I nuovi barbari

Aizzati dai neosquadristi, donnine emotive e omini decerebrati vomitano rabbia e scontento nelle periferie degradate del Paese contro i più miserabili, dipingendo di nero un quadro che non è solo nero, ma che diventa tutto nerissimo poiché i nuovi barbari ricevono attenzioni che totalizzano l’immaginario comune. Risvolto tragico di declino e smarrimento. Tuttavia, in quel quadro irrompono schegge variopinte di un popolo differente dalla vulgata corrente: ad esempio, nella borgata Torrenova di Roma Est è arrivata una signora rom (che lavora in chiaro e paga le tasse) con quattro bambine in una casa popolare regolarmente assegnata; i mentecatti dell’estrema destra romana hanno tentato di recitare il copione già messo in scena altrove, ma “stavolta i fasci hanno perso” dicono i cittadini perbene sostenuti da un presidio del sindacato inquilini Asia Usb con Blocchi precari metropolitani ed organizzati su WhatsApp per non lasciare mai sola la “zingara” con le sue creature. A solidarizzare sono pure genitori e maestre della scuola “Simonetta Salacone” frequentata dalle bambine. Mentre a Casal Bruciato si sono mosse analogamente 400 persone dell’Associazione di mutuo soccorso Nonnaroma, che finalmente hanno visto la sindaca tutelare la legalità e si sono rallegrati per l’abbraccio agli ultimi (“Resistete!”) di papa Francesco, unico diverso tra i politici noti. E per dimostrare che autoorganizzarsi è efficace, dà forza e coscienza, è intervenuta Valentina Sejdic del neonato movimento “Kethane – Rom e Sinti per l’Italia”. Kethane significa Insieme, Valentina è una studentessa fiera e combattente, che lo scorso aprile -celebrando la Giornata Internazionale del suo popolo alla Casetta Rossa della Garbatella- ha rivendicato il ruolo attivo di rom e sinti (guai a chiamarli zingari o gitani o…, per loro termini puramente spregiativi) nella Resistenza antifascista italiana.

Porrajmos o Samudaripen

Anche nel momento solenne della resa di conti con la sua faccia più oscura, l’Europa non rinuncia al razzismo ipocrita: al Processo di Norimberga contro i nazisti e i loro massacri ufficiali venne rifiutata la costituzione di parte civile ai superstiti del Porrajmos (o Samudaripen), la “Grande Devastazione” nella lingua di rom, sinti e caminanti, almeno cinquecentomila persone eliminate nei lager, cifra che lo studioso Ian Hancock (Texas University) espande fino a un milione e mezzo, poiché nel conteggio vanno inserite le liquidazioni fisiche massive operate nei Paesi occupati (in particolare baltici e balcanici) sia dai germanici che dai collaborazionisti locali. Un genocidio che ben s’inseriva nella cultura teutonica (pure la democratica Repubblica di Weimar istituì nel 1929 l’Ufficio centrale per la lotta contro la piaga zingara). Nondimeno i rom furono protagonisti dell’unica ribellione in un campo di sterminio: il 16 maggio 1944 gli zigani dell’area ad essi destinata in Aushwitz si ribellarono alle SS e con pietre e bastoni ne giustiziarono undici ferendone molti altri, resistendo tre mesi.

Sono recenti le ricerche relative o le commemorazioni che inseriscono il genocidio nel Giorno della Memoria, 27 gennaio (quando fu istituito nel 2000, la legge italiana non menzionava rom e sinti): nel 1980 il Governo tedesco ha riconosciuto i crimini passati e nel 2012 la cancelliera Merkel ha inaugurato a Berlino il Roma Memorial, primo monumento europeo al genocidio dimenticato di tutte le popolazioni romanì; ad esso fa seguito il 5 ottobre 2018 il secondo monumento europeo a Lanciano -medaglia d’oro nella Resistenza italiana ad opera dell’Anpi e di una folta comunità romanì egemonizzata da Santino Spinelli (uomo di cultura sul quale Moni Ovadia, Pino Nicotri, Ariel Toaff hanno promosso un appello al presidente Mattarella per eleggerlo senatore a vita): una scultura di Tonino Santeusanio in pietra bianca della Majella che raffigura una donna in fuga col bambino in braccio e la gonna impigliata nel fil di ferro, accanto la ruota del popolo in cammino.

Pellegrini intoccabili

Il 18 luglio 1423 le cronache occidentali registrano la prima presenza di fedeli anomali fuori porta Saragozza a Bologna: viaggiavano in comitiva, erano pericolosamente allegri, gli abitanti della Dotta venivano attratti da femmine stregonesche che leggevano la mano. Per il potere costituito i girovaghi sono sempre un enigmatico pericolo incombente. Ma quei pezzenti sui carri mostrarono un documento dell’imperatore Sigismondo che li dichiarava “pellegrini del piccolo Egitto”, perciò protetti dalle leggi cristiane: nel tempo e nei luoghi gli egizi diventavano gypsies, o gitani, o aziganoi, cioè intoccabili, gente barbara d’Oriente, tuttavia pacifica e disarmata, ma pur sempre sospettabile d’inciucio col Corano, i Korakhanè cantati dall’indimenticabile Fabrizio De Andrè. Le loro attività sono le stesse di cui narrano le cronache arabe e armene a proposito di musici venuti dalle valli indiane del Sinto (il fiume Indo) dopo l’anno Mille: suonano e danzano, lavorano metalli, stuccano le grandi chiese, allevano cavalli, tramandano cultura e lingua dell’Uomo (Rom), mentre le donne hanno fascino esotico ed eccitano fantasie peccaminose. O finanche allarmanti se ladre e furfanti. Il che porta a comportamenti, editti, pratiche che vanno dall’espulsione da Milano nel 1512 alle stragi novecentesche. Già nel XVI secolo viene sancita l’impunità per chi li umilia o li uccide, ed inizia la tessitura di un manto persecutorio che dura tutt’oggi, nonostante l’adesione del popolo romanì alla sedentarizzazione, nonostante l’accettazione di modelli e stili di vita che tradiscono culture e tradizioni esistenziali, nonostante la lealtà alla Patria d’accoglienza e al Continente dove risiedono da almeno seicento anni.

I pogrom nel silenzio

Nell’Europa in crisi di civiltà avanza la cattiveria, i valori universali della democrazia e del diritto sono un optional, i governanti gareggiano a chi è più stronzo e forcaiolo: all’inizio del corrente 2019 (lo denunciava il condirettore su queste colonne lo scorso 4 aprile) tre pogrom sono stati emanati contro rom e sinti in Ucraina, in Slovacchia e Ungheria la loro emarginazione è stata legiferata, in Francia il “socialista” Valls li ha cacciati fuori Parigi… Tutto nel silenzio generale. È proprio il caso di chiedersi cosa accadrebbe se quanto si dice e si fa contro il popolo romanì fosse detto e fatto contro altri, per esempio gli ebrei.

E in Italia? Il nostro è l’unico Paese continentale dove esistano i campi-ghetto, dove l’incendiario ministro degli Interni emula Heinrich Himmler invocando la schedatura degli “zingari” (un tentativo vi fu già nel 2012 a Milano per mano d’una giunta di “sinistra”), dove l’ex popolo nomade ha la presenza più esigua e dove una memoria troppo corta dimentica che i nostri connazionali all’Estero hanno sovente patito le stesse umiliazioni e offese fino agli Anni 70. Ma oscurare la memoria e falsare la realtà sono obiettivi primari di ogni potere liberticida.