Sulla carta sarebbero ancora alleati, e ancora un po’ lo resteranno. Nei fatti si tirano bordate che squasserebbero la coppia più solida e si rimpallano l’accusa di mirare al divorzio non consensuale. È un gioco vecchio come la politica e consiste nell’addossare all’altro la responsabilità piena dello sfascio, ovviamente dandosi da fare per spingere il medesimo a perdere il controllo. In attesa del bis di Guglielmo il Reggente, nel Pd, è Fassina l’ex Turco a chiarire che interventi mirati a salvare il soldato Silvio sono «fuori dal perimetro costituzionale nonché da quello delle nostre leggi». Due messaggi in uno: il primo, rivolto ai soci di maggioranza, dice che è inutile aspettare e sperare, il salvacondotto non arriverà mai; il secondo, indirizzato al popolo votante, indica chi è che, con le sue pretese illegali e assurde, è alla fonte del disastro prossimo venturo.

Rimbeccano a stretto giro i pdl, e non a caso quelli che ci soffrono di più, i pacifisti messi alle corde dal «fuori i secondi» risuonato mentre il discusso giudice Esposito leggeva la nota sentenza. Tipi come Cicchitto, che accusa Epifani di portare le larghe intese (formuletta che ha sempre fatto ridere, ma da una settimana in qua fa sganasciare) «nel vicolo cieco» o come il capogruppo al senato Schifani che chiede al Pd «di dire chiaramente se ha deciso di staccare la spina, assumendosene la responsabilità».

Ma la spina non ha deciso di staccarla nessuno, l’impianto, tanto fragile quanto pericoloso, è semplicemente andato in corto circuito, e adesso si tratta solo di prolungare il gioco tattico che mira a uscire dalla faccenda con il massimo vantaggio per la propria parte e il massimo danno d’immagine per gli avversari. Può durare mesi, ma l’esito è già scritto.
Nella tarda serata di mercoledì la giunta per l’immunità del senato ha approvato all’unanimità la proposta del relatore Dario Stefàno, che è riuscito a mettere d’accordo Pdl e M5S. La commissione inquirente ci sarà, Silvio l’Imputato avrà il diritto di difendersi e potrà approntare l’arringa nei 20 giorni previsti. Però a partire da subito. Il 9 settembre si voterà sul testo del relatore Augello. Se passa si va in aula a voto segreto, sennò si procede con un nuovo relatore. In entrambi i casi entro la fine di quel mese la spinosa pratica dovrebbe essere stata sbrigata.

Sull’esito del voto non ci sono dubbi. È vero che ieri il Pd ha votato contro la procedura d’urgenza per la legge del M5S che tra le altre cose prevede l’incandidabilità e l’immediata decadenza per tutti i condannati a più di 10 mesi e 20 giorni, ma nel caso Berlusconi quella legge non avrebbe cambiato nulla e i democratici hanno solo messo in cascina una ulteriore mossa finalizzata a dimostrare, la loro buona volontà e dunque la responsabilità degli avversari.
Non è affatto detto, però, che Silvio Berlusconi intenda accettare senza muovere un dito la cocente umiliazione. Al momento, al contrario, la tentazione di anticipare tutto rovesciando il tavolo prima del momento fatale, probabilmente già in agosto resta fortissima. Anche perché, in quel caso, il mago della propaganda potrebbe fare la campagna elettorale, sia pur non in prima persona, con le mani libere e non impastoiato dagli arresti domiciliari che nei primi mesi dell’anno prossimo, invece, dovrebbero essere già scattati.

L’intoppo si chiama legge elettorale. Solo ai primi di dicembre la Corte costituzionale deciderà sul ricorso che mette in forse la costituzionalità del Porcellum e fino a quel momento, ha annunciato ieri Quagliarello, purtroppo di sciogliere la legislatura non se ne può parlare. Il ministro non è disinteressato ma il problema effettivamente esiste, e neppure una abrogazione secca con ritorno al Mattarellum sarebbe praticabile, perché sbatterebbe contro la nuova regola che impone le liste alternate tra uomini e donne. Sarebbe probabilmente necessario dar vita comunque a un nuovo governo con il solo compito di riformare la legge elettorale in ottobre, e non sarebbe comunque un’impresa facile. La crisi è dietro l’angolo, ma l’ingorgo anche e in queste condizioni nemmeno la regina delle zingare sarebbe in grado di prevedere cosa succederà nei prossimi mesi.