È in vacanza in Cilento, intanto a Napoli per tutto agosto si è discusso di lui, Antonio Bassolino. A cominciare è stato lo stesso ex sindaco di Napoli ed ex governatore che ha utilizzato i social network per commentare i post dell’attuale primo cittadino, Luigi de Magistris, ma anche per dettare temi al suo partito, suggerire strategie. Voci dal Pd raccontano di un Bassolino che sonda il terreno per un’eventuale discesa in campo per le comunali partenopee 2016. Un’ipotesi che naturalmente ha provocato immediate fibrillazioni. Il presidente Eav (società regionale di trasporto) Umberto De Gregorio, uomo di fiducia del governatore Vincenzo De Luca, ha lanciato una proposta che è suonata come un’imboscata: un comitato di tre saggi per individuare il candidato sindaco del Pd, i tre proposti sono proprio aspiranti competitor (lo stesso Bassolino, Umberto Ranieri e Graziella Pagano).

L’iniziativa ha innescato polemiche aspre più la replica seccata di Bassolino: «Basta strumentalizzazioni. Da cinque anni sono fuori dalle istituzioni». Una marcia indietro a cui sono seguite due dichiarazioni da Roma. La prima sul Mattino di Francesco Nicodemo, napoletano nello staff comunicazione di Palazzo Chigi: «Antonio fuoriclasse, ma si volti pagina». Quindi dal suo blog Claudio Velardi, spin doctor e ex assessore regionale bassoliniano (andò via prima che la nave affondasse del tutto): «Intere paginate delle gazzette cittadine sono zeppe di attestati di stima nei confronti di Bassolino, rilasciate dalle stesse persone che l’avevano messo in croce sette anni fa. Io penso che la sola ipotesi di una sua candidatura sia sbagliata, che non sia altro che la fotografia seppiata del declino della città. Ora, nel distacco del ritiro agostano, prevale in me il disgusto morale. Abbiano almeno il buon gusto di tacere». Due «grazie, ma grazie no» che raccontano come a Roma un Bassolino ter sia per ora sgradito, troppo legato al passato.
In casa Pd tutti temono le primarie. Molti pensano che la via di uscita sia il ’metodo Ercolano’, l’investitura da parte di Renzi di un candidato giovane radicato nel territorio. Per ora non si espone, ma De Luca starebbe lavorando a una sua proposta: il nome che si fa è quello del deputato quarantenne Leonardo Impegno, figlio di Berardo, il segretario Pds che Bassolino venne chiamato a commissariare durante Tangentopoli, prendendo in mano il partito da lì in avanti per 17 anni. Ma sarebbe un processo tutto da costruire: il governatore a Napoli è privo di truppe.

Nicodemo e poi Pina Picierno sono tornati sull’idea della Fonderia 2.0, una seconda edizione della Leopolda in salsa napoletana. E di nuovo la polemica è esplosa su Fb. I due, tra i promotori dell’iniziativa, rivendicano i numeri (tavoli, partecipazione) e il metodo per evitare le primarie «strumento per la resa dei conti interna». I detrattori hanno gioco facile nel ricordare che alla fine non uscì nessuna candidatura alle regionali. «L’anno scorso la Fonderia – commenta Luciano Crolla, responsabile Comunicazione Pd, anche lui tra gli organizzatori – ha provato ad aprire un canale con la società civile ma non con il partito. Renzi ha organizzato la Leopolda ma ha anche lavorato sul partito, accettando di perdere al primo giro. A noi è mancato questo coraggio così tutti poi sono ritornati alle rispettive correnti. Se oggi si esprime la necessità di individuare figure di prestigio si afferma, implicitamente, che il Pd napoletano non è nelle condizioni di svolgere la propria funzione. Se questo è il problema, sarebbe più lineare chiedere un congresso straordinario. Magari caratterizzato sui temi della città». Il congresso sarebbe anche l’occasione per legare la campagna elettorale al carro del Master plan per il Sud promesso da Renzi per metà settembre.
I 5Stelle potrebbero però sparigliare le carte forti del 24,85% conquistato in città a maggio ma anche loro sono a caccia del candidato, magari superando il metodo delle primarie on line. Il sindaco de Magistris intanto ha incassato l’appoggio di Stefano Fassina, ieri però sono arrivati segnali di nervosismo da Sel e Prc, che lo sostengono in consiglio: «L’intuizione vincente della sua candidatura – commenta Arturo Scotto, capogruppo alla camera di Sel – mi sembra si sia piuttosto indebolita. De Magistris deve investire di nuovo le sue energie per ricucire il legame società-partiti-cittadini. La formula dell’uomo solo al comando non ci convince e non basta per vincere».