“Per la ex Lucchini c’è una nuova proposta, che oggi sarà presentata al commissario Piero Nardi. C’è una società straniera che è interessata a tutto il complesso, compresa l’area a caldo”. L’anticipazione del solitamente prudente segretario piombinese della Fiom, Luciano Gabrielli, può equivalere a un gol salvezza nei minuti di recupero. A rafforzare l’ipotesi di un acquirente per l’intero complesso delle Acciaierie c’è anche lo scenario della dichiarazione: il Consiglio regionale straordinario, ottenuto da Monica Sgherri del Prc con l’ok di tutte le parti politiche, sulla situazione del secondo polo siderurgico italiano. Forte di cinquemila fra addetti diretti e indiretti, sempre più vicini alla cassa integrazione. Soprattutto se l’altoforno sarà spento, come vorrebbe Nardi, a fine febbraio.

L’offerta di acquisto sul tavolo del commissario straordinario, confermata anche da Vincenzo Renda della Uilm, arriva da un gruppo industriale che alcune fonti indicano come giordano, altre tunisino. Per certo, se le verifiche saranno positive, sarà un tassello fondamentale nel puzzle che si sta faticosamente assemblando per dare un futuro al polo siderurgico. “Questa proposta – spiega Gabrielli – si aggiunge a quella di Duferco e Klesch, che però non sono interessate all’area fusoria e quindi non danno risposte certe ai lavoratori”. Il segretario Fiom getta poi sul tavolo il suo atout: “Abbiamo un accordo al ministero, nel quale si prevede che solo il nuovo acquirente possa decidere se l’altoforno deve andare avanti o meno. Noi chiediamo il rispetto di questa intesa, perché l’altoforno può andare avanti per circa tre anni con le manutenzioni ordinarie. Se invece sarà spento, mancheranno le condizioni per farlo ripartire”.

Anche il sindaco piombinese Anselmi conferma che si sono le condizioni per ripartire. E il presidente toscano Enrico Rossi, caustico di fronte all’inazione dell’imprenditoria italiana, ricorda: “C’è un piano industriale elaborato dalla Ue che rilancia l’acciaio, e indica Piombino come polo siderurgico. In sostanza dice che l’Europa deve decidersi per il rilancio dell’acciaio, che senza acciaio non c’è industria, e senza industria non c’è sviluppo. Che deve decidersi se per i suoi settori trainanti, auto e edilizia, vuole essere dipendente dalla Cina o dagli Stati Uniti oppure, puntando sulla qualità, vuole avere le sue eccellenze. Se il contesto è questo, il nostro riferimento deve essere il governo nazionale”.

Su questo versante, proprio oggi la regione Toscana firma un accordo con il ministero dell’industria, per l’utilizzo di fondi comunitari destinati alla riconversione produttiva e ambientale del polo siderurgico: “Metteremo a disposizione diverse decine di milioni – specifica Rossi – perché il nuovo acquirente si impegni non solo a fare il forno elettrico ma anche il Corex, impianto di tecnologia avanzata che permetterà a Piombino di essere competitiva anche all’estero. Ma adesso tocca al governo italiano, che deve sposare con un pronunciamento chiaro il progetto di riconversione”.

Di tempo a disposizione ce n’è poco. Ma anche la Ue, su pressanti richieste degli enti locali, si sta un po’ muovendo. Nei due giorni (24 e 25 gennaio) dedicati alla Toscana dal vicepresidente della Commissione, Antonio Tajani, la tappa piombinese sarà l’occasione per capire quanto e come sarà sostenuta la riconversione. Anche attraverso l’auspicato smantellamento della Costa Concordia. Un rifiuto speciale, ancorché gigantesco, su cui la Regione conserva per legge una sorta di golden share.