Parigi, maggio 1889. A pochi metri da una Tour Eiffel splendida e nuova di zecca Nasser al-Din Shah Qajar Shah di Persia batte nervosamente il piede: lo si vuole intrattenere coi versi cantati da una bionda scollata ma lui è scocciato e freme di fronte a tutte le meraviglie che gli si parano davanti: un pallone areostatico che sta per prendere il volo, folle oceaniche che si muovono di qua e di là, uomini e donne provenienti da paesi lontanissimi e luci, tante luci sparse ovunque. Benvenuti a Parigi, Expo 1889. La città è in questo momento il centro del mondo: i Nabis mostrano le loro opere in stile japoniste e nello studio di Nadar solo una decina di anni prima, in Boulevard des Capucines, si erano riuniti gli Impressionisti.

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Pare che il conte Giuseppe Napoleone Primoli (Roma 1851 – 1827), autore di questa affascinante fotografia, avesse acquistato proprio da Nadar la preziosa apparecchiatura fotografica che si portava sempre dietro: una Kinegraphe reflex a lastre di formato 8×9 centimetri, a fuoco fisso.
Dedicata a un gruppo di foto tematicamente, attinenti e non a caso in concomitanza con Expo 2015, si è aperta una bella e piccola mostra nelle sale della Fondazione Primoli di Roma, dal titolo Mes petits instantanés. Il conte Primoli fotografa l’Expo – Paris, (fino al 31 ottobre, a cura di Massimo Colesanti e Valeria Petitto, catalogo Artesl, euro 34). Come già fu per L’istante ritrovato. Luigi Primoli in India, 1905-1906 a Palazzo Brancaccio anche questa volta si è attinto allo straordinario Archivio fotografico della Fondazione scegliendo una serie di immagini, sorta di reportage d’epoca che, in questo caso il fratello di Luigi, Giuseppe, aveva fatto durante la visita all’Exposition Universelle 1889 in occasione del centenario della Rivoluzione francese.

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Giuseppe Primoli detto Gegè (il fratello Luigi era soprannominato Loulou) fu viaggiatore instancabile (essenzialmente fra Francia e Italia), grande bibliofilo, appassionato di fotografia, ma soprattutto arguto conversatore e ambito frequentatore di salotti: a Parigi quello della zia principessa Mathilde Bonaparte e a Roma quello letterario della rivista Il capitan Fracassa.

Amico di Gabriele D’Annunzio, Eleonora Duse e Matilde Serao, quando si trovava a Roma ospitava spesso nel suo palazzo Guy de Maupassant e Sarah Bernardt. Ospiti che ritraeva incessantemente, essendo affetto da photographomanie: ovunque fosse con la sua reflex trovava sempre il tempo di fermare ciò che più lo colpiva: eventi climatici eccezionali (via Ostiense allagata o la neve del 1 marzo 1890 a Roma), le corse dei cavalli a Longchamp e a Tor di Quinto, la caccia alla volpe nella campagna romana o gli intellettuali en travesti che partecipavano alla festa della Cervara: raramente insomma il monumento isolato o il paesaggio tout court.

Questo dunque anche il suo punto di vista sull’Esposizione Universale. Si lascia affascinare dalla folla: grande, onnipresente ovunque lentamente in movimento. Esegue più scatti ritraendo un allegro Thomas Edison che conversa con la moglie e un gruppetto di uomini sulla terza piattaforma della Torre Eiffel. Quest’ultima è una grande protagonista dell’Exposition Universelle del 1889 e proprio al terzo piano Eiffel aveva predisposto un appartamento dove si potessero ricevere ospiti illustri. Fresca di costruzione la torre è presa d’assalto dal pubblico e svetta – da più angolazioni – in molte fotografie di Gegè: il Trocadéro è spesso sullo sfondo assieme alle fontane sui cui bordi sono sedute eleganti signore che si riposano.

Belle anche le inquadrature prese dall’ascensore della torre in movimento: l’immensa distesa di Parigi in lontananza, nebulosa e indistinta sulla quale vola un solitario pallone areostatico. Da poco Nadar, appassionato di volo in mongolfiera aveva costruito Le Géant, pallone areostatico ad aria calda che aveva ispirato romanzi e personaggi dell’amico Jules Verne. L’indubbio fascino per questi veicoli si era diffuso a macchia d’olio ed ecco quindi anche all’Exposition lo Shah di Persia che, terrorizzato all’idea di dovervi salire, obbliga il suo seguito a fare un volo di prova. Primoli coglie l’istante ritraendo le facce spaventate dei giovani persiani che si sporgono dalla mongolfiera.

Un panciuto e compiaciuto Buffalo Bill con i suoi Indiani è fotografato mentre col gruppo si sposta fra un padiglione e l’altro: magari senza consapevolezza Gegè coglie il contrasto fra i tratti fieri e nobili degli Indiani e il volto da avventuriero, largo e grossolano, del colonnello che avanza tronfio. Un ritratto al femminile il conte lo dedica ad Annie Oakley, l’amazzone della troupe di Buffalo Bill.

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L’improbabile sguardo antropologico di Primoli è quello che più sorprende. Eppure è proprio da acuto osservatore di usanze, costumi, riti e rapporti umani che Primoli si avvicina e fotografa i padiglioni dell’estremo Oriente, le loro ricostruzioni e i loro abitanti: arabi, cinesi, africani e giavanesi venuti apposta per l’Exposition a popolare i loro padiglioni. Non tralascia comiche signore ipervestite trasportate sui risciò, una addirittura mentre esce da un padiglione sventolandosi con un ventaglio di foggia orientale tipo gadget sponsorizzato. Descrive anche a parole, nel suo Journal, le ballerine giavanesi che danzano come pesci sott’acqua, i dervisci rotanti e i vasai al lavoro nella ricostruzione della Rue du Caire, in cui paludatissimi bambini parigini vengono portati per le vie a dorso d’asino sotto lo sguardo compiaciuto delle madri.

 

SCHEDA 

Quale migliore occasione dell’Esposizione Universale parigina del 1889 per immergersi, assieme alla sua macchina fotografica, nel clima di quel tempo, fatto di nuove aspirazioni e grandi promesse? Dalla neonata Tour Eiffel al pallone aerostatico dei Godard, dalla visita di Thomas Edison e signora a quella di Buffalo Bill con pellerossa al seguito, scorrendo le foto del conte Primoli l’impressione è quella di un anno mitico della cultura europea. Eppure, lontano da un’idea di irripetibilità della storia, «Mes petits instantanés», catalogo della mostra omonima allestita alla Fondazione Primoli di Roma dal 25 giugno al 31 ottobre, offre anche – nell’anno dell’Expo di Milano – uno spaccato sulle opportunità di conoscenza, di rinnovamento, che un’Esposizione Universale sempre rappresenta.  Giuseppe Napoleone Primoli (Roma, 2 maggio 1851 – 13 giugno 1927), discendente di Luciano Bonaparte, è stato un collezionista d’arte italiano, un bibliofilo, e uno tra i più talentuosi fotografi della sua generazione. Visse tra Roma e Parigi, frequentando i salotti culturali del periodo e stringendo amicizia con i massimi intellettuali francesi e italiani.

“Mes petits instantanés”. Il conte Primoli fotografa l’Expo – Paris 1889, mostra a cura di Massimo Colesanti e Valeria Petitto. Catalogo edizioni di Storia e Letteratura, per la collana ARTESL, euro 34