Mercoledì 6 dicembre, nel distretto di Rajsamand del Rajasthan, si è consumato l’ennesimo crimine efferato ai danni della comunità musulmana indiana. In un paese ormai assuefatto a manifestazioni di violenza di autoeletti difensori dei «valori indiani», erroneamente sovrapposti a una lettura settaria della dottrina induista, in azioni contro minoranze etniche o religiose, nemmeno quest’ultimo macabro episodio sembra scuotere la coscienza collettiva.

I MEDIA NAZIONALI ne hanno dato notizia mandando in onda un agghiacciante video girato con uno smartphone che mostra un uomo mentre attacca con un’accetta un altro uomo.
La vittima, colpita, cade a terra e supplica l’aguzzino di risparmiargli la vita, mentre continua a ricevere colpi senza riuscire a opporre resistenza, fino a soccombere. A quel punto l’assassino si avvicina alla telecamera, mettendo in guardia tutti i musulmani del distretto coinvolti nel piano di sostituzione religiosa – uno dei pezzi forti del complottismo ultrahindu – noto come «love jihad»:

«Farete la stessa fine». L’assassino si gira e rovescia del kerosene sul corpo della vittima, appiccandogli fuoco. Giovedì 7 dicembre le autorità del Rajasthan hanno identificato e arrestato Shambulal Regar, accusandolo dell’omicidio di Mohammad Afrazul, lavoratore migrante di fede musulmana proveniente dal Bengala Occidentale.

AFRAZUL È STATO UCCISO perché musulmano: per gli inquirenti non c’è altro movente. Regar, volendo fare di quell’azione un esempio, aveva convinto suo nipote a riprendere tutto con lo smartphone, emulando un modus operandi già utilizzato dai «gau rakshak» locali, i vigilantes protettori della mucca soliti a malmenare e seviziare musulmani sorpresi a trasportare – anche legalmente – bestiame «sacro». Il nipote di Regar, arrestato con otto complici accusati di occultamento di prove, ha 14 anni.

Per gli inquirenti, Regar non sarebbe affiliato a nessuna delle tante sigle dell’ultrainduismo extraparlamentare militante attive nello stato ma, visionando altri video registrati col medesimo smartphone, le affinità ideologiche con la dottrina suprematista hindu Hindutva, motore ideologico di gruppi che sostengono il partito di governo Bharatiya Janata Party (Bjp) come la Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), sono più che acclarate. Nei video si vede Regar esaltare la demolizione della moschea di Ayodhya – di cui si ricorda il 25esimo anniversario in questi giorni – auspicando la costruzione di un grande tempio dedicato a Ram, denunciare la «islamic jihad» nel paese così come fiction colpevoli di urtare la sensibilità degli hindu: insomma, l’intero prontuario dell’estremismo hindu sciorinato in comizi elettorali da esponenti del Bjp e della Rss.

A 48 ore dalla notizia, il primo ministro Modi, pur impegnato in comizi elettorali per le imminenti elezioni in Gujarat, non ha fatto alcun riferimento all’omicidio di Afrazul. Il ministro degli interni si è rifiutato di commentare l’episodio.