L’operazione antidroga della Guardia di Finanza di Napoli che ieri ha portato al sequestro nel porto di Salerno di 14 tonnellate di amfetamine prodotte in Siria dall’Isis è un evento particolarmente rilevante per almeno due motivi. Il primo sta nell’incredibile quantitativo: basti pensare che, come scrive la Direzione centrale per i servizi antidroga del Ministero dell’Interno nel rapporto pubblicato appena il giorno prima, in tutto il territorio italiano nell’intero 2019 «le operazioni dirette al contrasto delle droghe sintetiche sono state 320 e le denunce 386, di cui 295 in stato di arresto, mentre i quantitativi sequestrati ammontano a 51.907 dosi e 102,04 kg». Il secondo motivo di interesse è la connection che evidentemente si è instaurata tra i terroristi dello Stato islamico e le mafie locali che controllano il narcotraffico. In particolare, come spiegano gli esperti, con la ’ndrangheta, che è l’organizzazione criminale italiana che più si è spesa nel settore, perfino in territorio campano, perché alla camorra basta per il momento controllare il mercato della cocaina.

Il valore delle 84 mila pasticche, ben nascoste all’interno di bobine di carta e ingranaggi per motori industriali, trasportati in tre container sequestrati dal Gico su mandato della Dda di Napoli, è stimato in oltre un milione di euro, conteggiando circa 10-15 euro a pasticca che è il prezzo al dettaglio nelle piazze europee. Le pasticche sequestrate sono contrassegnate con il logo «captagon» che, spiegano le stesse Fiamme gialle, è una droga sintetica molto usata da jihadisti e combattenti di vario genere, soprattutto in Medio Oriente, perché inibirebbe paura, dolore e fatica. L’Isis, che non la diffonde da ieri e ne controlla lo spaccio su larga scala (sarebbe stata consumata anche dai terroristi del Bataclan nell’attentato del 2015) potrebbe aver costituito un cartello con i narcotrafficanti italiani allo scopo di sanare, con le piazze d’Europa, le perdite finanziarie dovute alla ritirata da alcuni territori produttori di petrolio.

Gli inquirenti ipotizzano però d’altro canto che, dopo il lockdown, alcuni trafficanti europei si siano “consorziati” per un acquisto massivo dai produttori siriani, che non hanno mai interrotto la loro attività. Già due settimane fa, sempre nel porto di Salerno, i finanzieri avevano sequestrato un carico di 2.800 kg di hashish e 190 kg di amfetamine «captagon».

«In Europa la diffusione delle droghe sintetiche è seconda solo alla cocaina», spiega Antonella Soldo, presidente di Radicali Italiani e coordinatrice del Radical Cannabis Club. «Sono prodotte perlopiù in Asia ed è difficile intercettarle perché il loro mercato sfrutta il deep web e il dark web». Ma non è certo solo per questo che, come scrivono i Servizi antidroga, «oltre il 90% delle sostanze stupefacenti sequestrate ogni anno è costituito da cannabis». Il che vuol dire, fa notare Soldo, « che le altre droghe circolano più liberamente».

Anche se, come si legge nella relazione «Dcsa 2020» del Viminale , «nel 2019 sul territorio nazionale sono stati complessivamente sequestrati kg 21.005,44 di hashish (-73,25%, rispetto al 2018)», mentre i «sequestri di droghe sintetiche hanno registrato un sensibile incremento del 95,62%, per quanto concerne le presentazioni “in dosi” e del 32,16% per quelle rinvenute “in polvere”». È una conferma della «crescente diffusione di questo tipo di psicotropi, soprattutto tra i più giovani».

Al momento, si legge sul rapporto del ministero dell’Interno pubblicato il 30 giugno, dunque prima dell’ultimo ingente sequestro, essendo lo stupefacente veicolato soprattutto attraverso il sistema dell’e-commerce, le mafie non hanno posto particolare impegno in tali traffici. Ma «già nei prossimi anni – scrivono gli inquirenti – il dispositivo di contrasto dovrà fare i conti con questo fenomeno e con le sue insidiose modalità di implementazione dell’offerta». «Potremmo definirla la droga del futuro», ha detto ieri il Generale Antonello Maggiore, direttore centrale per i Servizi antidroga del Dipartimento di pubblica sicurezza.

E da ieri, quello che appare come «il più grande sequestro di amfetamine a livello mondiale», secondo la definizione della stessa Gico, apre uno scenario di consorzi criminali a livello europeo che dovrebbe interessare (e intimorire) soprattutto i fautori del proibizionismo, coloro che si oppongono senza alcuna evidenza scientifica alla legalizzazione delle sostanze.