È stato «un combattimento», così i pm descrivono l’agguato ai tifosi del Napoli mercoledì sera a Milano, nella richiesta di convalida degli arresti dei tre ultras nerazzurri. «Verso le 19.20 – si legge – il gruppo di tifosi interisti a piedi invadeva la carreggiata di via Novara, circondava improvvisamente le auto e i furgoni con a brodo gli ultras del Napoli, diretti allo stadio, con un fitto lancio di fumogeni e petardi e colpivano con bastoni e mazze le vetture». Erano in più di un centinaio a dare l’assalto ai van, nascosti dai cappucci e dal fumo, avevano mazze, spranghe, martelli, asce e coltelli. «I tifosi del Napoli – si legge ancora – arrestavano i mezzi, scendevano e, armati di aste e cinture, aggredivano i tifosi dell’Inter». Secondo alcune testimonianze agli atti, a dirigere l’assalto ai tifosi azzurri sarebbero stati in due: uno impartiva ordini in italiano, l’altro in francese. Agli scontri erano presenti infatti, oltre agli ultras dell’Inter e del Varese, anche gruppi del Nizza, gemellati con gli interisti.

Nel caos generato dall’imboscata «squadrista», come l’ha definita il questore di Milano, ha perso la vita Daniele Belardinelli: con due daspo alle spalle e una militanza nei gruppi di estrema destra (prima Blood and Honour poi nei Dodici raggi, gruppo accusato in un’inchiesta del 2017 di voler ricostituire il partito fascista), Belardinelli è stato investito da un suv che ha invaso la corsia opposta (la Digos ricerca il guidatore). Sono stati i tifosi napoletani ad attirare l’attenzione sull’ultrà, a terra ferito. Gli interisti lo hanno poi portato nel vicino ospedale, dove è morto: «Ha le gambe rotte», urlavano.

La Digos sta cercando di individuare come sia scattato l’assalto. La colonna di tifosi azzurri sarebbe stata agganciata al casello di Melegnano: i mezzi erano preceduti da una macchina della polizia, le «vedette» degli ultras potrebbero avere individuato in questo modo i supporter del Napoli. Le indagini sono proseguite a ritmo accelerato poiché ieri sera alle 19.30 è scaduta la possibilità di eseguire arresti differiti. La questura era sulle tracce di altri ultras e non escludeva di riuscire a fermarli in serata.

Oggi, invece, sono previsti gli interrogatori dei tre interisti arrestati, Luca Da Ros, Francesco Baj e Simone Tira, tutti sotto i trent’anni. Sono accusati di rissa aggravata, lesioni e lancio di razzi. Quattro i tifosi partenopei rimasti feriti da armi da taglio, uno di essi è stato colpito con una roncola, ritrovata sul luogo dell’agguato. Individuati nove assalitori (5 con precedenti penali), tutti legati alle tifoserie interiste, tra i quali gli arrestati. Per sette di loro il questore di Milano ha disposto il daspo: avrà una durata di 5 anni, 8 per i recidivi. Avranno anche l’obbligo di presentarsi negli uffici di polizia mezz’ora dopo l’inizio e mezz’ora prima della fine di ogni partita dell’Inter.

Ieri si è tenuto a Milano il Comitato per l’ordine e la sicurezza, a gennaio ci sarà una nuova riunione con i vertici di Inter e Milan, obiettivo «isolare i violenti». Non ci saranno le tifoserie organizzate: «Poi, dopo, magari si parlerà con loro», ha spiegato il prefetto Renato Saccone. «Attualizzeremo aspetti e valutazioni alla luce delle indagini in corso – ha sottolineato -. Mi interessa il legame tra le persone che hanno organizzato l’agguato e la curva perché poi potrà essere adottato un provvedimento più forte prima della fine delle misure della giustizia sportiva (due gare a porte chiuse, ndr)».

Al Comitato hanno partecipato anche i vertici delle forze dell’ordine per valutare il dispositivo di sicurezza messo in campo: «Tutto nasce dalle segnalazioni di polizia prima della partita, quelle di provenienza», il commento del prefetto. Polemico il sindacato di polizia Siap: «Com’è possibile che tifosi di più squadre abbiamo potuto organizzare un’imboscata senza che la questura ne avesse sentore?».