riconoscendo però che le richieste, nei contenuti, sono legittime: «Sono legittime le richieste dei sindacati di Polizia» sullo sblocco dei tetti salariali, «ma i toni e modi usati ieri (l’altroieri per chi legge, ndr) sono stati eccessivi. Sono convinto comunque che ci sono le condizioni per affrontare con serenità il problema e risolverlo».

«Agli operatori di polizia – ha proseguito Alfano – è riconosciuta la specificità e noi lavoreremo perché sia assicurata nei mesi prossimi». «Stiamo lavorando non per il rinnovo del contratto, che non è stato richiesto, ma per eliminare i blocchi salariali e speriamo che questo sforzo non venga complicato dai toni eccessivi del comunicato di ieri».

Stessi concetti li ha espressi la ministra Pinotti: «Il governo, pur non accettando i toni e le parole fuori luogo usati dagli organi di rappresentanza militare e di polizia, ritiene prioritario l’impegno alla ricerca di una soluzione che riconosca la specificità e il valore di chi ogni giorno assicura la difesa e la sicurezza degli italiani».

I due ministri hanno insomma fatto capire, con il termine «specificità», che il governo sta lavorando per sminare il campo dalla protesta delle forze dell’ordine, cercando i soldi solo per loro: divincolandole così da tutto il resto degli statali, con una deroga speciale. Una sorta di nuovo «lodo Alfano».

Rimarranno associati agli statali, solo per il fatto che non avranno – come tutti gli altri 3 milioni di dipendenti pubblici – lo sblocco del contratto: ma su altre voci, come ad esempio la progressione di carriera, gli assegni di funzione o gli scatti di anzianità, tutte bloccate dal 2011, si può lavorare.

Lo conferma un’altra dichiarazione della ministra Pinotti: «Questo esecutivo – ha detto – sa bene quanto sia forte l’attesa delle Forze Armate e di Polizia per un ripristino della retribuzioni legate alle progressioni di carriera e al trattamento economico integrale. Ad altra cosa, evidentemente, si riferiscono le dichiarazioni relative al blocco degli aumenti stipendiali, da tempo previsto».

Come dire: non aspettatevi gli aumenti da contratto, perché quelli, come tutti gli altri dipendenti pubblici, non li potrete avere.

Che il blocco fosse «da tempo previsto», però, non è affatto vero: è vero che i contratti sono congelati dal 2009, certo, ma i sindacati speravano che per il 2015 si sarebbero riavviate le trattative. Poi è arrivata la doccia fredda della ministra Marianna Madia.