Le nostre vite digitali, le attività quotidiane che svolgiamo sui social network per intrattenere relazioni, comunicare, discutere, lavorare, creano una sfera pubblica inedita. Facebook, Twitter e le piattaforme globali di social networking sono le nuove piazze digitali: piazze fatte di milioni di testi che possono essere letti, osservati, geolocalizzati, compresi e usati. È questa una opportunità e una tensione profonda del contemporaneo, in cui si gioca la continua ridefinizione di spazio pubblico e spazio privato.

Nel 1° Municipio di Roma è partita una sperimentazione che affronta questi temi in modo radicale. L’esperimento si chiama «EC(m1)», acronimo di «Ecosistema Cultura Municipio 1»: un dispositivo tecnologico in grado di raccogliere, analizzare e visualizzare in tempo reale l’attività pubblica di chi usa i social network per esprimersi in tema di cultura nella città.

Alla base, vi sono tecnologie (quali Analisi di Linguaggio Naturale, Analisi Emozionale, Geo-coding, Analisi di Rete e Relazionale) che consentono di raccogliere le conversazioni pubbliche di cittadini e operatori, comprendere i temi delle discussioni (editoria, arte, teatro etc..) e gli stati emozionali espressi (gioia o delusione dopo aver partecipato a un evento), rappresentare le informazioni in maniera visuale rendendo accessibile, navigabile e consultabile questa enorme mole di dati. Il risultato è un paesaggio di dati in continuo mutamento, consultabile attreverso tre diverse rappresentazioni: lo spazio, il tempo e le ralazioni della cultura della città. Tre mappe generative che si trasformano insieme alle nostre interazioni online.

La piattaforma, attiva dal 15 agosto, raccoglie in forma limitata gli ultimi due anni di attività: la cattura avviene a regime in tempo reale. I dati rivelano settemila operatori e due milioni di cittadini e turisti che si esprimono su eventi e temi culturali, aprendo le porte a una analisi geografica, temporale e relazionale tra tutti gli attori coinvolti: la geografia umana in tempo reale della città.

Un elemento è, infine, cruciale.

Tutte le informazioni generate dal sistema sono rilasciate sotto forma di Open Data, dando vita a un nuovo bene comune a disposizione della città e dei suoi attori, pubblici e privati. Si restituisce alla collettività una conoscenza (e un ruolo) di cui fino ad ora hanno beneficiato solo grandi operatori e gestori delle piattaforme: osservare, ascoltare e analizzare le nostre vite digitali – e la conoscenza che ne deriva – per creare le proprie strategie.

È la prima volta che un’operazione del genere avviene con il coinvolgimento di un’amministrazione pubblica. «EC(m1)» nasce da una sinergia con l’assessorato alla cultura del 1° Municipio e sarà presentato il 28 settembre in occasione di Cultur+, primo appuntamento sulla creatività del I Municipio.

Ma come potrà essere utilizzato questo strumento? Innanzitutto, per comprendere desideri, visioni e atteggiamenti dei cittadini, aprire nuovi spazi per la collaborazione, il business, la pianificazione urbana, le politiche pubbliche, la coesione sociale. E riflettere sulle forme mutate dello spazio pubblico, i conflitti, le opportunità che emergono dalle nostre vite digitali. Su Facebook, la discussione è già partita: il gruppo dedicato al progetto conta già oltre 200 iscritti fra artisti, docenti, operatori culturali e persone incuriosite.