L’estate è alle porte ed è tempo di programmare le ferie. In tanti scelgono una o più settimane all’insegna del corpo in movimento, preferiscono vacanze all’aria aperta a emissione zero di anidride carbonica o amano trascorrere buona parte delle ferie in sella a una bicicletta e godersi percorsi protetti e lontani dal traffico quotidiano, che ci soffoca tutto l’anno.

In Europa il cicloturismo muove 50 miliardi all’anno. Secondo uno studio condotto dall’Ue, la ricaduta economica è tra 100 e 300 mila euro per ogni chilometro di ciclovia. Inoltre, i green jobs legati alla bicicletta creano 62 mila nuovi posti di lavoro ogni anno. È il risultato sorprendente anche di politiche di mobilità ciclistiche portate avanti nelle principali metropoli e nei paesi europei. A Copenaghen, infatti, gli spostamenti in auto si sono ridotti del 40% grazie alle politiche che hanno favorito i percorsi in bicicletta. In Germania sono 50 mila gli spostamenti passati dall’uso quotidiano dell’auto alla bicicletta, mentre in Olanda il ministero dei trasporti ha calcolato che negli spostamenti da casa al luogo di lavoro e ritorno si sprecano 40 milioni di ore in auto, e il governo olandese pensa di favorire ulteriormente la mobilità ciclistica per trasferire questa enorme quantità di ore negli spostamenti in bicicletta, secondo i dati presentati da Manfred neum, presidente di World Cycling Alliance (Wca) a Milano al convegno «La bicicletta ci salverà» organizzato dalla Fiab  (Federazione italiana amici della bicicletta,  www.fiab-onlus.it), che aderisce all’European Cyclists’ Federation.

Tutto questo per dire che dietro ogni ciclista di città c’è un potenziale cicloturista. In Italia il valore economico del cicloturismo è di circa 3 miliardi di euro, rispetto ai 10 miliardi della Francia, eppure l’Italia ha un grande potenziale per la sua conformazione geografica, che viene poco sfruttato perché non esiste una regia nazionale. Attualmente ci sono nel nostro Paese 20 mila Km di percorsi ciclabili, e grazie al lavoro di mappatura svolto dalla Fiab, si possono consultare 21 ciclovie di qualità (www.bicitalia.org), itinerari ad uso della bicicletta di dimensione sovraregionale o di collegamento con i Paesi confinanti per programmare le vostre settimane di vacanze all’insegna del cicloturismo. Le strutture ricettive presenti su tutto il territorio nazionale in grado di ospitare cicloturisti, dagli alberghi ai B&B fino ai campeggi, sono complessivamente 700, raccolte sotto l’insegna di Albergabici, alcune delle quali sono dotate anche di una ciclofficina e di ricovero sicuro per le bici, comprese quelle libere 2000 nel complesso, poche rispetto alle 5 mila della Germania.
In Italia il 60% di coloro che trascorrono le vacanze in bicicletta sono stranieri. Le regioni più attrezzate sono il Veneto, il Friuli e il Trentino Alto Adige. Questt’ultimo, grazie ai suoi 400 km di percorsi ciclabili, ha un introito di 100 milioni annui dal cicloturismo. Il Veneto, con i suoi mille chilometri di ciclovie di qualità, negli ultimi anni ha condotto una forte politica per favorire il cicloturismo. Solo intorno al lago di Garda si contano circa un milione di passaggi annui in bici, compresi quelli brevi. Nella zona del ponente ligure, un tratto ciclabile di 24 chilometri conta 1 milione e 300 mila passaggi all’anno e nell’ultimo tratto di due chilometri, che va da Ospedaletti a Sanremo, sono sorte dieci attività commerciali grazie al cicloturismo.

Ma che cosa rende una regione più cicloturistica di altre, a parte i percorsi tracciati? «La presenza dei servizi, in particolar modo l’intermodalità treno+bici- afferma Antonio Dalla Venezia, responsabile cicloturismo della Fiab – la regione più all’avanguardia è l’Emilia Romagna, oltre al Trentino, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia. Senza la possibilità di viaggiare in treno con la bici e di fare percorsi brevi, medi e lunghi a seconda delle esigenze dei singoli e delle famiglie, non si favorisce il cicloturismo. In quelle regioni vi sono tratti ferroviari che si riempiono di cicloturisti e camminatori nel fine settimana, altrimenti per l’esigua presenza infrasettimanale avrebbero già chiuso. La ferrovia dovrebbe essere al servizio del cicloturismo, come avviene negli altri paesi europei, e non viceversa».

Se in Italia il cicloturismo, per i suoi percorsi ciclabili ben tracciati e le strutture ricettive, è praticabile principalmente nelle regioni del nord quali Lombardia, Veneto, Friuli e Trentino, la Toscana è la seconda regione più frequentata dai cicloturisti, mentre quella che più di altre sta investendo molto sul cicloturismo è l’Abruzzo, che con dieci cantieri aperti sta rendendo ciclabile tutta la costa adriatica dal confine con le Marche fino al Molise, per un totale di 130 chilometri, dei quali 70 km già percorribili. Al sud la Puglia è la regione d’Italia potenzialmente più predisposta al cicloturismo, per la sua conformazione geografica pianeggiante. Negli ultimi anni, però, ha pianificato molto e realizzato ben poco, a parte un percorso ciclabile di circa 25 km nei pressi di Cisternino in provincia di Bari. Eppure, i 400 chilometri del vecchio acquedotto pugliese che dai confini del Molise si estende fino alla punta più estrema della Puglia (Ediciclo ha recentemente pubblicato la guida del percorso ciclabile dell’Acquedotto pugliese che da Caposele, in Campania, attraversa la Basilicata e arriva fino a Santa Maria di Leuca, in tutto 500 chilometri) facilmente ciclabili, potrebbe rappresentare un grande punto di attrazione cicloturistica, se si favorisse l’intermodalità bici-treno.

In Italia non esiste una regia per elaborare una strategia unica sul cicloturismo. Il tutto è affidato alle singole regioni e alle sensibilità degli amministratori locali. In attesa che si sveglino e imitino i governanti delle regioni più all’avanguardia in Europa, programmate le vostre vacanze all’insegna del cicloturismo. La bicicletta è silenziosa, non inquina, fa bene alla salute ed è economica.