Due grandi minacce gravano sui nostri tempi presenti. La prima è quella del climate change che mette a rischio la sopravvivenza del vivente sull’intero pianeta; è una realtà ormai certificata da scienziati e studiosi di tutto il mondo e oggettivamente osservabile da tutti. La seconda, tutta italica e in parte europea, è quella rappresentata dal Grande Inquisitore, il Capitan Salvini e riguarda la sopravvivenza della nostra pur fragile ma sempre insostituibile democrazia. Sono cose diverse ma hanno entrambe la stessa radice: l’estinzione della diversità che, nel primo caso è bio, ovvero riguarda il patrimonio delle specie che vivono sul pianeta e la seconda riguarda la devastazione culturale in cui viviamo, con il linguaggio stesso regredito a livelli inimmaginabili; la difesa dell’umano contro il disumano, la cancellazione della nostra storia nazionale.

Perché al di là dei risultati politici ottenuti, il Grande Seminatore di Odio, il Grande Eversore è riuscito nell’intento di mettere gli italiani gli uni contro gli altri. La sua proposta di autonomia differenziata, se approvata, sarebbe il compimento di questo progetto di odio del sud contro il nord, dei poveri contro i ricchi, dei diseredati contro i possessori di ricchezza, senza tuttavia avere i requisiti di una lotta di classe. La Lega mantiene ancora intatto il disprezzo per le popolazioni del sud, ma lo nasconde sotto forma di false autonomie a tutto danno di queste ultime. E forse le contestazioni recenti a Soverato e in altre parti del sud mostrano come le popolazioni meridionali hanno iniziato a prendere coscienza di questo catastrofico progetto politico da consumare sulla loro pelle. Nessuna forza politica ha mai spiegato loro le conseguenze nefaste di questo progetto.

Tutte le conquiste democratiche per le quali si sono battuti i nostri padri e tutti i diritti umani sono rimessi in gioco da colui che parla come il Popolo, che si vanta di usare il suo linguaggio: «è finita la pacchia per i migranti», «prima gli italiani», «datemi i pieni poteri» e via sparlando. Sembra il ritorno del Grande Inquisitore di Dostoevskij che rimproverava a Cristo di aver avuto un’immagine troppo alta e nobile dell’uomo, tale da essere vissuta e messa in pratica solo da «dodicimila santi», mentre la gran massa delle persone seguiva lui. Ed è sorprendente come di questi tempi presenti il male mostri una straordinaria vitalità e fecondità e capacità di espandersi e conquistare schiere di seguaci in tutte le parti del mondo. Sembra di rileggere le straordinarie parole di Primo Levi dove i «salvati» erano i peggiori: gli egoisti, i violenti, gli insensibili i collaboratori, le spie.

A fronte di tutto questo c’è lo spettacolo deludente di una sinistra che, come i polli di Renzo, si beccano tra loro mentre vengono portati al macello, anziché proporre un’alleanza strategica (ancorché tardiva) di tutte quelle forze che vorrebbero fermare l’avanzata del Grande Impostore. È l’ennesimo suicidio della sinistra consumato nella solitudine delle stanze del Palazzo, mentre i barbari sono alle porte. Ma c’è anche un silenzio assordante di gran parte degli intellettuali forse perché non trovano più parole per esprimere il loro sdegno, storditi da questa devastazione culturale inaudita che non sanno come fronteggiare.

Occorrerebbe elaborare, e in fretta, un grande progetto politico di solidarietà rivolto a tutti coloro che praticano, nella vita quotidiana e nel lavoro, bisogni di cura, di accoglienza, di dialogo, di riconoscimento: la società civile dei «giusti». Come ha ben detto Andrea Bagni (Volerelaluna.it): è dal sentire che l’altro siamo noi, che siamo tutte e tutti alla periferia di qualcosa, fragili, persi in qualche mare. E non esiste una terra nostra, di cui siamo proprietari. Veniamo alla vita da stranieri, estranei a tutto, e sono il corpo e le parole di una donna che ci mettono nel mondo. È una relazione umana che ci fa umani. Non c’è altra salvezza possibile. Direbbe Leopardi, orfani di dio possiamo essere fratelli.

Un progetto cui concorrano le parti ancora sane dei partiti, principalmente M5S e Pd e di chi tiene alla democrazia affinché la barbarie non dilaghi; un appello alla sinistra perché si faccia carico di organizzare un fronte ampio basato sullo svelamento della grande impostura organizzata dal Grande Inquisitore che vuole trasformare il Paese in un cimitero di macerie come ha già fatto per il mare nostrum. Per usare una metafora darwiniana, nelle grandi catastrofi planetarie non sopravvive il più forte, ma il più adatto, che in politica è colui che è capace di osservare gli indizi di cambiamenti e volgerli a suo vantaggio.