La sezione dedicata alla memoria del Centenario più celebrato di quest’anno, l’inizio della prima guerra mondiale, il direttore del festival “i mille occhi”, Sergio M. Germani, l’ha intitolata Massa e potere, prendendo in prestito il titolo del famoso libro di Elias Canetti. “Perché, oltre gli scrittori che hanno trattato direttamente quella vicenda (da Kraus a Gadda …), Canetti indica in quelle masse di morti compresenti ai viventi (con forza filosofica superiore alla generosa utopia di Aldo Capitini) una fuoriuscita ‘dreyeriana’ dagli esiti mortali della storia”, ha scritto Germani nella sua presentazione. La distanza del cinema dall’inutile strage, recita il sottotitolo, e tra alcuni corti di quel periodo, troviamo tre versioni di Addio giovinezza! , le prime due di Augusto Genina (una del 1918 e l’altra del ’27) e una terza di Ferdinando Maria Poggioli del 1940, nonché la più recente opera a firma di Alexander Kluge, Nachrichten vom Grossen Krieg / Nouvelles de la Grande Guerre, realizzato espressamente per il Goethe Institut di Parigi nel 2014.

 

Sono “novantaquattro minuti, in trentatre sequenze, con tanta musica”, leggiamo sulla pagina del sito. Un montaggio di materiali d’archivio, di cui molti inediti, per narrare ancora una volta, come usa fare il cineasta tedesco, noto anche al pubblico italiano per il Leone d’oro vinto nel 1968 a Venezia con Artisti sotto la tenda del circo: perplessi, uno sguardo teorico-critico sulla Storia. Se allora il pretesto fu la frustrante situazione in cui verteva il cinema in Germania, per cui il saggista-scrittore Kluge prese il sopravvento rispetto al cineasta Kluge nel montare immagini risalenti al 1939 (che mostrano Hitler nel presenziare alla Giornata delle arti a Berlino) con altre ben più innocenti girate agli inizi del secolo scorso in varie realtà di circo in giro per l’Europa, usando poi come contrappunto narrativo immagini di riunioni del gruppo letterario d’avanguardia Gruppe 47(fondato nell’immediato secondo dopoguerra nell’allora Germania Ovest) per simulare – nella storia raccontata nel film Artisti… – le riunioni del personale dell’ipotetico circo in questione. Punto di partenza era stato, secondo lo stesso Kluge, una sua “frustrazione personale vissuta al festival cinematografico di Berlino”, e il vero tema del film era “la situazione in cui ci troviamo, noi, che ci stiamo muovendo sul fragile filo delle belle arti, al pari degli artisti sul trapezio”.

 

Queste Notizie dalla Grande Guerra narrano anch’esse “la situazione in cui ci troviamo”, una situazione assai simile a quella in cui era scoppiato quel primo grande conflitto. “E’ un momento storico, quello di oggi, in cui la grande guerra resta fuori dalle notizie di attualità, se pensiamo al sogno siriano di Bashar al-Assad, all’accerchiamento dell’Impero di Mezzo (questa Cina che cerca di impossessarsi di isole periferiche nel mare della Cina meridionale, come se si trattasse di Sarajevo) o ancora alle forze di sicurezza europee che devono intervenire nei paesi centrali dell’Africa”. (A. Kluge)

 

 

Qui le immagini sono tratte da home movies, suoi privati, dove si intravedono alcuni parenti dell’epoca sorpresi nel dover partire al fronte, ma anche materiali altri, in cui si vedono soldati americani partire con gioia per partecipare alle battaglie, laddove volando i dirigibili nei cieli fumosi di Londra, dove si possono osservare i convogli di carri armati francesi in rotta per Verdun oppure alcuni emissari tedeschi all’opera a Kabul per convincere nelle istituzioni altolocate l’entrata in guerra dell’India. Sul finale si va a finire a Salonicco, in una parte dei Balcani di cui, sempre seguendo il pensiero critico di Kluge, ormai ogni grande superpotenza si era disinteressata nell’espandere la battaglia sull’intero pianeta, quando proprio da lì, in fondo, era partita. Chi se lo ricordava più?

 

Kluge vuole stimolare il pubblico alla riflessione e si rifà quindi a una logica brechtiana nel suo fare cinema. A lui si è rivolto il Goethe Institut, che per ricordare a sua volta la Grande Guerra ha messo in piedi un “grande progetto”, il cui titolo è semplicemente 1914/18, retrospettive, paradossi, prospettive. Esso è nel segno del pensiero base del cineasta che dagli anni ottanta si era dedicato allo scrivere teoria culturale e storia critica con parole e immagini, sotto forma di libri, film per il grande e per il piccolo schermo, trasmissioni televisive e conferenze poi divulgate in rete e/o su dvd (reperibili in rete): l’Istituto culturale che diffonde lingua e cultura germanica nel mondo vuole “riflettere le conseguenze dell’epoca della prima guerra mondiale, nonché nozioni e ricognizioni, sotto la luce di un cambio di prospettiva orientato verso il futuro”, c’è scritto.

