Il Diabolus in Musica, conosciuto anche come tritono, è un intervallo musicale che prevede una pausa di tre toni fra una nota e l’altra che produce uno straniamento uditivo nell’ascoltatore.
Il tritono è qualcosa di così disarmonico da essere stato considerato dagli ecclesiastici del Medioevo opera del diavolo e guadagnarsi la nomea di «accordo del Male». Per ragioni tecniche, legate alla percezione delle ottave e delle mezze ottave da parte dell’orecchio umano, crea una vera illusione sonora, quello che Diana Deutsch, forse la maggiore ricercatrice della psicologia musicale, ha definito «il paradosso del tritono». Queste note, insomma, «ingannano» la percezione umana. Fu probabilmente proprio questo suono confondente, che spinse il monaco cristiano e teorico della musica Guido d’Arezzo a giudicare questo intervallo in tre toni un’eresia. A lui, infatti, è attribuita la frase «mi contra fa est diabolus in musica», che ha dato vita al mito del tritono. Da lì nacquero leggende che lo vedevano come un mezzo per evocare Satana al pari di un sabba di streghe. D’altronde se la musica veniva da dio, quel suono doveva per forza puzzare di zolfo perché non possedeva nulla di celestiale.
ARTE LIBERALE
Tutto ciò può sembrare eccessivo, ma bisogna ricordare che la musica, o meglio l’ars musica, faceva parte del cosiddetto Quadrivium e cioè quell’insieme di arti (Astronomia, Aritmetica, Geometria, Musica) che col Trivium (Retorica, Logica, Grammatica) costituiva le arti liberali, volte alla conoscenza scientifica e filosofica del mondo. Inoltre la chiesa riconosceva la musica come il punto d’incontro di filosofia e teologia, come testimonia un passo di Isidoro di Siviglia: «Senza la musica, nessuna disciplina può considerarsi perfetta. Non vi è infatti nulla che sia senza di essa» (Etymologiae, III) Inoltre esiste un altro motivo, molto più pratico, per cui questo intervallo era malvisto in ambito musicale: essendo così ruvido, così disarmonico, risulta tutt’oggi uno degli intervalli più difficili da intonare per un coro. Quindi per evitare questi inconvenienti, i maestri di un tempo facevano molta attenzione a non usare il tritono o ad utilizzarlo con molta cautela, anche perché poi, col passare del tempo, la musica è uscita dall’ambito ecclesiastico e ha cominciato a diffondersi tra la gente comune. Questo fece sì che il «divieto» del tritono venisse gradatamente meno, tanto che molti dei grandi contrappuntisti antichi, come Carlo Gesualdo da Venosa, facessero della dissonanza il proprio cavallo di battaglia.
A partire dal XVIII secolo, assistiamo a un’esplosione di Diabolus in Musica. Il demonio entra a far parte della cultura musicale, grazie anche all’influenza della letteratura dove la figura di Satana principalmente si sviluppa. È in quel periodo che nasce la sonata con il tritono più celebre della storia musicale, Il trillo del diavolo, composta da Giuseppe Tartini. Secondo un aneddoto, riportato dall’astronomo francese Jérôme Lalande nel libro Voyage d’un Français en Italie, fait dans les années 1765 et 1766 («Viaggio di un francese in Italia, fatto negli anni 1765 e 1766»), l’ispirazione per Il trillo del diavolo trae spunto da un sogno, fatto in una notte del 1713, dallo stesso compositore, che così lo racconta: «Una notte sognai che avevo fatto un patto e che il diavolo era al mio servizio. Tutto mi riusciva secondo i miei desideri e le mie volontà erano sempre esaudite dal mio nuovo domestico. Immaginai di dargli il mio violino per vedere se fosse arrivato a suonarmi qualche bella aria, ma quale fu il mio stupore quando ascoltai una sonata così singolare e bella, eseguita con tanta superiorità e intelligenza che non potevo concepire nulla che le stesse al paragone. Provai tanta sorpresa, rapimento e piacere, che mi si mozzò il respiro. Fui svegliato da questa violenta sensazione e presi all’istante il mio violino, nella speranza di ritrovare una parte della musica che avevo appena ascoltato, ma invano. Il brano che composi è, in verità il migliore che abbia mai scritto, ma è talmente al di sotto di quello che m’aveva così emozionato che avrei spaccato in due il mio violino e abbandonato per sempre la musica se mi fosse stato possibile privarmi delle gioie che mi procurava».
