Si apre uno spiraglio per la partecipazione a distanza ai lavori della camera dei deputati. Il presidente Fico ha convocato una riunione della giunta per il regolamento martedì prossimo, 31 marzo, avvertendo che farà «comunicazioni sulle modalità di svolgimento dei lavori delle Commissioni nel periodo dell’emergenza». Nella precedente riunione della giunta, il 4 marzo, proprio lui aveva chiuso alla possibilità di sperimentare forme di votazioni da remoto per i deputati tenuti lontani da Roma dall’epidemia. Ma da allora molto è cambiato e le uniche due volte in cui l’aula di Montecitorio, successivamente, si è dovuta riunire, ha dovuto farlo imponendo i ranghi ridotti. Nel frattempo alcune commissioni hanno cominciato a lavorare da remoto e martedì scorso con la teleconferenza si sono riunite commissioni dei due rami del parlamento per l’audizione del ministro Gualtieri.

Un appello promosso da cinque deputati – Fusacchia (Misto), Lattanzio (M5s), Muroni e Palazzotto (Leu), Quartapelle (Pd) – perché «la camera si doti urgentemente di tutto ciò che serve per permetterci di lavorare a distanza e fare la nostra parte nel combattere il coronavirus» ha raccolto ieri sera circa novanta firme. Moltissime dei cinque stelle, il partito del presidente Fico, e del Pd, ma anche di Leu, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Una spinta in questa direzione è venuta dal parlamento europeo, che su iniziativa del suo presidente David Sassoli giovedì ha per la prima volta consentito il voto da remoto a tutti gli europarlamentari bloccati nei rispettivi paesi dalle misure di precauzione e dalle restrizioni negli spostamenti. Un esperimento «macchinoso», ha riconosciuto lo stesso Sassoli ieri durante una videoconferenza sul tema organizzata dal presidente della prima commissione della camera, Giuseppe Brescia. Ogni deputato infatti ha dovuto compilare e scannerizzare la sua scheda di voto ricevuta via email, prima di rispedirla. Tutto questo per tre votazioni. «Tremo – ha detto Sassoli – pensando a maggio con la sessione di bilancio, con decine o centinaia di voti».

Brescia è un deputato dei 5 Stelle tra i più vicini a Fico. Da tempo batte la pista del voto elettronico anche per le elezioni nazionali, tanto che è andato a studiarlo in Estonia. Mercoledì aveva sollevato in aula il problema della partecipazione a distanza ai lavori di Montecitorio, la convocazione della giunta per il regolamento fa seguito anche a questa iniziativa. Ieri nel corso del dibattito online organizzato da Brescia, il deputato Pd Ceccanti ha sottolineato come l’accordo tra gentiluomini in base al quale per limitare i rischi del contagio alla camera si sono presentate solo delegazioni dei gruppi (mercoledì poco più di un sesto dei deputati eletti) non può reggere a lungo. Perché ci potranno ben essere votazioni sulle quali non c’è l’unanimità, per le quali misurare il peso di maggioranza e opposizione torna a essere essenziale: «Ci esponiamo alla lotteria». Oltretutto la partecipazione di una rappresentanza di deputati in luogo della totalità del gruppo è una forma di voto per delega, che – hanno fatto notare i costituzionalisti Ainis e Clementi – è un’innovazione ben più pesante di quella del voto a distanza.

Martedì prossimo non si parlerà (ancora) di questo. Ma la giunta potrebbe sbloccare da subito il lavoro online delle commissioni. E insediare un comitato politico e tecnico per portare le innovazioni anche in aula.