krill in diverse aree attorno alla Penisola Antartica al fine di tutelarne la fauna: è questo l’impegno assunto dalla maggior parte delle compagnie di pesca che operano in acque antartiche. Si tratta di un passo importantissimo per la tutela dell’Antartide e delle specie che vivono in questa parte di Pianeta, visto che il krill – un piccolo gamberetto – è un elemento chiave delle reti alimentari nell’Oceano Antartico, cibo di pinguini, foche, balene e altri organismi marini. Purtroppo le sue riserve vengono saccheggiate per produrre integratori alimentari e in mangimi per l’acquacoltura o per gli animali domestici.

In un rapporto pubblicato lo scorso marzo, Greenpeace ha reso note alcune pratiche rischiose, e con potenziali impatti ambientali, dell’industria della pesca al krill, evidenziando come alcuni fra i pescherecci impegnati in questa attività pescavano nelle immediate vicinanze delle colonie di pinguini e delle aree di alimentazione delle balene. Per questo l’organizzazione aveva chiesto all’industria della pesca al krill di fermare immediatamente ogni attività nelle aree in cui la Commissione per l’Oceano Antartico sta valutando la creazione di aree protette, e alle imprese che acquistano krill e prodotti derivati di non rifornirsi più da pescherecci che continuano a pescare in questi mari.
L’impegno delle compagnie giunge grazie all’aiuto di oltre un milione e 700 mila persone che hanno firmato la petizione di Greenpeace a sostegno della creazione di santuari marini in Antartide, a cominciare dalla proposta di protezione per 1,8 milioni di chilometri quadrati nel Mare di Weddel. La decisione finale rispetto alle aree da proteggere verrà presa alla prossima riunione della Commissione per la Conservazione delle Risorse Marine Viventi dell’Antartide (Commission for the Conservation of Antarctic Marine Living Resources – Ccamlr) che si terrà il prossimo ottobre a Hobart, in Tasmania.

Le compagnie di pesca si sono inoltre impegnate a sostenere il processo politico e scientifico volto alla creazione di una grande rete di aree marine protette in Antartide, anche in quelle aree fino ad oggi interessate dalle loro attività di pesca. Le compagnie che hanno accettato la sfida di Greenpeace, e che rappresentano l’85 percento dell’industria della pesca al krill in Antartide, sono i membri della Association of Responsible Krill (Ark): Aker BioMarine, Cnfc, Insung, Pescachile e Rimfrost.

Questo successo è un passo importante nella giusta direzione, la speranza è che presto anche altre aziende rinuncino a pescare il krill in aree così delicate.