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Pochi poeti lirici lo sono stati fino in fondo senza ostentare e, anzi, nemmeno mai nominare la parola «io» come infatti ha saputo Nelo Risi, spentosi a Roma nella sua casa di via del Babuino giovedì scorso all’età di novantacinque anni.

La sua produzione longeva, coerente a un medesimo nucleo di ispirazione e tuttavia fortemente scandita nello spazio-tempo, è pervasa da una totale devozione all’immanenza e dal sospetto, acuito dalla grande e mai esibita caratura intellettuale di Risi, per ogni forma di trascendenza religiosa e/o ideologica. Di origini borghesi e laiche, il padre era un medico milanese e positivista la madre una lettrice di Goethe e Rilke, medico per tradizione familiare (non ha mai esercitato pari a suo fratello, il regista Dino), la sua formazione si compie tra la ritirata di Russia, dove lo ha scaraventato il folle spartachismo di Mussolini, e l’immediato dopoguerra che lo vede impegnato fra il Politecnico di Elio Vittorini e le prime prove sul campo da documentarista cinematografico.

La chiarezza esatta e talora deliberatamente didascalica del segno, un’ansia di conoscere e imparare prima che di esprimere, sono peraltro i tratti elettivi, debitori innanzitutto al Parini, di una produzione che si inaugura nel ’41 con Le opere e i giorni e si conclude solo nel 2008 con un titolo simmetrico e opposto, Né il giorno né l’ora, nella trafila di una ventina di volumi raccolti anni fa nell’Oscar Mondadori Di certe cose. Poesie 1953-2005 a cura di Maurizio Cucchi.

sono sempre venute, ab origine, prima di ogni altra cosa ed è come se il poeta ogni volta, nei trapassi dello spazio e del tempo, si fosse sorpreso a domandarsi: che ne è della nostra vita qui e ora? ovvero: che cosa significa o implica all’interno di un individuo il mutare della realtà, lo spessore tridimensionale («rugoso» avrebbe detto il suo Rimbaud) dei rapporti interpersonali e, insieme, l’incombere delle grandi istituzioni che decidono la vita e la morte dei singoli nella massa degli uomini? Come è stato rilevato dalla critica e dai suoi compagni di via (da Fortini a Mengaldo, da Garboli e Raboni allo stesso Eugenio Montale che lo apprezzò fin agli esordi), Risi asserisce frontalmente e perciò medita sulla realtà trascrivendola in forma di lapide o di selce scheggiata mentre rifugge dagli aloni metaforici e predilige, viceversa, le clausole vibranti dove la sua meditazione diviene aforisma, sentenza, o promemoria. Questa per esempio, in Pensieri elementari (1961), è la netta clausola di un poeta impegnato senza essere affatto engagé: «Sapessero che disarmato è il cuore/ dove più la corazza è alta/ tutta borchie e lastre, e come sotto/ è tenero l’istrice».

Nemmeno è un caso che la sua produzione (anche cinematografica, come ha rilevato Silvana Silvestri sul manifesto di sabato scorso) già a partire dalla raccolta I fabbricanti del bello, del 1982, conosca una ulteriore oggettivazione, per così dire in terza persona, nel trattare il rapporto fra lo scrittore e il potere dentro una dialettica tensiva, drammatica, dove tornano i frangenti non solo di scrittori da lui doppiati in italiano (Supervielle, Jouve, Laforgue, Queneau specie in Compito di francese e altre lingue, 1994) ma degli autori da sempre più amati e interrogati, da Leopardi a Rimbaud, da Sofocle di cui tradusse splendidamente Edipo Re al Tasso incarcerato in Sant’Anna a Ferrara, da Kavafis a Louis-Ferdinand Céline, feroce antisemita e medico di banlieue cui il poeta sognava di dedicare un libro intero. Insieme con la sua opera imponente, originale, Nelo Risi ci lascia l’immagine di una persona libera, estranea alle modeste camarille della letteratura, l’esempio di una limpidezza etico-intellettuale e di una vocazione condivisa per decenni con la donna della sua vita, e in tutto straordinaria, la scrittrice Edith Bruck.
Oggi alla Casa delle Letterature di Roma (piazza dell’Orologio 3, ore 18) verrà ricordata la figura di Nelo Risi. L’incontro, a cura di Francesca D’Aloja, prevede le testimonianze fra gli altri di Raffaele La Capria, Furio Colombo, Maurizio Cucchi, e la lettura di testi. Verrà inoltre proiettato un videoritratto del poeta e cineasta a firma di Marco Risi.