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Franz Kafka soggiornò nel minuscolo villaggio boemo di Zürau nel 1917, ospite della sorella Ottia, in una sorta di convalescenza dopo problemi di salute. Oltre agli Aforismi raccolti i n una edizione Adelphi, scrisse anche un racconto dai toni fiabeschi con il titolo Il cavaliere del secchio. Nato senza un corredo visivo, oggi recupera una sua forma immaginifica grazie alle meravigliose illustrazioni di Anais Tonelli, nell’edizione del libro pubblicata da Topipittori (pp. 48, euro 18, traduzione di Anita Raja, postfazione di Martino Negri).
È una fiaba dalle atmosfere andersiane sull’empatia umana, le sue defaillance e l’avidità che sbriciola ogni possibilità di relazione. Una fiaba gelida, che ricopre di ghiaccio il cuore e di color pece il mondo con le matite e i carboncini dell’artista che l’ha interpretata con tratti poetici. Tra il visibile e l’invisibile, un uomo che cavalca un secchio vuoto si presenta alla porta del carbonaio del paese per chiedere una palata – anche scadente – della loro merce. Ha freddo e non ha soldi per pagare in contanti. Ma la moglie del venditore finge di non sentire e non vedere: chiude se stessa all’incontro, incapace di ascoltare le necessità altrui, sensibile solo al tintinnìo dei soldi. L’happy end è bandito, il «cavaliere» onirico e kafkiano, intirizzito dovrà inerpicarsi per la strada dei Monti Ghiacciati, annunciando che si perderà per sempre.
Se lo scrittore delle Metamorfosi aveva introdotto nel consesso umano l’impiegato Gregor Samsa sotto forma di scarafaggio, la coinvolgente autrice e illustratrice Noemi Vola ci regala una certa confidenza con i lombrichi nel suo spassoso e anche scientifico Sulla vita sfortunata dei vermi (Corraini, pp.256, euro 29), che si rivela essere senz’altro fra le letture più divertenti dell’estate.
Solo Darwin si interessò veramente a queste stravaganti creature della terra, cangianti, elastiche, capaci di riprodurre pezzi di sé, cibo prelibato per i predatori soprattutto quando, loro malgrado, si annodano e quel gomitolo vermoso, troppo riconoscibile, diventa un pasto facile per chi è in agguato. Ma a rendere piacevole il libro, è l’inventiva che lega insieme i tanti disegni ironici e il modo in cui vengono elargite le informazioni. Come molti di noi, infatti, anche i lombrichi sono in perenne ricerca della loro identità e del loro posto nel mondo. In fondo, non sanno cosa cercano quando scavano e per sopravvivere alla noia deve fare uno sforzo di immaginazione, pensandosi laccio della fionda o di una scarpa da ginnastica, segnalibro, anello di fidanzamento, guerriero armato o nobiluomo riccamente abbigliato.
Ancora spaesamenti identitari che narrano storie di patrigni malvagi, lupe cattive e belli addormentati sono quelli che rintracciamo nel volume dedicato alle Fiabe d’altro genere, con le leggende della tradizione rivisitate alla rovescia – invertendo le funzioni del maschile e femminile – da Karrie Fransman & Jonathan Plackett, cambiando il punto di vista e non la trama o le avventure vissute dai personaggi (Rizzoli, pp. 204, euro 20).
Plackett racconta di aver dovuto inventare un algoritmo scambia-generi per accedere a questa nuova lettura che vede imperversare gatte con gli stivali, Raperonzolo giovanotto dalla lunghissima barba, il bello e la bestia e così via. D’improvviso, scrive, davanti agli occhi di lui e sua moglie Karrie, autrice e disegnatrice di fumetti, volteggiavano «principesse in armature scintillanti che correvano a salvare principi addormentati, re che stavano alla finestra a cucire sognando di avere un figlio…».
Gli archetipi sono indistruttibili e universali, gli stereotipi un po’ meno e possono mostrare la corda.
È un romanzo fuori dagli schemi, che non edulcora la realtà ma anzi la imbastisce con molte spine anche Ladra di jeans di Giuliana Facchini (Sinnos, pp. 144, euro 13). Il motore narrativo sono un paio di jeans fiorati e amatissimi dall’adolescente scontrosa Gemma che però sua madre, nel fare ordine nella sua stanza, dà via. Gemma non è più magrissima e quei pantaloni non entrano più. Passano di mano e finiscono sul bel corpo dell’indiana Padma, compagna di scuola socievole e tranquilla divoratrice di libri. Sarà l’incipit di una amicizia ambigua, costellata di sabotaggi, dispetti e menzogne (da parte di Gemma) ma insieme anche di molti pomeriggi passati insieme. Fino all’ultimo atto, il più terribile, imperdonabile. Ogni capitolo – che alterna la voce della protagonista in prima persona al racconto «equidistante» dei fatti – è segnato dai colori delle emozioni che sottendono alle azioni e ai pensieri. Non c’è nessun lieto fine o morale: l’età di mezzo spesso non ammette passi indietro e si fonda su una traballante sicurezza di sé. A volte, per crescere difendendosi dalla sofferenza, bisogna far soffrire qualcun altro. Con vergogna, oppure cinismo e rimanendo intrappolati nella propria smania di esistere, nel desiderio spasmodico di essere «visti». Il finale del libro è aperto, non sapremo come andranno le cose fra Gemma e Padma e la comunità che le circonda.
Tra le letture al mare e montagna figura poi un «classico» in piena ri-fioritura. Quando l’autrice inglese Philippa Pearce nel 1958 scrisse il suo capolavoro, Il giardino di mezzanotte, non poteva di certo immaginare un mondo imprigionato nella morsa della pandemia. Eppure la sua storia comincia con una quarantena ed è quella che Tom è costretto a subire quando suo fratello Peter si ammala di morbillo. Viene allontanato da casa e finisce nell’appartamento degli zii. Si prospetta per lui una triste e noiosa estate. Fino a quando, una notte, la pendola dell’ingresso batte tredici rintocchi e Tom, al posto del cortile grigio e scarno dietro la casa, scopre un rigoglioso giardino, abitato da animali, piante bellissime e da vari ragazzini. C’è pure una bambina di nome Hatty. La macchina del tempo inizia il suo altalenare fra epoche diverse, scorrendo avanti e indietro. Ispirato a questo romanzo pervaso da un realismo magico, il riuscitissimo graphic novel scritto e illustrato da Edith (Mondadori, traduzione di Beatrice Masini, pp. 108, euro 18) ritorna in quel fantasioso giardino, stringendo un patto fra diverse generazioni.

