Per la prima volta negli ultimi anni, i rappresentanti del composito universo dell’unionismo nordirlandese sembrano perdere il proprio potere di ago della bilancia nelle politiche di Westminster. Alla luce del successo dei conservatori di Johnson, i magri risultati dei maggiori partiti unionisti (Dup e Uup) sottolineano in maniera ancor più marcata la perdita del ruolo chiave intrattenuto negli ultimi anni all’interno della politica britannica.

DEI 18 SEGGI DISPONIBILI soltanto 8 finiscono in mano unionista (tutti al Dup), mentre Sinn Féin ne guadagna 7, grazie anche al fotofinish della circoscrizione di Fermanagh-Tyrone Sud – quella che nel 1981 elesse Bobby Sands qualche settimana prima di morire nell’ospedale del carcere di Long Kesh. In questo distretto, la candidata repubblicana Michelle Gildernew ha vinto contro Tom Elliott (Uup) per poco meno di sessanta voti.

Il risultato più significativo di Sinn Féin è però quello di Belfast Nord, in cui il sindaco della città, John Finucane – figlio di Pat, un noto avvocato che perorava le cause di tanti repubblicani, e che fu giustiziato dai lealisti nel 1989 – stacca di quasi duemila voti Nigel Dodds, il numero due del Dup.

LA VITTORIA DI FINUCANE è altamente simbolica, non solo per la storia personale del sindaco, ma anche e soprattutto poiché la sua campagna elettorale ha puntato tutto su un’opposizione netta alla Brexit, nel tentativo di raccogliere attorno a questa posizione consensi trasversali. Subito dopo la proclamazione ha ricordato il padre: «Non riesco a non pensare a lui, alle condizioni e alle circostanze da cui siamo partiti, non solo come famiglia, ma come società». La vittoria, ha spiegato, è figlia di una campagna elettorale in grado di trascendere le politiche di partito, e di parlare a ogni singola persona del distretto elettorale.

È indubbio come questo tipo di strategia stia negli ultimi anni prendendo sempre più piede in Irlanda del Nord. Ne è dimostrazione il successo di Alliance, il partito definito da alcuni rappresentante dell’unionismo moderato, ma che in realtà rifiuta etichette identitarie in nome di una politica che sappia rivolgersi a tutti i cittadini. Alliance ha condotto una campagna tutta improntata su un’opposizione coriacea alla prospettiva della Brexit. Porta a casa un solo deputato, a Down Nord, ma è andata vicinissima a conquistare anche il seggio di Est Belfast, e generalmente ha ottenuto percentuali importanti in tutto il Nord.

IL PARTITO CHE GUADAGNA di più in termini di seggi è il Socialist Democratic and Labour Party, che ha stretto patti di desistenza con Sinn Féin. Ottiene due seggi, strappando proprio a Sinn Féin quello di Foyle che include la città di Derry.

La sconfitta di Derry getta qualche ombra sulla lucidità delle strategie di Sinn Féin, che ha concentrato le proprie forze sulla legittima, ma forse prematura, richiesta di un referendum sulla riunificazione. La leader Mary Lou McDonald ha tuttavia descritto i risultati in termini di un «forte messaggio anti-Brexit», sottolineando che, in linea con quel che sta avvenendo in Scozia, anche la popolazione dell’Irlanda del Nord ha rifiutato per la seconda volta la prospettiva di un distaccamento dall’Unione europea. McDonald ha liquidato la sconfitta di Derry dicendo, in irlandese, «beidh lá eile ann», ovvero, «un altro giorno verrà».

LE SCONFITTE DEL DUP sono certamente la notizia più importante di queste elezioni, e contribuiscono a spostare il dibattito dalla questione leave/remain, a quella della ripresa dei lavori del governo misto, secondo gli accordi del venerdì santo del 1998. La politica locale, a questo punto, resta l’unico vero scenario in cui l’unionismo nordirlandese possa contare ancora qualcosa.
Il fantasma di una Brexit sempre più certa, anziché rafforzare l’unione, sembra infatti mettere le basi per una riunificazione tra le due Irlande, in virtù principalmente di considerazioni economiche e del rischio concreto che il Nord dell’isola rimanga isolato sia dalla Uk che dalla Ue. Gli unionisti saranno costretti a far valere la loro forza, sebbene ridimensionata, soltanto attraverso la collaborazione con la comunità nazionalista-repubblicana. I preparativi per la formazione di un governo misto, al di là di scenari imprevedibili, sono dunque alle porte.

GRANDI ASSENTI di questo scenario sono ovviamente i paramilitari di entrambe le fazioni, che durante la campagna elettorale avevano dato l’impressione di scaldare i motori in vista di possibili stravolgimenti dello status quo. L’incognita del prossimo futuro sarà proprio la reazione dei lealisti a questa lampante perdita di rappresentatività, e degli hard-liners repubblicani, da sempre contrari agli accordi del venerdì santo e alla pacificazione senza pace che ne è conseguita.