Emmanuel Macron e il primo ministro, Edouard Philippe, si occupano di Notre-Dame in queste ore. Gli annunci del presidente, in risposta al movimento sociale dei gilet gialli, anche se sono in parte ormai conosciuti a causa di una fuga di notizie sull’intervento previsto e poi annullato di lunedì, arriveranno solo la prossima settimana. Ieri, il consiglio dei ministri ha reso noto che dalle prossime settimane verrà presentato «un progetto di legge che dia un quadro legale alla sottoscrizione nazionale», ci saranno delle modifiche sugli sgravi fiscali per le donazioni. Philippe ha annunciato inoltre che ci sarà «un concorso internazionale» di architettura, per la nuova guglia di Notre-Dame. È stato nominato un Monsieur

Ricostruzione, il generale Jean-Louis Georgelin, ex capo di stato maggiore, per dare garanzie di trasparenza e buona gestione dei doni.

Tutte queste novità hanno subito scatenato polemiche feroci. Le donazioni: stanno arrivando molti soldi per salvare Notre-Dame, si sfiora ormai il miliardo di euro. Una grossa parte di questa somma è stata versata da tre delle più ricche famiglie di Francia, Pinault, Arnaud (entrambi imprenditori del settore del lusso) e Bettencourt (cosmetici). È esplosa la polemica sui «soldi» che «ci sono», e sul fatto che alla fine «a pagare è sempre lo stato», la filantropia in stile anglosassone trova in Francia molta resistenza. Di fronte a queste obiezioni, che sospettano l’ottimizzazione fiscale, la famiglia Pinault ha rinunciato a beneficiare della detrazione fiscale prevista sui 100 milioni di donazione. La legge, che è stata leggermente modificata, ha abbassato a uno sgravio delle imposte del 75% sulle donazioni inferiori a mille euro, mentre resta la deduzione del 66% per quelle superiori a questa cifra. Per le imprese non cambia nulla, la detrazione resta al 60%. Ci sono già più di 60mila donatori, in Francia e nel mondo, che vanno da Apple alla Bce, passando per dei privati cittadini. Per facilitare la raccolta, verrà anche aperto uno sportello in una stazione del métro di Parigi.

Continua lo scontro, tra esperti ma non solo, sull’indifferenza dello stato per la protezione del patrimonio, con l’accusa di aver ridotto i finanziamenti e quindi aperto la strada a possibili tragedie.

E un grossa polemica è sorta in prospettiva sul concorso per la guglia. Già la fretta mostrata da Macron l’indomani dell’incendio – ricostruire in 5 anni – aveva sollevato forti critiche. Rafforzate dall’accenno di Philippe a «soluzioni moderne». Ci sono varie possibilità, con delle varianti: o la guglia (e anche la volta e la travatura) è ricostruita identica, era opera di Viollet-le-Duc, cioè del XIX secolo e questa ricostruzione potrebbe anche far ricorso a nuovi materiali, meno pesanti di quelli originali; oppure ci saranno proposte architettoniche per un intervento moderno. C’è anche la possibilità di tornare al tetto che esisteva prima di Viollet-le-Duc. Un dibattito simile era già stato aperto negli anni ’80 quando degli architetti giapponesi avevano proposto di realizzare delle guglie in metallo leggero, sulla torre occidentale. Insomma, torna in pieno la «querelle des anciens et des modernes», che riproporrà la violenza degli scontri che si sono scatenati nei decenni passati sulla ricostruzione delle halles, sulla Tour Montparnasse, sul Pompidou, sulla Pyramide del Louvre, sulle colonne di Buren al ministero della Cultura al Palais Royal. Con i siti scatenati, che sospettano Macron di favorire una cultura mondializzata.

I pompieri ieri hanno fatto il punto sulla situazione. Spento l’incendio, restano da analizzare i danni: i pignoni sono pericolanti, non sono crollati perché protetti da lanci d’acqua controllati, per non danneggiare i rosoni, ma adesso sono a rischio perché è crollata la travatura. «Possono crollare se non vengono consolidati» ha detto il colonnello dei pompieri, Gabriel Plus. Una sessantina di pompieri sono ancora al lavoro a Notre-Dame (erano più di 400 al momento dell’incendio). La missione è «sorvegliare i punti caldi sulla travatura e la volta, sull’interstizio delle pietre», che hanno subito la fusione del piombo della volta e sono fragili. Il ponteggio dei lavori in corso è ancora sul posto, dovrà essere smantellato. Dopo una riunione tra ministri, comune e responsabili di Notre-Dame ieri, Parigi organizza oggi una cerimonia, con letture di testi e musica. Le campane delle chiese hanno suonato ieri alle 18.50, per ricordare l’esplosione delle fiamme. «La storia si ricorderà che i pompieri di Parigi hanno salvato Notre-Dame e i tesori artistici», ha detto Philippe. I primi ad arrivare sull’incendio, sono stati quelli della caserma di rue Cardinal Lemoine, nel 5° arrondissement.