È arrivato il D-day, il giorno in cui Mario Draghi lancerà il suo quantitative easing, l’acquisto massiccio di titoli di stato e bond per far risalire l’inflazione e dare una mano alla crescita.Questo dal board Bce di Francoforte, perché nel frattempo – sempre per oggi – è previsto l’incontro tra Matteo Renzi e Angela Merkel a Firenze: e ieri i due capi di governo, entrambi interessati all’operazione Qe – ma in modi e con punti di vista diversi – hanno detto la loro.

Ma prima di tutto cerchiamo di capire cosa sia il Qe: «quantitative easing» significa letteralmente «allentamento quantitativo» e viene ritenuto l’arma finale a disposizione della Banca centrale europea dopo le misure extra su Abs e covered bond, o i maxi finanziamenti Ltro e Tltro. In sostanza, la banca si pone come investitore sulla propria economia e diventa acquirente di beni (generalmente titoli di Stato) con denaro creato ex novo per stimolare la crescita.

Il Qe serve infatti a inondare il sistema di liquidità attraverso l’acquisto massiccio di titoli di Stato e altre attività finanziarie dalle banche per immettere denaro fresco nell’economia europea, incentivare i prestiti bancari verso le imprese e far crescere l’inflazione. La Bce potrebbe optare per un Qe iniziale da 500 miliardi lasciando la porta aperta a tranche successive.

L’operazione dovrebbe creare in pochi mesi 1.000 miliardi di euro di moneta, con un conseguente deprezzamento dell’euro per via dell’aumento del quantitativo in circolazione, e quindi con la creazione di inflazione. Altro effetto è l’abbassamento del costo dei prestiti: l’acquisto da parte della banca dovrebbe far aumentare la domanda dei titoli e, allo stesso tempo, ridurne i costi, facilitando così l’accesso al credito.

Il Qe è uno strumento ampiamente utilizzato dalla Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, che dopo la crisi dei mutui subprime e il crack di Lehman Brothers ha varato ben tre edizioni del programma. La Banca d’Inghilterra sta portando avanti stabilmente un piano di acquisti da 375 miliardi di sterline e la banca del Giappone ha recentemente ampliato il proprio programma portandolo a 91 mila miliardi di yen.

Sono varie le ipotesi in campo: la Bce potrebbe lanciare un acquisto di 50 miliardi al mese, iniziando da marzo e fino al 2016, per circa un anno, ipotizza il Wall Street Journal. Ma bisognerà capire almeno altri due elementi, a parte l’entità complessiva dell’acquisto e la sua ripartizione in tranche: 1) se si compreranno solo titoli di Stato, o se si sceglierà invece un mix con bond privati; 2) se si chiederà alle banche centrali nazionali di caricarsi almeno parte del rischio.

Possibilità ancora tutte aperte perché soprattutto la Germania – con la sua opinione pubblica, la Bundesbank e in parte anche la cancelliera Angela Merkel, solo ultimamente un po’ più ammorbidita – ha fatto di tutto per frenare il programma di Draghi. Temendo in sostanza che l’allentamento quantitativo servisse ad alleggerire soprattutto i debiti dei paesi più in difficoltà, dando un messaggio di allentamento sulle politiche di rigore.

Per questo, ieri le posizioni espresse da Renzi e Merkel erano piuttosto distanti: si vedrà se la cena di lavoro prevista stasera a Palazzo Vecchio, con la cancelliera ospite del nostro premier, e la permanenza a Firenze della leader tedesca fino a domani, porteranno qualche punto di incontro.

«Rispetto l’indipendenza della Banca centrale europea ma dovrebbe aiutare l’Europa a cambiare», deve «dare il messaggio che l’Europa deve andare verso un nuovo cammino di crescita», ha detto ieri Renzi parlando dal World Economic Forum di Davos.

Di tono differente la dichiarazione di Merkel: «La Bce è indipendente e io posso solo ripetere quello che ho già detto lunedì sera: come politico, per me è importante che sia evitato ogni segnale che possa essere percepito come un indebolimento della necessità di cambiamenti strutturali e di una più stretta cooperazione politico-economica tra i paesi dell’eurozona».

L’attenzione è quindi puntata su quanto verrà deciso dalla Bce: quel che pare più certo, se non un effetto immediato sulla crescita, è l’impatto che avrà il Qe sull’inflazione e il deprezzamento dell’euro.