Nel giorno in cui a Caivano la forestale effettua l’ennesimo sequestro – 13 pozzi avvelenati e 600mila metri quadrati di campi coltivati con ogni tipo di verdura inquinata addirittura da arsenico e cloroformi – in un’altra parte di questa regione che non vuole soccombere viene rilanciato l’invito a partecipare alla grande manifestazione del 16 novembre per fermare il biocidio della Campania. Decine di iniziative, piccoli e grandi comitati che in questi giorni stanno lavorando insieme per un corteo che partirà alle 14.30 da piazza Mancini e si prospetta come una invasione pacifica di uomini e donne delle terre calpestate.
«Con questa iniziativa vogliamo segnare uno spartiacque tra il tempo delle richieste e quello della programmazione. Non porteremo in piazza delle istanze, ma un programma che deve essere seguito passo passo. Perché se le istituzioni hanno fallito ora è il momento di far fare ai cittadini». A parlare è Gianmaria Tammaro, uno dei giovani che costituiscono il movimento Fiumeinpiena#. Una novità che vuole andare oltre le singole rivendicazioni per cercare una base comune di confronto e mettere mano dal basso al cortocircuito che colpisce intere popolazioni con l’avvelenamento delle terre, le infiltrazioni della criminalità organizzata e le inefficienze delle istituzioni. Da settimane si susseguono le iniziative, flash mob nelle strade di Napoli, un video realizzato con gli attori di Un posto al sole (la soap partenopea), i cartelli di “Puoi fare finta di niente” che spuntano nelle strade di San Gregorio Armeno (la via dei pastori), dietro i monumenti, negli incontri pubblici. «L’importante è esserci tutti ed essere in tanti – spiega ancora Tammaro – noi siamo contro i protagonisti e i volti facili, ma per un’azione condivisa che vada a soddisfare punto per punto le necessità dei cittadini analizzando le denunce che sono arrivate molto prima delle dichiarazione di Carmine Schiavone».
Lo scorso 26 ottobre sempre nel capoluogo si era tenuta un’altra mobilitazione chiamata dal web. Nelle vie del centro si erano riversate migliaia di persone, eppure c’erano state non poche frizioni. Non vi aveva partecipato per esempio don Patriciello, il parroco anticamorra noto per il suo impegno contro i roghi nella provincia tra Napoli e Caserta, quindi l’oncologo Antonio Marfella che da anni porta avanti analisi per certificare scientificamente il nesso tra inquinamento e aumento delle neoplasie. Erano impegnati in altre iniziative, ma c’erano diverse incomprensione con uno degli organizzatori, Angelo Ferillo fondatore del sito la Terra dei Fuochi.
Questa volta invece sembra siano tantissime le adesioni all’iniziativa, che al momento sembra puntare sull’unità con bus che arriveranno da Lazio, Puglia, Toscana e perfino dall’Emilia . Sotto il cartello di un Fiumeinpiena sfileranno infatti Libera, la Fiom, i centri sociali, le mamme dei bimbi deceduti nella Terra dei Fuochi, ma anche quelli contro la legge regionale che vuole privatizzare gli acquedotti pubblici a dispetto del referendum. Molti anche i musicisti che hanno accettato di suonare gratuitamente dai 99 posse, al sassofonista Marco Zurzolo, insieme a Jovine, Maurizio Capone. Altrettanto fitto il calendario degli appuntamenti tra dibattiti, assemblee e raduni che può essere consultato sul sito www.fiumeinpiena.it.
Tra questi, il 15 novembre, alla vigilia del corteo l’iniziativa con il giornalista Pino Aprile nella Selva Lacandona, la terra di Chiaiano confiscata ai clan e intitolata ad Amato Lamberti, il fondatore dell’Osservatorio contro la camorra. «È un momento importante di confronto, perché abbiamo bisogno di procedere alla mappatura delle aree no food per distinguerle dalle coltivazioni di alta qualità che in questo periodo stanno subendo notevoli danni economici nei meccanismi di competizione Nord-Sud». Lo spiega Ivo Poggiani, impegnato in questa impresa di agricoltura sociale che vuole dare una possibilità di rivalsa ai minori a rischio. «Siamo penalizzati due volte – ci racconta Poggiani – non riusciamo più a vendere i nostri prodotti, dalla mela annurca alle ciliegie, nonostante le certificazioni di prodotti bio che hanno superato tutti i test antinquinamento. Allo stesso tempo siamo circondati da discariche, tossiche o legali. Qui c’è bisogno di un’inversione di marcia. Abbiamo uno dei territori più fertili del paese e lo stanno desertificando».