Ernesto, uomo senza paura, confessa di aver tremato, quando, al confine con il bosco vede la rete squarciata e poco oltre un grosso animale solitario. Ha corporatura massiccia, zampe corte e sottili coperte di setole, coda pendula. La testa è grossa con muso conico, collo corto e tozzo ed il corpo coperto da un pelo nerastro e folto. Gli occhi obliqui, piccoli e laterali sul cranio gli assicurano una visione ampia, È un cinghiale. Ernesto, dai movimenti nervosi della coda e dall’improvvisa immobilità della bestia, capisce di essere visto. Sa che l’attacco del cinghiale può essere anche mortale o lasciare cicatrici e mutilazioni per sempre. Scende la sera e la pioggia cade senza posa sugli accesi colori dell’autunno. I cinghiali sono animali sociali che vivono in gruppi di circa 20 venti femmine con i cuccioli. I maschi anziani girano solitari. Qualche anno fa, in giornate afose, ci fu un’ invasione di cinghiali qui sulla Serra e la terra devastata dalle loro buche. Per alcuni giorni nel nostro giardino circolarono una femmina e tre cuccioli. Si avvicinano raramente alle case, ma l’irrigazione aveva reso umida la terra: cercavano acqua e cibo . Ci fu una accesa polemica tra animalisti e cacciatori. Per qualche giorno esplosero spari all’alba ed i cinghiali sparirono. Ernesto è immobile nell’aria immobile. Improvviso rompe il silenzio un abbaiare febbrile affannoso e poi furioso che Ernesto riconosce: è del suo cane Rodi. Si aggiungono abbaiare e ululati di altri cani del vicinato. Il grosso cinghiale sbuffa dalle narici, emette un brontolio gutturale e si allontana trotterellando verso il bosco. Ernesto è salvo. «Storia di un cane che insegnò ad un bambino la fedeltà» è la nuova favola scritta da Luis Sepulveda. È la storia di un cane pastore Aufman e di un bambino dei Mapuche. Mapuche è una popolazione indigena cilena detta «la gente della terra» per il grande rispetto per la natura, perseguitata dal governo centrale che alla fine anni settanta mise all’asta le loro terre. Aufman da cucciolo si smarrisce nella neve ed è salvato da un giaguaro che lo consegna «alla gente della terra». Qui vive anni belli con il suo compagno Aukaman, bambino Mapuche, sino a che uomini spregevoli, i wingka non lo rubano. I Winngka «maledicono il tempo, la pioggia, il canneto, il bosco, il cielo» e legano Aufman alla catena, ad una vita di sofferenza, addestrandolo alla caccia dei ribelli, sino a quando, dando la caccia ad un fuggitivo, il cane scopre che questi è il suo caro compagno Aukaman e ci insegnerà una straordinaria lezione di fedeltà. È il cane che racconta la storia ed allora i ricordi buoni sono gli «odori della ruka: fumo di legna secca, lana, miele e farina». L’autore è scrittore di successo con una vita di impegno politico che ha pagato con arresti, torture ed esilio. oggi vive in Spagna. Ernesto è certo che sia stato il suo cane a salvarlo dal cinghiale, con il suo abbaiare. Al cohousing andiamo tutti a ringraziare Rodi con abbondante e buon cibo. Scodinzola felice, si fa accarezzare e abbraccia l’Ernesto.