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Un collaborazionista dopo l’altro. Le hit squad ucraine alzano il tiro

Un collaborazionista dopo l’altro. Le hit squad ucraine alzano il tiroSoldati ucraini – Ap

Crisi ucraina Cresce il numero di omicidi mirati nei territori occupati dai russi e imputabili a quelli che Kiev chiama "partigiani". «Non dormirete sonni tranquilli», è il loro messaggio. Nel mirino ex deputati, funzionari filorussi, ex consiglieri del governo

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 30 agosto 2022

Città occupata di Starobilsk’,15mila anime a nord di Lugansk, a pochi chilometri dal fronte del Donbass. Sono le 17.49 dell’11 agosto. Un suv con i vetri scuri attraversa lentamente un quartiere periferico, la scena è ripresa dalle telecamere di servizio installate lungo il percorso: intorno si vedono un paio di operai al lavoro in una officina, un passante in bicicletta, una coppia a bordo di un’altra auto ferma ai bordi della strada.

L’ESPLOSIONE è improvvisa e trasforma il suv in un’enorme bolla di fuoco seguita da una scia di fumo scuro che avanza ancora qualche metro prima di fermarsi. A bordo, ma questo si saprà solo il giorno dopo, c’era Askier Lashiev, ex agente della polizia fiscale ucraina che i russi, una volta presa Starobilsk’, avevano scelto per guidare la polizia locale.

Nelle immagini si vede chiaramente la carica di esplosivo saltare sul lato del passeggero accanto al guidatore. Trecento, quattrocento grammi di esplosivo ad alto potenziale, forse tritolo, piazzati con ogni probabilità sotto al sedile. L’omicidio sembra opera di un particolare reparto dell’esercito ucraino. A Kiev li chiamano «partigiani».

La loro guerra si combatte nel silenzio, alle spalle delle linee russe. Il primo a parlarne apertamente è stato un consigliere del governo ucraino, Anton Gerashchenko, che prima della guerra è stato per due anni dell’Interno accanto ad Arsen Avakov, l’uomo che ha costruito dal nulla i battaglioni nazionalisti e li ha poi integrati nella guardia nazionale.

A fine luglio, in una intervista tv, Gerashchenko ha detto che il paese stava preparando una struttura segreta per colpire nelle province sotto il controllo dei russi, paragonando in modo forse improprio le squadre ucraine a Cia, MI6 e Mossad. Da allora il numero di omicidi mirati è nettamente salito.

Quello di Lashiev le forze armate lo hanno praticamente rivendicato: il video dell’esplosione ha cominciato a circolare pochi giorni fa proprio attraverso canali frequentati dai militari ucraini. Altri rimangono più misteriosi.

IERI A KHERSON sarebbe morto Oleksii Kovalov, 33 anni, ex parlamentare entrato alla Rada nel 2019 proprio con i voti di Servo del Popolo, il partito del presidente, Volodymyr Zelensky. Oleksii era fuggito da Kiev lo scorso aprile. Qualche settimana fa ha fatto sapere di essere diventato il numero dell’Amministrazione civile e militare di Kherson, una delle grandi città che i russi hanno conquistato nel corso della loro offensiva.

Con quell’incarico aveva incontrato anche Sergey Kirienko, uno dei più stretti collaboratori del capo del Cremlino, Vladimir Putin. Già a giugno lo avevano dato per morto. La sua auto era saltata in aria proprio come quella di Lashiev.

Lui, però, era comparso in tv da un letto di ospedale con una vistosa bendatura al braccio sinistro smentendo i rapporti del governo ucraino. Domenica lo avrebbero trovato a terra nella sua casa a Holya Prystan con un colpo di pistola in testa. La moglie, ferita al collo, sarebbe ancora viva. La dinamica di questa morte resta, tuttavia, ancora da chiarire.

Con le loro recenti azioni i «partigiani» hanno mostrato di riuscire a colpire ben oltre il fronte, dentro il territorio che almeno in teoria dovrebbe essere sotto il saldo controllo dei russi, usando modalità in tutto e per tutto simili a quelle dell’attentato alle porte di Mosca contro Daria Dugina, la figlia dell’ideologo di estrema destra Aleksander Dugin.

IL 5 AGOSTO Vitaly Gura, responsabile di Nova Khakovka, poco lontano da Kherson, ha perso la vita in una sparatoria. Il 24 Ivan Sushko, a capo del villaggio di Mikhailivka, nei pressi di Zaporizhzhia, è stato ucciso con una autobomba. Il 26 a Berdyansk un funzionario filorusso di nome Aleksander Kolesnikov è morto in un’esplosione.

Sul numero di partigiani ucraini incaricati di portare a termine questi compiti speciali le stime sono incerte. È possibile che il richiamo di Gerashchenko con i servizi segreti di Stati uniti, Gran Bretagna e Israele contenga un riferimento quantomeno al sistema di addestramento utilizzato.

«Il nostro obiettivo – ha detto al New York Times uno degli elementi di questa squadra con il nome in codice di Svarog – è far capire agli occupanti che non sono a casa, che non possono pensare di stabilirsi qui, che non dormiranno mai sonni tranquilli».

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