Non posso abbonarmi al manifesto, ho una situazione personale critica e come me altre migliaia di compagni: siamo disoccupati, senza un lavoro, quindi senza un salario, e neppure possiamo accedere alla pensione.

Personalmente, con 37 anni di contributi versati e 61 anni che compio a giorni, a causa della riforma Fornero e delle precedenti riforme pensionistiche, sono senza un reddito: il primo anno (2012) ho avuto l’indennità di disoccupazione, poi più nulla.

Ma sono orgoglioso, perché ho sempre comprato il manifesto e con tutte le mie difficoltà continuo a farlo. Ho eliminato tante cose, ma leggere tutte le mattine il manifesto è la mia base di partenza: so da che parte sono e con che classe sono.

Il manifesto è il quotidiano che ti permette di difenderti e ti insegna a farlo. Sono e sono stato critico, spesso in disaccordo ma il giornale è sicuramente indispensabile.

Partecipare come disoccupati alla campagna abbonamenti si deve, mi sento coinvolto in varie forme: lo faccio con la spilla “Io compro il manifesto e tu ?” in bellavista sul portaocchiali, ti chiedono cosa è e così dici: “compralo, abbonati”…. E poi, possiamo farlo comprare ai circoli vari, ad esempio l’Arci, in abbinamento al quotidiano che già hanno, alle biblioteche pubbliche, di quartiere o di città, chiedere loro di abbonarsi. In molte sale lettura quotidiani, il nostro manifesto manca, dobbiamo chiederlo, fare una raccolta firme per farlo comprare.

Questa è militanza ed è indispensabile perché il manifesto è un bene comune prezioso, uno strumento che ti permette di crescere e di crearti una consapevolezza culturale, sociale, politica. È uno strumento di classe, dal basso, è lotta, è conflitto sociale, è antagonismo.

Come disoccupati in età matura, non riusciamo ad abbonarci ma, rinunciando a qualcosa, possiamo spendere 1,50 euro al giorno e poi facciamo abbonare, abbonare, abbonare.