Nessun intervento diretto del governo sulle unioni omosessuali. Lo esclude decisamente la democratica Monica Cirinnà, relatrice in commissione Giustizia del Senato del testo di legge sulle coppie conviventi omo e eteroaffettive. La notizia data ieri da l’Unità di un provvedimento governativo pronto per essere varato a settembre non convince la senatrice Pd che sta lavorando al testo base per dare diritti alle coppie omosessuali, vista l’”impossibilità” politica attuale di estendere loro l’istituto del matrimonio come in molti altri Paesi europei, e disciplinare con i «patti di convivenza» tutte le unioni di fatto.

 

 

Senatrice Cirinnà, il vostro lavoro incontra tali difficoltà in Commissione da giustificare un intervento diretto del governo?

Infatti io escludo un intervento del governo. Renzi ha detto solo che a settembre ci decideremo a dare diritti alle coppie omosessuali, come la Corte costituzionale ci ha chiesto. E sa benissimo, perché il nostro lavoro viene seguito dal sottosegretario Ivan Scalfarotto, che siamo già avanti con i due disegni di legge. Quindi sono certa che procederemo con il lavoro in Parlamento, e il governo eventualmente presenterà i suoi emendamenti.

Due ddl: uno per estendere i diritti “matrimoniali” anche alle coppie gay e l’altro per le unioni di fatto, anche eterosessuali. Cosa prevedono?

Per quanto riguarda le unioni tra persone dello stesso sesso, almeno tre dei testi che ho unificato propongono esattamente il modello tedesco di civil partnership, quello che vuole Renzi, con l’adozione del figlio del partner. Ed è il modello che adotteremo, su questo si è chiuso l’accordo.

Ma il senatore di Ncd, Carlo Giovanardi, ha già bollato questa proposta come «inacettabile» perché, dice, «spalanca le porte a inevitabili successive sentenze della Consulta per arrivare all’obiettivo finale, come in altri Paesi, di poter adottare bambini o acquisirli con la cosiddetta maternità surrogata».

Se il governo intervenisse con un decreto, lo scoglio del Ncd sarebbe superato… E il senatore Giovanardi, che ormai ricalca le posizioni della Cei, sarebbe azzittito.

Renzi e Alfano potrebbero aver già trovato un accordo su questo punto, secondo lei?

È troppo presto, prima va fatta la legge elettorale. In ogni caso, o il centrodestra si piega alle nostre ragioni, o ci sono comunque maggioranze alternative, con Sel e il M5S. La strada è tutta politica. È chiaro che l’accordo dentro la maggioranza di governo è prioritario ma non credo che Giovanardi possa fermare un treno in corsa: Camerun in Inghilterra, con un governo di destra, ha superato le unioni civili estendendo il matrimonio agli omosessuali. Ormai sono solo i clericali, nemmeno i cattolici, ad opporsi.

E dentro il Pd non ci sono più resistenze di questo tipo? Eppure è dal primo governo Prodi che il centrosinistra discute di riconoscere i diritti delle coppie gay.

Sì, ma ormai niente è più come prima. Dopo Renzi, e dopo il 40%, l’aria di cambiamento che gli italiani ci hanno chiesto ci obbliga a uscire dalla palude anche sui temi etici. Dobbiamo cominciare a parlare anche di eutanasia, per esempio. È ora di dire basta.

Il modello di civil partnership tedesco è di fatto un matrimonio. Unica differenza, la questione figli. Ma ora che anche la fecondazione eterologa è possibile in Italia, non sarebbe il caso di avere un po’ più di coraggio?

Se dipendesse da me… Adesso le famiglie arcobaleno vanno tutte all’estero per avere bambini. Ma noi stiamo modificando il codice civile con questi due ddl, e non è questa la sede giuridica per discutere di fecondazione assistita. Per questo, va modificata la legge 40.

L’altro ddl regolamenta le coppie di fatto, etero e omo, con una soft law…

Sì, io sto lavorando per unificare tutto in un solo testo con due sottotitoli diversi. I «patti di convivenza» – i «Dico» come li chiamavano una volta – servono per dare diritti e doveri minimi alle coppie di fatto. Perché è inutile intervenire eccessivamente con le norme, la società è molto più avanti di noi e delle leggi. Dobbiamo lasciare la libertà di scelta alle persone, e offrire solo un ventaglio di possibilità, tutto il resto può essere poi integrato con atti notarili. Ciascuno poi deciderà se e come adattare la propria vita alle possibilità offerte. Le persone vivono tranquillamente insieme, anche senza i nostri recinti.