Robert Lloyd Schellenberg, cittadino canadese di 36 anni, è stato condannato a morte in Cina per spaccio di droga. Schellenberg era stato arrestato nel 2014, accusato di aver spacciato 200 chilogrammi di metanfetamina. Nel novembre 2016 era stato condannato a 15 anni di carcere. Ma in seguito ad un appello, che riteneva la pena troppo leggera, un tribunale nella città nord-orientale di Dalian lo ha condannato a morte.

“Non sono un trafficante di droga, sono venuto in Cina come turista”, ha detto Schellenberg poco prima che il verdetto fosse annunciato, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Afp. A darne notizia per primo, in Cina, è stato il sito Ifeng; nell’articolo – che ricostruisce tutto il caso, viene specificato che “I fatti denunciati dal giudice sono chiari, le prove sono vere e sufficienti così come le accuse: Scherrenberg è il principale autore del reato ed è un criminale”.

La sentenza, chiaramente, va a inserirsi all’interno della piega burrascosa che ha preso la relazione tra Cina e Canada, a seguito dell’arresto della dirigente cinese della Huawei Meng Wanzhou a Vancouver, su mandato della Giustizia Usa.

La risposta della Cina, oltre che diplomatica, è stata immediata, con il fermo di alcuni cittadini canadesi.

Secondo Ottawa, sarebbero tredici in totale i canadesi arrestati (anche se fino ad ora è stato reso pubblico solo l’arresto di tre persone), di cui “almeno otto” sarebbero stati poi rilasciati. In una nota il Canada ha specificato che al momento non si sa quali accuse siano state mosse da Pechino ai soggetti arrestati.

Il procuratore capo della Procura suprema del popolo cinese, Zhang Jun, ha confermato che i due cittadini canadesi arrestati in Cina il mese scorso restano sotto indagine da parte delle autorità del paese, ed ha aggiunto che non sussiste “nessun dubbio” sul fatto che i due abbiano violato le leggi del paese.

“L’indagine è in linea con i dettami del giusto processo, e riteniamo di poter continuare a procedere su tale linea”, ha dichiarato il funzionario nel corso di una conferenza stampa, riportata oggi da Agenzia Nova.

La Cina in precedenza aveva arrestato i due cittadini canadesi – l’ex diplomatico Michael Kovrig e Michael Spavor – con l’accusa di aver messo a repentaglio la sicurezza nazionale cinese. I due sono agli arresti da oltre tre settimane, e le autorità giudiziarie cinesi non hanno ancora fissato un’udienza a loro carico.

Michael Kovrig, membro dell’International Crisis Group e grande conoscitore della Cina, sarebbe inoltre sottoposto a condizioni di prigionia “inumane”, secondo fonti a conoscenza della situazione citate dalla stampa canadese. La Cina non ha fornito informazioni precise sulle ragioni delle sua detenzione, se non una generica accusa di minaccia alla sicurezza nazionale.

Il Wall Street Journal, citando diplomatici stranieri a Pechino, ha messo a confronto i casi di Spavor e Kovrig, suggerendo che i loro arresti facciano parte di un’operazione coordinata. Entrambi i canadesi – infatti – avrebbero avuto “interessi professionali in Corea del Nord, hanno lavorato in Cina per diversi anni e sono stati fermati lunedì scorso in città separate da funzionari della sicurezza statale cinese”

* L’articolo è stato modificato alle ore 19.14 per correggere un dato: il cittadino canadese è accusato di aver spacciato 200 chilogrammi di metanfetamine