L’assalto degli ultras interisti ai tifosi del Napoli, mercoledì scorso a Milano, terminato con un morto e quattro feriti, non frena la violenza tra le tifoserie.

Nell’area di servizio Chianti, vicino all’uscita autostradale di Firenze Sud, un pullman di tifosi del Torino diretti a Roma ha incrociato un pullman da Bologna in viaggio per Napoli ed è nata una sassaiola con con calci e pugni. I bus si sono allontanati per essere poi intercettati dalla Polstrada nell’aretino. La digos indaga anche su questo episodio ma è evidente che l’atteggiamento ambiguo delle istituzioni, che da giorni si dividono sulle misure da adottare, non frena gli ultras. Il ministro Salvini, molto vicino alle curve, dopo gli scrontri ha così commentato: «Cominciamo col tenere in galera questi deficienti. Tolleranza zero».

Striscioni di omaggio a Daniele Belardinelli, esponente dei supporter del Varese aderenti al movimento di estrema destra Blood and Honour, investito da un suv mentre attaccava i tifosi partenopei durante l’agguato di Milano, sono stati esposti dagli «Irriducibili» della Lazio e dai gruppi organizzati di Parma e Roma. Aria diversa invece al San Paolo di Napoli, dove durante l’incontro con il Bologna migliaia di tifosi della squadra partenopea hanno indossato maschere con il ritratto di Koulibaly, il difensore azzurro insultato da cori razzisti nella partita con l’Inter.

Intanto a Milano ieri ci sono stati gli interrogatori per la convalida dell’arresto dei tifosi interisti Luca Da Ros, Francesco Baj e Simone Tira, coinvolti nell’agguato di mercoledì. Da Ros ha fatto il nome di uno degli ispiratori dell’attacco ai napoletani. La scelta di collaborare ha costretto il suo avvocato, Mirko Perlino, a rinunciare al mandato poiché l’ultras indicato era già un suo assistito. Si tratterebbe di uno del leader della curva dell’Inter, Marco Piovella, che nel pomeriggio era in questura con lo stesso Perlino: ha ammesso di essere stato presente ma ha negato il ruolo di organizzatore. Dall’interrogatorio di Da Ros è emerso che gli interisti avevano un piano «militare» con ruoli compartimentati e autisti che avrebbero fatto salire quattro ultras a bordo di ogni auto (altri sarebbero arrivati a piedi) per giungere sul posto dove era già stato portato l’arsenale per l’assalto (mazze, martelli, asce, roncole).

Inoltre, Da Ros ha raccontato che a investire Belardinelli sarebbe stato un suv che viaggiava verso lo stadio e non in uscita da Milano. La digos sta cercando il conducente, potrebbe essere accusato di omicidio stradale e omissione di soccorso. Il nuovo legale di Da Ros, Alberto Tucci, ha spiegato: «Ha raccontato che, dopo un primo incontro al bar, si sono recati in gruppo in un parco. Al passaggio dei tifosi napoletani sono iniziati gli scontri».

Baj e Tira, invece, hanno fatto solo dichiarazioni spontanee: hanno confermato di essere stati presenti ma non avrebbero avuto contatti con i napoletani. Gli investigatori hanno anche acquisito l’audio, diffuso da alcuni media partenopei, con la voce di un tifoso napoletano che chiama in causa un presunto gruppo della curva, la paranza del Barone, e il «furgone di Carmine di Napoli». Ma la versione contiene molte discrepanze e andrà verificata.