Il consiglio dei ministri ha abolito il «bonus maturità» dal 2013. Dopo averlo riformato una volta in poco più di cento giorni, il governo ne ha riconosciuto la «difficile applicazione» e il rischio di «introdurre iniquità» tra gli studenti. Tutto questo è avvenuto mentre sono ancora in corso i test di ammissione alle facoltà a numero chiuso. Nel fine settimana Carrozza sembrava avere annunciato l’abolizione del bonus dal 2014. Il rischio di 115 mila ricorsi al Tar, tanti sono gli studenti alla prova dei test, ha imposto una decisione più radicale. Il mostro è stato però solo sedato e si risveglierà ad aprile 2014 quando i maturandi saranno le cavie di un singolare esperimento: il test per l’accesso alle facoltà a numero chiuso (medicina, veterinaria, architettura, odiontoiatria ecc.) si terrà prima dell’esame di maturità. Il rischio è ora quello di smarrire il senso di questo esame, rovesciando l’attuale organizzazione degli studi.
In attesa di altre retromarce, la squadra della «meritocrazia» al governo ha capito che il bonus maturità avrebbe penalizzato i licei, cioè le teoriche «fucine» delle classi dirigenti e professionali, a favore degli studenti degli istituti professionali. Poteva essere una misura di «affirmative action» involontaria, ma è stato solo un errore corretto di corsa. Il ministro Carrozza ha tuttavia annunciato la «valorizzazione del curriculum scolastico degli studenti medi». Lo ha fatto anche per evitare di sciogliere la commissione che avrebbe dovuto «riformare» il bonus maturità appena abolito. Tutto cambia sotto il cielo delle larghe intese tranne l’idea del numero chiuso presente nel 57% dei corsi di laurea, secondo le stime degli studenti della Rete della Conoscenza.
Nel giorno in cui al Senato sono iniziate le procedure per la decadenza di Berlusconi, e quindi il conto alla rovescia per le sue possibili dimissioni, il presidente del Consiglio Enrico Letta ha creato una cortina fumogena sulla scuola, annunciando un investimento di 400 milioni di euro e l’assunzione di 42 mila docenti e personale Ata e 27 mila insegnanti di sostegno nel prossimo triennio. «Per la prima volta si torna ad investire sulla scuola» ha brindato il segretario Pd Guglielmo Epifani. Ancora scottato dall’Imu, e dalle polemiche sull’aumento dell’Iva, il Pd ha cercato di mostrare la propria utilità. Solo che le risorse stanziate (13 milioni nel 2013, 305 nel 2014, 400 milioni a regime dal 2015) non scalfiscono il precariato degli insegnanti, non risolvono il bubbone creato dalla riforma Fornero delle pensioni per i 9 mila docenti «Quota 96», non dicono nulla sul personale «non idoneo». Servivano 200 milioni, non sono stati trovati. Questo ha provocato la protesta della vice-presidente Pd in Commissione Cultura alla Camera Manuela Ghizzoni (Il Manifesto 6 settembre). Il presidio Cobas a Montecitorio ha prodotto un risultato: i 5 stelle Rizzetto e Marzana hanno annunciato un progetto di legge, mentre le commissioni pertinenti si sono impegnate a cancellare la «norma della vergogna» inserita nella spending review da Monti.
Il bricolage approvato ieri nello stile della decretazione prêt-à-porter è ben poca cosa rispetto al taglio di 8,4 miliardi di euro praticato nel 2008 dal Pdl, oggi al governo con il Pd. L’assunzione di 69 mila precari in tre anni è inferiore rispetto all’epoca Gelmini. Una conseguenza della riforma Fornero che ha bloccato il turn-over. Tutto tace anche sul capitolo «concorsone»: non è stato chiarito se i 2.032 docenti (su oltre 7500) che avrebbero diritto all’assunzione quest’anno troveranno una cattedra e uno stipendio. C’è poi lo stanziamento di 100 milioni di euro per il diritto allo studio, ad oggi ridotto a 14 milioni di euro. Briciole rispetto al miliardo stanziato in Germania, accolto da sindacati e studenti come una notizia positiva in tempi di austerità. Stanziati anche 15 milioni di euro (3,6 nel 2013 e 11,4 per il 2014) contro la dispersione scolastica, 13,2 milioni (3,3 nel 2014 e 9,9 nel 2015) per l’insegnamento della geografia; 15 milioni per il Wi-Fi nelle scuole secondarie; 10 milioni nel 2014 per l’accesso gratuito dei docenti nei musei, e 3 per gli istituti di studi musicali. Gli studenti stranieri potranno rinnovare il permesso di soggiorno per lo studio. Novità per gli enti di ricerca. Saranno vincolati al sistema della «quota premiale» del 7% sul fondo ordinario erogato in base ai risultati della valutazione della ricerca. Nella lenzuolata prodotta dal governo stop alle sigarette elettroniche, una misura che farà molto discutere. C’è l’assunzione di 57 dirigenti scolastici che hanno vinto un concorso 5 anni fa. Meglio tardi che mai. In attesa del testo definitivo del decreto, l’elenco potrebbe allungarsi.