JAZZ E ROCK
Quella che, a un orecchio inesperto, può sembrare una sinfonia come le altre, è probabilmente il più difficile brano solista per violino mai composto nella storia della musica. L’unico altro strumento che di solito accompagna l’esecuzione è un pianoforte o un organo, avente lo scopo di aggiungere ulteriore pathos all’atmosfera già occulta della composizione. Probabilmente è anche per questo motivo che gli studenti di Tartini la soprannominarono Il trillo del diavolo, la maggior parte di loro credendo rappresentasse anche una sorta di vendetta da parte del Maestro nei confronti di tutti gli altri violinisti. Infatti, un infortunio alla mano in un incontro di scherma gli precluse la capacità di continuare a suonare lo strumento; solo un musicista di straordinaria bravura poteva essere in grado di eseguire quella musica di demoniaca bellezza e, se Tartini non ne era più in grado, solo pochi eletti avrebbero avuto il privilegio di eguagliarlo.
Non sorprenda che uno dei personaggi della nostra cultura popolare, Dylan Dog, abbia come talento quello di eseguire l’ineseguibile: Il trillo del diavolo su clarinetto. Geniale se non fosse che gli ascoltatori lo trovano uno strazio. Anche questo per via del disarmonico tritono?
Non fu soltanto Tartini però ad usare l’accordo del demonio: Franz Liszt ne fece largo uso nel movimento riguardante l’Inferno nella famosa Dante Sonata, e Hector Berlioz vi ricorse nell’ultimo movimento della Symphonie santastique (che ritrae appunto un sabba). Potente anche il suo uso in Una notte sul Monte Calvo di Modest Petrovic Mussorgski, uno dei poemi sinfonici più suggestivi mai messi in scena, così come nella Danse Macabre di Camille Saint-Saëns, forse uno dei punti più alti dell’uso del tritono in musica.
Nel corso del tempo la sua fama diabolica venne quasi del tutto trascurata. Si trova il tritono nella musica jazz senza nessuna componente satanica ed è presente nella romantica canzone Maria del musical West Side Story. Negli ultimi anni c’è stato, tuttavia, un rinnovato interesse per il Diabolus in Musica , tanto da spingere gli Slayer a chiamare un loro album – appunto – Diabolus in Musica, così come la canzone Black Sabbath, contenuta nell’omonimo album, presenta addirittura una progressione di tritoni all’interno di un riff. Anche se, in questo caso Ozzy Osbourne e compagni, negano ogni risvolto satanico: «Prima che noi fossimo i Black Sabbath ci chiamavamo Earth. Quando il nostro bassista Geezer notò che la gente pagava per spaventarsi guardando film dell’orrore, pensò che dovevamo provare a scrivere canzoni che ricreavano quelle atmosfere, quindi cambiammo il nome in Black Sabbath e facemmo musica che avrebbe venduto».La canzone recente che utilizza meglio il tritono è senza dubbio The Carny di Nick Cave: ascoltarla ti cala in un’atmosfera straniante, onirica e struggente. Neanche i cartoni animati poi sono stati esenti dall’accordo del diavolo a cominciare dal celebre Fantasia di Walt Disney, che riprende in maniera ancora più suggestiva Una notte sul Monte Calvo, fino alla sigla dei Simpson, a opera del geniale Danny Elfman, dove fa capolino, all’inizio, questo eretico suono.
Non sappiamo se il tritono sia effettivamente un segno del demonio, certo è che il suo apporto ha fatto nascere capolavori della musica moderna e classica. D’altronde Samuel Butler (8 febbraio 1612 – 25 settembre 1680) scrisse: «In difesa del diavolo, va detto che abbiamo sentito una sola campana. Dio ha scritto tutti i libri». Come dargli torto?