Tutte le sedi dei giornali, delle tv e delle radio parigine sono state messe ieri sotto sorveglianza dalla polizia. La decisione è intervenuta dopo l’agguato a Libération: poco prima delle 10,15, un uomo armato con un fucile a canna mozza è entrato nella sede del quotidiano, nel terzo arrondissement della capitale, e ha sparato contro un giovane assistente fotografo, colpendolo gravemente alla schiena. Il giovane di 23 anni era ancora ieri sera in pericolo di vita, alla Pitié Salpétrière. Non era un giornalista di Libération, ma era al giornale per realizzare un servizio fotografico da pubblicare sul prossimo numero di Next, il mensile del quotidiano. La vittima è stata soccorsa da Lionel, del servizio informatico del giornale: “mi sono occupato della vittima, ho porta i primi soccorsi, sono pompiere volontario. La pallottola è entrata nella schiena, quando ha sentito l’impatto della pallottola ha cercato di fuggire verso il parking, poi è tornato sui suoi passi. Un collega l’ha preso nella sue braccia e si è accasciato”. Anastasia Vécrin, capo-servizio della pagina dei commenti Rebonds, è arrivata subito dopo l’agguato: “ho visto un uomo a terra, con sangue dappertutto, che si teneva il ventre con le mani. Ho incrociato le mie due colleghe del desk di entrata, bianche in volto che mi hanno detto: ci hanno sparato, si siamo nascoste dietro il bancone”.

Secondo la polizia, l’individuo che ha sparato, un uomo sulla quarantina con i capelli rasati, è lo stesso che venerdi’ scorso si era introdotto nella sede di BFMtv, a Issy-les-Moulineaux, vicino a Parigi, e aveva minacciato, sempre con un fucile a canna mozza, un capo-redattore. Non aveva sparato, ma aveva affermato: “la prossima volta non vi manchero’”. Dopo la sparatoria a Libération, c’è stata una sparatoria alla Défense, ai piedi di uno dei grattacieli della banca Société Générale: gli inquirenti hanno confermato che si tratta dello stesso individuo, che per fortuna qui non ha ferito nessuno, ma ha preso in ostaggio un automobilista e di è fatto portare sui Champs Elysées. Tutta la zona è stata immediatamente messa sotto controllo, un elicottero ha partecipato alla caccia all’uomo. Si è diffusa una vera e propria psicosi a Parigi, con voci incontrollate sulla presenza dell’individuo in varie parti della città o nel métro. La videosorveglianza ha potuto individuare la persona, vestita in kaki, che pero’ ancora nel tardo pomeriggio sembrava essersi volatilizzata.

Non si sa se il fatto sia legato all’aggressione, ma in mattinata il conto Twitter di Libération è stato “vittima di un attacco malevolo”, ha fatto sapere la redazione. Fabrice Rousselot, direttore della redazione di Libération, ha parlato di “attacco odioso” e si è indignato che “un individuo possa prendersela con la stampa”. Per Nicolas Demorand, direttore di Libération, c’è un “clima di violenza in Francia, che compromette la possibilità di lavorare. C’è un livello di violenza molto superiore a quello che ho potuto conoscere solo qualche anno fa. Questo livello di violenza deve mettere in allerta l’insieme della popolazione. Prendersela con dei giornalisti è prendersela con un elemento essenziale della democrazia. Atto isolato o no, atto di un folle, lo dirà l’inchiesta, ma oggi c’è stato un attacco alla democrazia”. Per Demorand, “se i giornali e i media devono diventare dei bunker vuol dire che qualcosa non funziona nella nostra società, non vogliamo lavorare con le saracinesche abbassate. Oggi una libertà fondamentale è stata ferita”. La classe politica ha condannato l’aggressione all’unanimità, a sinistra e a destra (a parte un politico Ump, che si è chiesto con un tweet “se non era la risposta di un francese esasperato dalla manipolazione mediatica”). Il ministro degli interni, Manuel Valls, si è recato subito alla sede di Libération e ha visto “una scena di guerra che non ha nulla a che vedere con la democrazia”. “E’ stata presa di mira la libertà dell’informazione” ha affermato François Hollande da Israele dove è in visita di stato. Il presidente ha chiesto a Valls di “mobilitare tutti i mezzi” per trovare il colpevole. Il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, ha giudicato l’ “atto inqualificabile e particolarmente grave, costituisce un attacco diretto contro uno dei pilastri della nostra democrazia: la libertà di stampa”. Anche il ministro dell’Educazione nazionale, Vincent Peillon, ha insistito sulla gravità degli attacchi alla stampa: “a volte sono stato un po’ duro con i giornalisti, ma ho per questa professione il più grande rispetto. Considero che ci sono nella nostra storia due pilastri della democrazia: la scuola e il giornalismo. Quando si comincia a prendersela con il giornalismo, è una malattia terribile per la nostra società. Tengo a condannare solennemente questo atto e comunicare il mio sostegno a Libération e all’insieme dei giornalisti”. Nel 2011, la sede del settimanale satirico Charlie Hebdo era stata vittima di un incendio doloso.