Ha vinto Joker ed è un bel Leone d’oro, cupamente politico il film di Todd Phillips reinterpreta il fumetto nella contemporaneità trovando nell’immaginario l’arma e lo spazio di conflitti, violenze, paradosso, inquietudini attuali. E la politica sembra essere stata l’ispirazione della giuria di Lucrecia Martel, anche nelle scelte un po’ forzate come la coppa Volpi a Ariane Ascaride (perché non Scarlett Johansson magnifica in Marriage Story ignorato ?) che è un’attrice meravigliosa ma Gloria Mundi non è certo la sua prova migliore, quasi a esprimere un sentimento comune, esplicitato anche nelle frasi sul palco, dedicate «ai morti del Mediterraneo» (Ascaride), a tutti quelli che in mare salvano i migranti (Marinelli), alla libertà di espressione (Mazzone, produttore di Maresco e Yonfan regista premio alla sceneggiatura di No. 7 Cherry Lane).

Insieme al cinema che va oltre va oltre i pregiudizi a differenza di coloro – almeno nella sala stampa dove sedevo – che hanno fischiato Martel quando è salita sul palco. Cosa le si rimprovera? Di avere espresso un pensiero tra l’altro sui nostri media tradotto (con giudizio implicito) in modo affrettato? E a dimostrare che sul “gender” e sull’eguaglianza ha ragione lei basterebbe questo.

Infatti «a sorpresa» per coloro che giuravano lo avrebbe ignorato mai, il gran premio della giuria è andato a J’accuse di Polanski, naturalmente assente, perché è un film importante, un film potente, che attraversa la storia occidentale, quella del secolo scorso, e quella presente, e dell’affaire Dreyfus più che la ricostruzione ne fa la lente per mostrare la fabbricazione del pregiudizio, del razzismo, della manipolazione.

E non si può che essere felici del premio speciale della giuria a La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco, uno dei nostri registi più ostinati e irriverenti che la politicità della sua opera la rende soprattutto forma, che si mette in gioco col proprio sguardo sul mondo senza mai proteggersi nell’ipocrisia o nella retorica dei buoni sentimenti. Non un grosso budget, senza un cast di star se non il magnifico duo Letizia Battaglia/Ciccio Mira, l’intelligenza del cinema, la libertà di rischiare.

Ma non è stato un palmarès perfetto. Se è commuovente il premio al giovane interprete di Babyteeth, Toby Wallace, incomprensibile il premio a Roy Andersson, già Leone d’oro, per About Endlessness, uno dei film più accademici e vuoti della competizione. E ancora. Sul palco Todd Phillips è salito insieme a Joaquin Phoenix, e giustamente perché Joker il film è molto lui, sono le sue spalle curve, la risata soffocata e insistente, la fisicità dolce e rabbiosa di questo magnifico attore oggi uno dei migliori nel cinema mondiale. Le idee di Phillips trovano nella sua presenza il controcampo.

La coppa Volpi maschile che invece è andata a Luca Marinelli, per Martin Eden, mentre il regista, Pietro Marcello è rimasto escluso dal palmarés e questa è stata forse la decisione meno riuscita della giuria. Perché Martin Eden è il suo regista, le sue passioni, la sua poesia, la fatica di confrontarsi con la macchina cinema. Su quel palco sarebbe stato bello avere anche lui.