L’area dello Stretto rappresenta una singolare realtà insediativa al centro del Mediterraneo che, per storia, cultura, rapporti economici e sociali, costituisce nei fatti un sistema urbano di 450 mila abitanti. La particolare conformazione territoriale ostacola tuttavia le comunicazioni e il dispiegarsi delle potenzialità; il mare separa, le montagne retrostanti costringono il tessuto urbano su strette fasce costiere. Oggi la Città dello Stretto appare una grande incompiuta. Sfumata la chimera del ponte e svaniti i promessi finanziamenti, rimane la questione di come far fronte alla dispersione insediativa e fare emergere il potenziale «metropolitano».

I collegamenti fra le due sponde dello Stretto sono di modesta qualità, concentrati su poche direttrici, gestiti prevalentemente da compagnie private, con traghetti adatti al trasporto di veicoli. I mezzi veloci per passeggeri sono pochi e gestiti modestamente (corse poco frequenti, costose, inaffidabili, non rispondenti alle esigenze dei viaggiatori). Nel mentre si parla di integrazione, Fs-Bluvia opera in senso opposto; compra la grande nave traghetto monodirezionale quando sarebbero state preferibili, a parità di costo, 6 motonavi passeggeri da 150-250 posti, taglia i raccordi ferroviari, rinuncia all’integrazione tariffaria e vettoriale, fa il gioco della compagnie private. La tariffa per l’attraversamento in auto, anche e soprattutto per gli abitanti dello Stretto, è elevatissima. Il sistema dei trasporti necessita di un assetto diverso in grado di esercitare azioni di cucitura tra le due sponde dello Stretto. Il mare può giocare il ruolo di infrastruttura privilegiata; non si tratta di costruire nuove costose infrastrutture, ma di attrezzare meglio gli approdi portuali e di organizzare servizi di trasporto collettivo efficaci e sostenibili. Alla stregua di linee di autobus che raccordano i quartieri di tante grandi città. Migliorando l’offerta si potrebbe rispondere a una domanda latente inespressa e i flussi passeggeri potrebbero crescere significativamente. D’altra parte potrebbe essere meglio servita l’utenza ferroviaria che oggi sconta un incredibile perditempo connesso alle manovre dei treni in porto o all’interscambio inefficiente. L’autobus del mare potrebbe inoltre favorire la mobilità dei turisti (sono circa 300mila i crocieristi che sbarcano ogni anno), rendendo possibili itinerari integrati su un raggio di 100 chilometri. Ne guadagnerebbero di certo l’economia e il sociale di tutta l’area. Per dar vita a un servizio di qualità sarebbe opportuna un’operatività di navette marittime veloci sulle 24 ore, con una frequenza maggiore nei periodi di punta, attivando l’integrazione dei servizi di trasporto, sincronizzando gli orari, unificando la bigliettazione, adeguando i sistemi di informazione e di assistenza al viaggiatore. Sarebbe inoltre auspicabile una tipologia di biglietto, fruibile per un’ora prima e dopo la tratta marittima, che consenta l’accesso ad altri servizi o luoghi pubblici quali musei, teatri, siti turistici, enti convenzionati.

L’iniziativa di dar vita a un servizio di Trasporto Pubblico Locale (Tpl) integrato potrebbe essere assunta, con un po’ di buona volontà, dai comuni direttamente interessati, ma anche dalle Regioni Calabria e Sicilia che, attraverso la sigla di un accordo specifico, rendano ammissibile il regime del trasporto collettivo a scala di conurbazione dello Stretto, superando il vincolo, alquanto anacronistico, dei servizi regimentati esclusivamente entro il territorio regionale. In rapporto a una ricerca condotta in ambiente accademico sui flussi di traffico passeggeri potenziali, i costi di gestione dei servizi di attraversamento si potrebbero pagare con i soli introiti tariffari, per cui il limite da superare sarebbe solo di stampo burocratico.

Resta aperta una grande questione che è quella della dotazione di servizi di Tpl a misura della Città dello Stretto; i tagli di questi ultimi anni e la gestione dei servizi non sempre oculata, stanno mettendo a dura prova la tenuta delle aziende.

I falsi percorsi di privatizzazione ed efficientamento rischiano di essere pagati dalla comunità locale e da oltre 700 lavoratori. Forse è venuto il momento di dar vita a una unica grande azienda di trasporto dello Stretto, gestita con criteri di efficienza, efficacia e qualità da un sano Ente Pubblico.