Si aggiunge un nuovo capitolo, l’ennesimo, alla storia di violenza e abusi nei confronti del popolo mapuche. L’ultima vittima, appena 24enne, era un weichafe (un “guerriero” della causa mapuche) della comunità di Temucuicui, a Ercilla, nell’Araucanía: Camillo Catrillanca – questo il suo nome – era il nipote di Juan Segundo Catrillanca, lonko (guida) della comunità, e figlio di Marcelo Catrillanca, storico attivista per i diritti indigeni.

IL 14 NOVEMBRE Camillo stava a bordo del suo trattore accanto a un adolescente, di ritorno dai campi, quando il Comando Jungla – il corpo antiterrorista dei carabinieri cileni – gli ha sparato alla nuca, nel quadro di un’operazione scattata in seguito al furto di tre veicoli nella zona. La reazione del ministro dell’Interno Andrés Chadwick è stata quella che ci si poteva attendere: quanto accaduto non è che «un episodio di delinquenza comune, senza alcun nesso con il cosiddetto conflitto mapuche». Secondo le autorità, insomma, Camilo Catrillanca sarebbe stato coinvolto nel furto di auto e poi raggiunto da un proiettile durante lo scontro a fuoco tra i ladri e i carabinieri.

Non ha però spiegato , il ministro, come mai il giovane mapuche sia stato colpito alle spalle, né, soprattutto, per quale ragione un comando speciale con compiti di antiterrorismo si occupasse di un reato comune. Per non parlare del controverso ruolo del corpo dei carabinieri, addestrato in Colombia e poi spedito nell’Araucanía dal governo di Sebastián Piñera come se la realtà del narcotraffico e dei paramilitari colombiani possa essere anche solo lontanamente paragonata a quella della regione più povera del paese.

SUBITO SMENTITO è stato anche l’intendente dell’Araucanía Luis Mayol, che aveva accusato Catrillanca di avere «precedenti per ricettazione di veicoli rubati», malgrado la fedina penale del giovane comunero, come ha dimostrato il deputato socialista Leonardo Soto, dicesse tutt’altro. La morte di Camilo, che lascia una figlia di 6 anni e una moglie incinta, va così ad aggiungersi a un lungo elenco di vittime, come Alex Lemum, Matias Catrileo, Mendoza Collio, tutti giovanissimi, assassinati durante l’occupazione di terreni rivendicati dalle loro comunità. Solo briciole dei 5 milioni di ettari usurpati dallo Stato cileno e rivenduti all’oligarchia o alle multinazionali, di cui i mapuche esigono la restituzione, insieme al riconoscimento della propria identità culturale e al risarcimento per il genocidio realizzato durante più di 150 anni nel sud del Cile e dell’Argentina, il Wallmapu, il Paese Mapuche dalla terra fertile e generosa.

E SE IL NUOVO OMICIDIO ha scatenato un’ondata di proteste nel paese (giovedì, a Santiago, la storica Plaza Italia si è riempita di manifestanti contro il governo), la promessa del ministro dell’Interno di investigare sull’accaduto – fondamentale sarà la testimonianza dell’adolescente che era accanto a Catrillanca sul trattore – andrà probabilmente ad aggiungersi a tutte le altre promesse mancate.