I sindacati mettono pressione su Di Maio per accelerare tempi e decisioni su Ilva. A Taranto la riunione dei segretari territoriali di Fim, Fiom, Uilm e Usb finisce con una sorta di ultimatum al governo: «Se entro venerdì 31 agosto non arriveranno novità da Roma, ci prepareremo alla mobilitazione», spiega Antonio Talò, segretario della Uilm Taranto, primo sindacato all’Ilva.
La riunione di ieri mattina era stata preceduta dalle dichiarazioni roboanti della Fim Cisl che chiedeva apertamente di dichiarare già sciopero, accusando gli altri sindacati di non volerlo fare perché troppo accondiscendenti con Di Maio («Con Calenda abbiamo fatto tre scioperi», aveva tuonato il leader Marco Bentivogli). La Fim Taranto aveva preparato anche una lettera, ma si è trovata isolata rispetto a Uilm, Fiom e Usb che sono state d’accordo sull’idea di attendere almeno il fine settimana.
La tempistica infatti è uguale a quella annunciata dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa che sta verificando se esista il famoso «interesse pubblico» per dichiarare illegittimo il bando Ilva: è stato Costa a dichiarare che consegnerà un parere a Di Maio entro proprio quella data. E dunque riducendo i tempi della proroga della procedura che Di Maio aveva previsto fino al 7 settembre.
La risposta di Fiom, Uilm e Usb alla Fim sullo sciopero è stata molto chiara: «Non abbiamo scioperato tre volte contro Calenda, abbiamo scioperato contro situazioni che non ci piacevano: non facciamo distinzioni fra governi», continua Tatò. «E in tutti e i tre i casi siamo passati dal Consiglio di fabbrica per annunciarli e prepararli. E così faremo se entro venerdì non avremo una convocazione da Di Maio: in quel caso lunedì convocheremo il consiglio di fabbrica e discuteremo con i lavoratori, convinti che la scadenza del 15 settembre (quando Mittal potrà entrare anche senza accordo sindacale, ndr) sia troppo vicina per aspettare».
Sulla stessa lunghezza d’onda la Fiom. «Chiederemo che il governo ci convochi al più presto e che svolga un ruolo attivo: deve far cambiare posizione a Mittal – attacca la segretaria generale Francesca Re David – . Di Maio ha detto più volte che questa gara ha dato più valore alla parte finanziaria, piuttosto che a quella occupazionale o ambientale. Nulla vieta al ministro di chiedere a Mittal di pagare meno l’industria e di garantire maggiore occupazione, è nel suo potere», questa la strategia Fiom. Che rilancia la possibilità di «un intervento pubblico con Cassa depositi e prestiti» in caso di rottura con Mittal.