Un giorno, parlando con una signora, disse che era l’Odissea il più bel libro di viaggio mai scritto. Lei gli rivolse uno sguardo interdetto e lui rispose che era musica allo stato puro. Ogni giorno lo trovavi lì, dal 1991, rannicchiato per forza di altezza dietro il tavolino della cassa. Intorno a lui, sempre gente a chiedergli consigli e titoli, a raccontare di paesi sognati e di paesi vissuti durante una vacanza. Quando non era alla cassa, lo incrociavi tra gli scaffali della sua minuscola libreria, La libreria del viaggiatore, via del Pellegrino, Campo de’ Fiori, Roma.

Se ne è andato ieri, Bruno Boschin, un anno più dei cinquanta. Un uomo di grande intelligenza e cultura, un libraio nel senso più nobile e vero del termine. Le guide turistiche potevi comprarle da qualsiasi parte. Se entravi dal Viaggiatore era per cercare un testo che ti aiutasse a capire la realtà di cui, seppure provvisoriamente, saresti riuscito a far parte, o altre che non ti avrebbero mai visto straniero oltre i loro confini. Bruno, ci pensava su, si alzava, sfilava un volume. Lo aveva letto, lo conosceva, lo consigliava e spiegava il perché. Per lui non esistevano i clienti, abituali o casuali. Esistevano le persone che amavano il viaggio e il mondo. E la sua minuscola libreria, resa ancora più zeppa dalla presenza di mappe, atlanti, carte geografiche, esprimeva fisicamente questa tacita complicità.

Il Viaggiatore e Bruno non erano patrimonio soltanto dei romani. I cacciatori di buone pagine vagabonde arrivavano qui da tante parti d’Italia e di Europa. L’indirizzo è presente con molta evidenza su guide internazionali come Lonely Planet e Routard, gira sul web. Quando nella capitale venne messo in cantiere il progetto del Festival della letteratura di viaggio, Boschin ne fu primo e convinto sostenitore. Da libraio vero non aveva chiesto nulla in cambio. Solo uno spazio dove esporre il meglio del suo prezioso patrimonio. Più che vendere, voleva far conoscere. Capitava, chiacchierando, che si sfiorasse il tema di un trasloco per allargare gli spazi. Bruno metteva su un sorriso e ti spiegava che mai si sarebbe mosso da lì. Il Viaggiatore era un luogo della sua anima e di quella di chi lo frequentava.

Sembrano piccole domande, adesso, eppure sono importanti: che ne sarà della libreria, qualcuno vorrà e potrà caricarsi sulle spalle la fatica e l’amore che per quasi un quarto di secolo Boschin ha coltivato? Ha scritto Fernando Pessoa «Tutto vale la pena se l’anima non è piccina/Chi vuole doppiare il Capo Bojador/deve passare il dolore».