 

SCHEDE LIBRI

Assaggiando il cielo

C’è un maiale che potrebbe giurare che la luna sia uguale alla polenta, ma per dimostrare la sua teoria e soddisfare la sua curiosità non può che chiedere agli altri animali di aiutarlo a raggiungerla. La lunghissima giraffa potrebbe essere la sua «scala verso il cielo», ma una volta salito per assaggiare la luna, si accorge che è ancora troppo lontana. E allora mente, dice che si è sbagliato ed è fatta di un latte che non vuole assaggiare. Al suo posto arriva un cane, si arrampica su elefanti ippopotami e giraffe per dare una leccatina, ma niente da fare. Ricorre alla bugia pure lui: è fatta di banane. E dunque sarà la volta di un scimmia e così via. Fino all’intelligentissimo elefante che si conquisterà il rispetto di tutti. Di cos’è fatta la luna di Silvia Roncaglia (Gribaudo, disegni di Elisabetta Civardi, pp. 32, euro 7,90) è una storia che ha il ritmo allegro delle filastrocche e una scrittura che aiuta, con la sua font, la lettura di chi ha difficoltà. a. di ge.

Spettacolari tentacoli

Sono le creature tentacolari le protagoniste del nuovo picture book per la collana di divulgazione Le Sinapsi di Camelozampa: Il giardino delle meduse, scritto dalla biologa Paola Vitale e immaginato dalla illustratrice Rossana Bossù (pp.48, euro 16.90) invita a un tuffo negli abissi alla scoperta del loro mondo. L’albo è impreziosito dalle tavole che uniscono l’invenzione artistica con il rigore naturalistico. Vivono nelle profondità ma a volte arrivano fino in spiaggia (purtroppo, sono trattate malissimo dai bagnanti che le temono). Hanno forme diverse, misure le più disparate e sopravvivono a qualsiasi temperatura del mare, dall’Artico agli oceani tropicali. Nonostante la loro cattiva fama (i tentacoli urticanti e velenosi), unita però a una incommensurabile bellezza che fluttua danzante in luoghi inaccessibili, sono considerate dei portentosi indicatori dei cambiamenti climatici. Un albo raffinato, da collezione. a. di ge

Fiabe moderne

Ogni tanto in casa si combina qualche disastro. Accade a Caterina che rompe una ciotola, incorrendo nella rabbia di sua madre. Ma quando si è piccoli tutto assume un aspetto diverso e la realtà può mescolarsi con un piano fantastico. Ecco allora che anche una mamma può essere colpita da un maleficio e diventare Regina Kattiva: questo è il delizioso racconto di Gabriele Clima nel suo libro per le edizioni Corsare (illustrazioni di Lorenzo Sangiò, pp. 36, euro 18). Alla protagonista non resta che andare a chiedere aiuto, con un coraggioso viaggio di iniziazione nella propria strada e palazzo. a. di ge.