La tappa d’oggi, da Pizzo a Praia a Mare, costeggia tutta la Calabria, liscia come un panno da biliardo.

Calma e gesso, quindi. La strada concede gloria ai fuggitivi di giornata, Ballerini, Belkov e Aramburu, permette alle squadre dei velocisti di apparecchiare la volata e al gruppo tutto di godersi i gelsomini in fiore e il mare, che da domani in là è bandito dal percorso.

E consente, dopo tre giorni su e giù per l’ottovolante siciliano, di fare un po’ le pulci a chi questo Giro vuole vincerlo.

Si va più che altro a sensazioni. Ancora è presto per capire dove ci porterà la rivoluzione francese, secondo Zhou Enlai, figuriamoci per capire chi vestirà di rosa a Roma, tra tutti i big racchiusi in un minuto.

Rispetto all’anno scorso si corre un giro più nervoso, per via del percorso più arcigno e per l’egemonia malcerta di chi, papabile in conclave, per ora rimane cardinale.

Ci si riferisce a Froome, che sull’Etna non ha mai risposto alle punzecchiature, indotto alla prudenza dall’oracolo del cardiofrequenzimetro, da una squadra meno forte che altre volte, oltre che dalla caduta di Gerusalemme.

I campioni non cadono, non forano e non si ammalano (Ferretti). A meno che non siano un po’ nervosi, o un po’ attardati nella condizione.

Attardato nella condizione lo è senz’altro Aru, il meno brillante nel lotto dei favoriti, e non è detto però che sia un gran male. Ci ha abituati, il sardo, ad iniziare scoppiettante per poi alla lunga evaporare. Che il decimo posto attuale sia un rischio calcolato?

Tra gli italiani, Pozzovivo pare il più costante. Grimpeur di razza, di solito un paio di giornatacce in un giro grande arrivano a bloccarlo.

Bene va Pinot, francese atipico che preferisce il Giro, ma fino ad ora gli è sempre mancato l’acuto per imporsi. Il detentore, Dumoulin, non l’hanno mai staccato. Ha dalla sua la crono trentina per guadagnare sui rivali, pesa però l’incognita di una preparazione a singhiozzo per colpa di qualche capitombolo, e di una squadra non all’altezza di una corsa incarognita fin da subito.

La maglia rosa Simon Yates (il gemello Adam sta preparando il Tour de France) è alla prima da pretendente ufficiale in una corsa di tre settimane, ha dalla sua una squadra attrezzata, e in realtà ieri ha perso un’occasione, attaccando troppo tardi per cavalleria verso il compagno in fuga.

Chi parte invece un po’ troppo presto, in vista del traguardo di Praia, è oggi Elia Viviani. Lo salta Sam Bennett e mette fine alla tirannia dell’italiano sulle volate.