È proprio vero che, quando si ha la libertà, non la si apprezza mai abbastanza. In questi giorni, da quando non sono più sotto scorta, posso finalmente andare in giro a piedi, fermarmi a lungo in una libreria, prendermi un caffè con un amico. Soprattutto ritrovo la spontaneità che, dopo più di tre anni di vita rigidamente programmata, avevo dimenticato. Magnifico uscire di casa così semplicemente, senza doverlo comunicare il giorno prima.

Essere sotto scorta non è un privilegio. Può pensarlo solo chi guarda dall’esterno. Ma la condizione è ambigua: chi è protetto è anche sorvegliato, chi è sotto tutela è anche sotto controllo.

Non ho chiesto io la scorta. Mi è stata assegnata nel marzo del 2015.

È proprio vero che, quando si ha la libertà, non la si apprezza mai abbastanza. In questi giorni, da quando non sono più sotto scorta, posso finalmente andare in giro a piedi, fermarmi a lungo in una libreria, prendermi un caffè con un amico. Soprattutto ritrovo la spontaneità che, dopo più di tre anni di vita rigidamente programmata, avevo dimenticato. Magnifico uscire di casa così semplicemente, senza doverlo comunicare il giorno prima. Essere sotto scorta non è un privilegio. Può pensarlo solo chi guarda dall’esterno. Ma la condizione è ambigua: chi è protetto è anche sorvegliato, chi è sotto tutela è anche sotto controllo.

Non ho chiesto io la scorta. Mi è stata assegnata nel marzo del 2015. Motivo? Le ripetute minacce giunte da parte di gruppi dell’estrema destra: neonazisti e neofascisti. Avevo già scritto parecchio su questi temi. Ammetto, però, che dopo il primo stupore, e il tentativo di rifiutare la scorta, l’istinto è stato quello di non scrivere più – o scrivere di altro. Temi meno politici, più astratti. Per non avere guai. Poi sono andata avanti. E ho accettato la scorta che una commissione del Ministero degli Interni assegna sulla base di informazioni in loro possesso.

I livelli sono da uno a cinque. A me è stato attribuito un quarto livello di rischio: due uomini e una macchina. Sebbene non ci siano in Italia molti intellettuali sotto scorta, e per quanto non sia ovvio che intervenire nel dibattito pubblico comporti una scorta, non ne ho fatto mai un caso mediatico. Ho continuato a scrivere: sul razzismo, la tortura, le diverse forme di violenza, sul tema dei migranti.

Un mese fa mi è stata recapitata una nota del prefetto di Roma con cui, in pochissime righe, senza fornire alcuna giustificazione, mi veniva revocata la scorta. Mentre in genere viene concesso almeno un mese, per me il preavviso è stato solo di un paio di giorni. Allora ho scritto alla prefettura e alla questura. Raccomandata con ricevuta di ritorno. Non è arrivata nessuna risposta. E attendo ancora di conoscere i motivi. Sono cessare d’un tratto le minacce? È finito l’allarme? Sono diventati improvvisamente innocui quei gruppi di estrema destra? Se è così, sono la prima ad esserne sollevata. Vorrei solo saperlo.

Perché il punto è che io non ho mai avuto una carica politica o istituzionale. Finita la carica, finita la scorta. Com’è capitato ad alcuni politici con il cambio di governo. È bene ricordare che in Italia quasi la metà delle attuali 584 scorte è assegnata a magistrati; il resto è ripartito tra politici, imprenditori e dirigenti ministeriali. Poi ci sono i giornalisti, a dir vero, non moltissimi.
Se la scorta mi fosse stata tolta mesi fa, il gesto avrebbe avuto ai miei occhi un valore diverso. Ma invece è avvenuto nel nuovo contesto politico inaugurato dal «governo del cambiamento».

Come prescindere dai proclami sulle scorte del neoministro degli Interni Salvini e dalle sue uscite polemiche contro Roberto Saviano? Come leggere quel gesto, ignorando il clima di odio aperto, di razzismo esibito, di aggressione verso chi si azzarda a criticare?

Non ho mai avuto paura. Non mi sento vulnerabile. Ho ricevuto numerosissime testimonianze di solidarietà da ogni parte: associazioni culturali, partiti politici, sindacati. Ma anche da tanti amici, colleghi, semplici cittadini. Voglio ricordare in particolare il Coordinamento Universitario Link Sapienza che ha emesso un comunicato. La revoca della scorta, senza motivi, resta un fatto inquietante che a questo punto va al di là della mia persona e riguarda invece la democrazia di questo paese