Poco più di un mese fa, la Lega ha stravinto le elezioni regionali al grido di «prima gli umbri». Adesso la presidente Donatella Tesei, nella sua giunta, ha nominato l’ex assessore del Veneto Luca Coletto alla Sanità e gli affidato anche diverse deleghe, tra cui quelle all’immigrazione e alla parità di genere e antidiscriminazione.

La faccenda ha infiammato l’ultima seduta del consiglio regionale, con il capogruppo del Pd Tommaso Bori che ha ricordato al resto dell’assemblea che Coletto in passato è stato condannato per incitamento all’odio razziale: «Avere in giunta una persona che ha subito una condanna è grave – sostiene il consigliere dem -, ma una condannata per razzismo è inaccettabile». Era il 2001 e all’epoca il nuovo assessore dell’Umbria era consigliere di circoscrizione a Verona per la Lega. Insieme ad altri militanti, tra cui il futuro sindaco della città Flavio Tosi, organizzò una serie di iniziative per «mandare via gli zingari».

La procura ritenne che quell’alzata d’ingegno rappresentava un’incitazione all’odio, tesi che poi è prevalsa anche in sede processuale. I condannati – sei in totale – ricevettero la solidarietà di Forza Nuova e le cronache del tempo parlano anche di un’accesa manifestazione in cui venne esibita una lapide con scritto il nome del procuratore di Verona.

La carriera politica di Coletto, comunque, non si è mai fermata: assessore in Veneto con Zaia fino al 2018 – fu lui a ricorrere contro la legge Lorenzin sui vaccini, perdendo – e poi sottosegretario alla Sanità del primo governo Conte. Alla fine di quell’avventura, il leghista dichiarò che sarebbe tornato a fare il geometra. E invece ha trovato posto nella giunta leghista dell’Umbria.