Il Movimento 5 Stelle segna un altro passaggio nella sua marcia dentro le istituzioni e porta a casa la vicepresidenza del parlamento europeo. La poltrona va uno dei suoi quindici eurodeputati. Si chiama Fabio Massimo Castaldo, ha 32 anni ed è originario di Ardea, paese alle porte della capitale. Ha studiato a Roma, all’università di Tor Vergata. Prima di candidarsi alle europee era stato collaboratore della senatrice Paola Taverna,volto noto del grillismo romano. Eletto al parlamento europeo nel 2014, Castaldo è capogruppo per i grillini in commissione affari esteri.

Così, mentre ieri Luigi Di Maio, che Castaldo ha sostenuto attivamente nella corsa alla leadership del M5S, concludeva la sua missione a Washington, ai vertici dell’istituzione europea andava uno dei grillini che in questi anni più si è speso per sostenere le posizioni filo-Russe. Nello scorso mese di aprile, ad esempio, Castaldo è andato in Siria ad incontrare Bashar Al Assad, assieme a Stefano Maullu, deputato di Forza Italia considerato molto vicino alle posizioni di Putin. Al suo ritorno, ha sostenuto di non essere affatto convinto dell’utilizzo di armi chimiche da parte del dittatore siriano, come sostenuto dalle Nazioni Unite.

Castaldo ha fatto parte del mini-direttorio romano, il drappello di grillini messo attorno a Virginia Raggi all’indomani della sua elezione in Campidoglio e decaduto a causa delle tensioni tra una parte del M5S e la sindaca. Viene descritto da chi lo conosce come molto ambizioso. Spesso è affiancato nella gestione degli affari quotidiani e nella scelta dei collaboratori da suo padre, che cura con particolare attenzione i rapporti col territorio. La nomina di Castaldo restituisce un po’ sicurezza alle tormentate vicende del gruppo del M5S a Bruxelles.

Nei giorni turbolenti dell’annunciato passaggio della delegazione europea dei 5 Stelle dal gruppo Efdd assieme allo Ukip di Nigel Farage ai liberali dell’Alde, il futuro vicepresidente si diceva sicuro che il passaggio sarebbe avvenuto con tutte le garanzie del caso. Poi accadde che l’Alde ritirò la disponibilità all’accordo e il M5S dovette tornare col cappello in mano da Farage, il quale chiese impegni e la testa di chi aveva gestito le trattative per il cambio di casacca. Tra le rinunce contrattate da Grillo stesso nel corso di una video-conferenza con Farage figurava anche il decadimento della candidatura di Castaldo alla vicepresidenza del Parlamento Ue.

Solo che ieri lo spiraglio si è aperto di nuovo, viste le dimissioni del vicepresidente in carica Alexander Graf Lambsdorff, eletto alla Bundestag e l’indebolimento oggettivo della componente di Farage dopo il referendum che ha sancito la Brexit. Così, il deputato romano è tornato sugli allori, superando nei consensi proprio una candidata proveniente dal gruppo dei liberali. «Oggi è una giornata storica per tutto il M5S – annuncia soddisfatto Castaldo – La mia elezione testimonia il grande sforzo e il grande riconoscimento del nostro lavoro di questi tre anni e mezzo da parte di tanti colleghi e tanti soggetti politici diversi» e pone fine a quella che definisce appunto «una grande ingiustizia». «È chiaro che tanti soggetti e tante forze politiche con questo voto hanno voluto guardare al futuro, il che significa che non sono così preoccupati dalla nostra presenza». Di Maio, da Washington, sostiene: «Daremo prova a tutti i cittadini europei di saper rappresentare le istituzioni ai massimi livelli».

Oggi a Bruxelles si vota per approvare le modifiche al regolamento di Dublino che disciplina l’accoglienza la distribuzione dei migranti. La riforma approvata in commissione modifica il sistema d’asilo ed elimina il legame tra il primo Paese di ingresso del richiedente e l’esame della sua domanda di protezione. La cui competenza verrà definita in base alle quote che riguardano tutti i Paesi dell’Ue. I grillini hanno sempre contestato Dublino, eppure annunciano voto contrario, considerando queste correzioni ancora troppo morbide. È la linea del vicepresidente Fabio Massimo Castaldo, che alla scorsa convention di Rimini ha portato avanti il verbo dello «stop agli sbarchi» e dell’«aiutiamoli a casa loro».