Gli attivisti di sinistra Alaa Abdel-Fattah e sua sorella Mona Seif sono stati condannati a un anno di reclusione dalla corte penale di Giza. La sentenza, estesa ad altri dieci attivisti, riguarda le accuse di aver dato fuoco alla sede della campagna elettorale del candidato vicino all’ex presidente Hosni Mubarak, Ahmed Shafiq, in occasione delle elezioni presidenziali del 2012. Per il momento la pena è stata sospesa in attesa della fine di un altro processo a carico degli attivisti laici e di sinistra in merito alla violazione della legge anti-proteste. Per questa seconda accusa, Alaa Abdel Fattah è ancora in prigione mentre Mona Seif è apparsa in tribunale e si è dichiarata assolutamente estranea ai fatti, parlando di processo politicizzato.

Nel frattempo, si avvicina il referendum costituzionale del 14 gennaio prossimo. 47 organizzazioni non governative saranno incaricate della supervisione del voto. Dopo un golpe sanguinoso, davvero uno sfoggio di demiocrazia. Mentre si susseguono voci secondo le quali la candidatura alle presidenziali del capo delle Forze armate Abdel Fattah Sisi sarà confermata dopo il referendum. Infine, in seguito all’arresto di tre giornalisti del canale satellitare al Jazeera, gli ambasciatori di Qatar e Iran sono stati citati in giudizio per le critiche mosse ai limiti imposti alle libertà di espressione da parte del governo egiziano ad interim.