 

Come trattare la memoria? Una questione di base per il Goethe Institut, visto che sulla pagina creata appositamente si legge che “la cultura della memoria non è soltanto un guardare indietro ma il voler fornire nuove conoscenze e ricognizioni per convivere, oggi, in Europa”. Perché – lo dice lo storico della cultura, Klaus-Dieter Lehmann: “La cultura è ciò che resta”. Alexander Kluge è un grande uomo della cultura, il quale, oltre ad aver contribuito alla creazione di ciò che è entrato nei libri di storia del cinema come “nuovo cinema tedesco” (ivi compresi enti pubblici, fondi e istituti vari dedicati a produzione e diffusione) ha realizzato quattordici lungometraggi tra il 1966 e il 1985, assieme a una trentina tra documentari e corti. In seguito, il regista filosofo per questioni di produzione e di finanziamenti ha lavorato quasi esclusivamente per la televisione, dove il metodo è sempre rimasto lo stesso: il montaggio di materiali d’archivio, spesso in contrappunto tra visivo e sonoro, con immagini riprese ex novo sulla base di scene da lui messe in scena. Questo principio di narrare non per sequenze lineari, logiche, quanto per effetto di un montaggio non lineare, anzi a volte persino contrappuntistico, attraversa l’intera sua opera, quella filmica e quella letteraria. Basta citare l’ultimo volume pubblicato lo scorso mese di aprile in Germania con Suhrkamp, 30. April 1945: Der Tag, an dem Hitler sich erschoss und die Westbindung der Deutschen begann, che tradotto letteralmente significa “30 aprile 1945: il giorno in cui Hitler si era sparato ed era iniziato il legame dei tedeschi con l’ovest”.

 

Quel giorno, che fu un mercoledì, il giovane Kluge era “perso un attimo”, e quindi sessantanove anni dopo ha deciso di elaborarlo in forma letteraria proprio perché l’aveva “vissuto personalmente all’età di tredici anni” e pensava di “conoscerlo”. Poi, più ne scriveva e più si era “ritrovato in un mondo assolutamente ignoto”. Quella presa caotica di Berlino da parte dell’armata rossa, la fondazione a San Francisco delle Nazioni Unite, un apparente equilibrio socio-politico in Svizzera – Kluge descrive avvenimenti locali e globali, nel suo stile, dove ciò che era accaduto ieri potrebbe accadere ora, oppure domani. Nelle esperienze di vita da lui narrate si rispecchia il presente, si riflette un modo di pensare, di fare, di vivere contemporaneo.

 

Nelle quasi tremila trasmissioni create per la televisione, per lo più dei magazine di cultura diffuse sulle reti private in Germania, Alexander Kluge, classe 1932, plaude per una “televisione aperta sul mondo”, cioè attirare l’attenzione verso quello che avviene fuori da quella “tele”-“visione”, per avvicinare l’orecchio, come già aveva proposto di fare Kurt Weill nei suoi anni d’esilio a New York per captare i nuovi ritmi della metropoli. Così Kluge decise di coprire lo spettro culturale parlando di libri, di lirica e teatro, e di cinema. Usa soprattutto il sonoro per fare ciò che lui, tra i fondatori del cinema d’autore, fa da sempre, e non a caso spesso viene definito “il Godard tedesco”: far parlare in prima persona i materiali, gli autori, il mondo.

 

Contemporaneamente ha inventato numerosi format innovativi per una televisione che non teme l’auditel, come ad esempio il più famoso Facts & Fakes, assieme all’ex produttore di Rainer W. Fassbinder, Peter Berling: le notizie di attualità (facts) non si distinguono in modo netto dalle notizie dal mondo dello spettacolo (Fakes), benché da oltre cinquant’anni sia il cinema che il mezzo televisivo ci hanno abituato a questa categorizzazione. I fatti – secondo la poetica klughiana – non esistono senza la finzione (nel senso della loro narrazione) e non esistono senza le emozioni (sempre al servizio della narrazione), così come questi stessi fatti possono nascere anche dalla fantasia, oppure mettere in moto la produzione di finzione ed emozioni. Insomma si rompono gli schemi ben noti per andare oltre. Oltre all’immagine che vediamo, oltre alle parole che sentiamo. Interessante si fa l’analisi laddove i due livelli si incontrano e si scontrano: la realtà e la sua rappresentazione. Alexander Kluge indaga la teoria della narrazione, argomento per altro anche di un dvd che promette un contenuto ricco e intrigante, di recente pubblicazione, e che raccoglie una serie di lezioni sulla poetica tenute a Francoforte, città in cui fu onorato con il Premio Adorno nel 2009. Il cineasta tedesco sarà presente a Trieste, domani 14 settembre, per la presentazione in anteprima italiana del suo Nachrichten vom Grossen Krieg.