Seconda edizione per A Corner in the World festival di danza, teatro, musica, arti visive e multimediali, che occupa l’intera città di Istanbul per due settimane, con incontri, performance site specif, spettacoli, concerti e mostre. Artisti di diverse nazionalità dal Medio Oriente, dai Balcani, dal Caucaso, dal Nord Africa si incontrano con «colleghi» del luogo e siriani che hanno trovato un rifugio in questo paese.

Tante le proposte e le commistioni prodotte, la mattina si inizia al centro Depo, «un ex magazzino di tabacco convertito in luogo espositivo e di interazione ma non galleria», ci tiene a precisare Asena Gunal, coordinatore della programmazione, «perché non c’è alcun fine commerciale per le esposizioni che si allestiscono» Depo è ora un centro che informa sulle diverse questioni nazionali (come il genocidio degli armeni) ed internazionali (la guerra in Siria, i deparecidos in America latina) un quartiere con grande presenza di rom.

Ed è qui che si alternano le presentazioni di artisti come Deniz Atli, danzatrice architetto, Ilyas Odman, che dichiara di non voler essere più un danzatore ma piuttosto un cantastorie perché l’ego pronto ad emergere nella danza impedisce la comunicazione. Gizem Aksu, giornalista laureata in scienze politiche ha scelto la danza come strumento per sensibilizzare su problematiche sociali, come le questioni di genere, difficili da affrontare con gli strumenti tradizionali.

Non mancano le istituzioni come IKSV Theatre Festival perché solo nella programmazione di breve termine si può diffondere la creatività contemporanea emergente, il Dipartimento di Danza Contemporanea della MSGSU con la sua coordinatrice Tucge Tuna, un vero vulcano di progetti, un collettivo di più di 100 soci tra attivisti e semplici associati, completamente autofinanziato, diviso in quattro unità: la musica, la danza, il teatro e le scienze sociali, che possono collaborare o vivere di vita autonoma con pubblicazioni e rappresentazioni. Dall’Italia una rappresentante dell’Accademia Nazionale di Danza parla del prossimo progetto di scambio didattico e di ricerca con la Palestina e il Mali.

E tra gli artisti Hamdi Dridi, tunisino, che svela i segreti dell’assolo presentato al teatro del Saint Joseph lises, ma anche lo scambio artistico con Laura Dufour sua partner nel duo How to start and How to End. Dichiara di voler rendere i suoni visibili alzandosi dalla sedia per dare con il corpo una prova. Adnan Jetto, filmmaker siriano, racconta come prima i suoi messaggi fossero indiretti mentre oggi non può fare a meno di mostrare la cruda realtà della guerra per mettere in rete quello che accade.

E poi il drammaturgo Mohammed Al Attar e Fatih Genckali , uno dei cinque organizzatori, gli altri sono Nil Delehaye, Utku Kara, Marta Montevecchi e Claire Zerhouni, che tra traduzioni e organizzazione ha guidato il numeroso pubblico tra una sponda e l’altra della città, tutto rigorosamente con i mezzi pubblici affinché anche il paesaggio urbano non fosse escluso da questo angolo di mondo.